[Il retroscena] Gli sconti sulle zanzariere, il whisky esentasse dei diplomatici e i 750 bonus: ecco cosa vuol tagliare Tria
Almeno un quarto delle risorse per finanziare la legge di Bilancio dovranno pervenire da una spending review. Le prime bozze quantificano il risparmio possibile in 12 - 13 miliardi. Oltre ai 3 miliardi della “pace fiscale” a via XX settembre studiano la rimodulazione di tutte le agevolazioni fiscali esistenti. Un economista di Bankitalia aveva contato 750 bonus e117 trattamenti differenziati per chi paga l’Iva. Ci sono benefici fiscali per categorie in crisi o per le quali simpatizzavano i diversi governi: dai produttori di birra al diplomatici che non pagano le accise sulle bevande alcoliche. L’ultimo bonus per chi installa strumenti contro gli insetti. Il ministro vuole eliminarli tutti
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Oggi l’economista Vieri Ceriani, dopo trentacinque anni di servizio a Banca d’Italia e due da sottosegretario, fa un altro lavoro. Ma c’è un testo a sua firma che sembra immortale, passa di scrivania in scrivania e rappresenta una specie di “anno zero”. È suo il primo - ed unico - studio mai realizzato sulla giungla dei bonus e delle agevolazioni fiscali in Italia. Perché per decenni quando un settore entrava in crisi il governo di turno si inventava un bonus - auto, mobili, addirittura i tendoni da circo - e quando c’era un elettorato di riferimento da acchiappare, si tentava di accaparrarselo con una “mancia”: bonus bebè, bonus diciottenni o sgravi alla classe media. È questo ultimo il caso degli ottanta euro di Matteo Renzi, forse la più costosa delle “restituzioni fiscali” mai approvate da un governo.
Ecco perché, in vista dell’inizio del - lungo - lavoro per scrivere la difficile Legge di Bilancio dello Stato, che dovrà essere approvata entro il 20 settembre, in questi giorni a studiare il vecchio documento sono i tecnici del ministero dell’Economia. Giovanni Tria, pressato dai due vicepresidenti del Consiglio che gli chiedono fondi per finanziare flat tax e reddito di cittadinanza, per fare cassa il ministro punta dritto sui quasi trecento miliardi di euro di sconti, bonus e regimi eccezionali vari.
Non anticiperà la relazione al bilancio dello Stato “per rassicurare i mercati” come gli hanno chiesto politici-economisti come Renato Brunetta o banchieri come Lorenzo Bini Smaghi, ma già ha spiegato ai colleghi di governo da dove proverà a far uscire i soldi. Almeno un quarto delle risorse che serviranno per finanziare la manovra dovranno pervenire da una spending review, cioè da una revisione della spesa pubblica.
Le prime bozze quantificano il risparmio possibile in 12 - 13 miliardi. La cosiddetta “pace fiscale”, cioè il condono fiscale, consentirebbe di recuperare - una tantum- 3 miliardi aggiuntivi.
Revisione della spesa vuol dire innanzitutto “ricalibrare” i benefici fiscali già esistenti. Per ricostruire il loro numero esatto e il costo per l’erario, Ceriani, allora sottosegretario del governo di Mario Monti impiegò quasi due anni. Nel 2012 erano 720 e valevano 253 miliardi di euro. Sono ben 117 le diverse categorie professionali o condizioni particolari che si vedono riconosciuto un trattamento differenziato e più vantaggioso rispetto al pagamento dell’Iva, per esempio.
Nel rapporto si legge di moltissime - e non conosciute - agevolazioni fiscali sulle accise sui carburanti utilizzati “per lavoro”. A beneficiarne sono categorie come autotrasportatori, tassisti, forze dell’ordine, autoambulanze. Ma sono censite altre agevolazioni come, per esempio, quella che consente ai titolari degli agriturismi di pagare solo il dieci per cento di accisa sulle bollette di luce e gas. Perché loro sì e le altre strutture turistiche no?
Matteo Salvini in campagna elettorale si era impegnato a toglierle (quasi) tutte. “Lo sapete quante tasse si porta via lo Stato italiano per ogni litro di benzina? Più della metà. Se vinco le elezioni faccio giustizia e taglio: una accisa si paga per la guerra in Etiopia, una per la crisi di Suez, un'altra per il disastro del Vajont, una per l'alluvione di Firenze, altre per i terremoti del 1968, del Friuli, dell'Irpinia, e poi accise dal Libano ai trasporti…”. Il suo problema, oggi, è che per finanziare la principale tra le sue promesse elettorali, cioè la riduzione fiscale chiamata flat tax, rischia di dover togliere le agevolazioni già esistenti sulle accise per alcune specifiche categorie.
La tabella che gira a via XX settembre con l’intestazione “agevolazioni in materia di accisa” ne elenca cinquanta. Una di queste, per dire, è rivolta ai “piccoli produttori di birra” con “produttività potenziale”.
Un’altra - incredibile - prevede l’esenzione totale delle accise sulle “bevande alcoliche quando destinate ad essere fornite nel quadro di relazioni diplomatiche o consolari ad organizzazioni internazionali”, alle “Forze armate di qualsiasi Stato della Nato con esclusione delle Forze Armate nazionali”.
Diplomatici, colonnelli e dipendenti di Fao, Wto ecc e di tutte le organizzazioni internazionali con sede in Italia non pagano le accise su vini e liquori. Un ambasciatore può arrivare a pagare una bottiglia di whisky fino alla metà rispetto a un normale cittadino. Queste stesse categorie sono esentate anche dalle accise su gas ed elettricità.
Mica male. Il gasolio usato sui trattori costa il 78 per cento in meno di quello normale, mentre restano in piedi - anche oggi che si usa meno questo trucco per vendere automobili e la Fiat va a gonfie vele - gli sconti Iva sulle automobili aziendali.
Il rapporto scritto e protocollato dagli uffici dell’economista rilevava soprattutto l’esistenza di una grande confusione. Per i mobili e per gli elettrodomestici, settori in passato decisivi per l’economia italiana, erano previste la bellezza di diciotto agevolazioni diverse. Lavatrici, frigoriferi ecc, altro bonus. E agevolazioni - cioè la possibilità di scaricare il 19 per cento dalle tasse - sono previste pure per chi fa beneficenza e regala dei soldi a una onlus. Tra le organizzazioni maggiormente avvantaggiate oggi ci sono i partiti politici, che, dopo l’abolizione del finanziamento pubblico, devono (o dovrebbero) sopravvivere grazie alle donazioni dei privati.
Le leggi di Bilancio hanno consentito sgravi fiscali per le spese veterinarie per gli animali domestici, bonus per consentire agli adolescenti di fare sport in palestre e piscine e rimanere in salute, in modo da evitare di dover ricorrere all’ultimo degli sgravi fiscali riconosciuto dalla Repubblica ad un suo cittadino: quello per le spese funerarie.
Nella giungla ci sono altre curiosità che hanno attirato l’attenzione di cronisti e pure di Carlo Cottarelli, quando è stato Commissario per la Spending review: i 400 mila euro di sgravi sul bollo auto delle vetture “ destinate da enti morali ospedalieri o da associazioni umanitarie al trasporto di persone bisognose di cure mediche o chirurgiche”, e lo sconto del 50% rispetto al dovuto ai Comuni come tassa di occupazione del suolo pubblico per i tendoni di “spettacolo viaggiante”, che era stata una misura destinata a sostenere il settore circense.
Solo ottantatré tra le agevolazioni fiscali e i bonus censiti erano stati giudicati “incomprimibili” da Pier Carlo Padoan, pochi mesi fa: i figli a carico, per esempio, le tasse universitarie o quelle mediche. Queste ultime vengono “scaricate dalle tasse” nella dichiarazione dei redditi da più di 17 milioni di persone per una media di 178 euro all’anno pro capite.
In un momento come questo di crisi nera del settore immobiliare nessuno ha pensato di tagliare i rimborsi fiscali per gli interessi dei mutui o quelli per le assicurazioni sulle case che, anzi, dopo i terremoti dell’ultimo decennio, più di un governo ha pensato di rendere obbligatorie. Le (generose) detrazioni fiscali per chi ristruttura casa e la rende più efficiente dal punto di vista e energetico costano molto - quasi 7 milioni - ma hanno decisamente funzionato: dieci milioni i contribuenti che ne hanno già approfittato.
Dalla scrittura della “bibbia”’delle detrazioni ad oggi, a dispetto degli annunci, i bonus sono aumentati anziché diminuire. A calcolarlo, l’Ufficio studi del Senato, chiamato ad esaminare l’impatto dell’ultima legge di bilancio: Mario Monti ai 720 pre esistenti e già censiti, ne ha aggiunti tre. Meglio di lui Enrico Letta che, in pochi mesi, nel 2013, ne ha modificati ventuno, mentre Matteo Renzi coi bonus si è dato un gran d’affari, facendone quasi una cifra dell’attività del suo governo: bonus diciottenni, bonus insegnanti e tanti altri, fino ai famosi ottanta euro che a via XX settembre vorrebbero proprio togliere. Sgravi sono stati inseriti per chi installa sistemi di sicurezza e di allarme in casa o strumenti per videosorveglianza. L’ultima legge di Bilancio, targata Paolo Gentiloni, introduceva il bonus verde, più noto come “bonus zanzariera”. “La detrazione bonus zanzariera 2018 è fruibile calcolando il 50% delle spese sostenute per un massimo di 60.000 euro”, recita la Guida fiscale per l’anno corrente. Rinunciabile? Certamente. Per i tecnici del Mef si potrebbero sforbiciare dall’oggi al domani, già col testo che deve essere approvato entro il 20 settembre, quasi 500 agevolazioni o bonus per un valore di 54,2 miliardi. I nuovi vertici dell’Economia ci proveranno, ma incontrano qualche resistenza e Giovanni Tria potrebbe per intanto decidere di rosicchiare a tutte il 20 per cento, con l'obiettivo, piano piano, di eliminarle tutte.