Manovra 2024: dalla stretta sulle pensioni alla modifica dell'assegno unico. Ma il Governo smentisce
Allo studio anche il taglio delle tasse per i redditi fino 60mila euro che porterebbe benefici fiscali ad altri 8 milioni di contribuenti
Dalla stretta sulle pensioni all'operazione 'ceto medio' che porterebbe benefici fiscali ad altri 8 milioni di contribuenti, accanto ai 14 milioni di lavoratori interessati dal taglio del cuneo fiscale, per un totale di 22 milioni di contribuenti coinvolti dal taglio delle tasse. Sono queste le ipotesi sul pacchetto pensioni e quello fiscale sulle quali lavora il governo in vista della manovra.
Assegno unico per i figli
Il governo lavora anche al cambiamento dell'assegno unico per i figli, introdotto dall'esecutivo Draghi nel 2021 Lo riporta Repubblica, sottolineando come la misura valga circa 20 miliardi e riguardi ogni anno oltre sei milioni di famiglie e 10 milioni di figli. Il piano per rivederla andrà nella prossima manovra, scrive il quotidiano, ed è affidato alla ministra per la Famiglia, la Natalità e le Pari opportunità Eugenia Roccella che poi passerà il dossier al ministero dell'Economia. Secondo il quotidiano l'idea è quella di tagliare l'assegno base da 57 euro a figlio che oggi va alle famiglie che non presentano l'Isee o ne hanno uno troppo alto, sopra i 45mila euro. Questo per spostare più risorse alle famiglie molto numerose, con disabili, con una storia di lavoro radicata in Italia. E, come accaduto col reddito di cittadinanza, dovrebbe cambiare anche il nome, non più assegno unico dunque. Tra cancellazione di assegni familiari, detrazioni e vecchi bonus per 14 miliardi e l'aggiunta di 6 miliardi freschi - sottolinea ancora il quotidiano - l'assegno pesa sul bilancio dello Stato 20 miliardi strutturali e si rivaluta in base all'inflazione. Quest'anno vale il 5,4% in più dell'anno scorso, da un minimo di 57 euro a un massimo di 200 euro al mese per un minore, con maggiorazioni a figli non autosufficienti e disabili, mamme lavoratrici, figli oltre il secondo. Spetta anche per i figli tra i 18 e i 21 anni, seppur dimezzato nell'importo. Nel 2022, primo anno di erogazione, la spesa è stata di 13 miliardi, mentre l'anno scorso è salita a 18 miliardi. Quest'anno dovrebbe aggirarsi sui 20 miliardi, con l'Inps che nei primi sei mesi segna già 10 miliardi.
La smetita di Meloni e Giorgetti
"No, il Governo Meloni non abolirà l'assegno unico nella prossima legge di bilancio. Diffidate dalle fantasiose ricostruzioni su una Manovra ancora da scrivere. Noi continuiamo a lavorare per un'Italia migliore e più giusta, dopo anni di disastri della sinistra". Lo scrive su X la premier Giorgia Meloni postando un video insieme al ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti.
"Oggi l'ultima notizia sarebbe che saremmo in procinto di abolire l'assegno unico, quell'assegno unico che noi abbiamo aumentato e sul quale stiamo dando battaglia in Europa proprio perchè non si creino problemi visto che la Commissione ci dice che dovremmo darlo anche ai lavoratori immigrati che ci sono in Italia e che di fatto vuol dire uccidere l'assegno unico. Volevamo dire che siccome la legge ancora la dobbiamo scrivere diffidate delle ricostruzioni".
Smentisce anche Roccella
Il Mef definisce "fantasiosa e senza alcun fondamento l'ipotesi di tagli agli assegni per i figli in vista della prossima manovra". La ministra Roccella chiede invece di considerare che l'Unione Europea ha aperto sul provvedimento una procedura di infrazione. "La Ue - prosegue Roccella - chiede di cancellare completamente il requisito della residenza in Italia (attualmente di due anni) per i percettori dell'assegno non lavoratori, e anche quello della durata del rapporto di lavoro (attualmente di almeno 6 mesi), e addirittura di riconoscere l'assegno anche a chi ha figli residenti all'estero. Non servirebbe più quindi vivere nel nostro Paese, ma basterebbe lavorarci anche solo per un giorno per fruire del contributo".
Pensioni
Sul fronte previdenziale, i tecnici dei ministeri del Lavoro e del Tesoro lavorano su varie simulazioni per una stretta all'anticipo pensionistico, liberando risorse da una misura - quota 103 - che così com'è risulta molto dispendiosa. A questo scopo, a quanto apprende l'Adnkronos, da fonti governative, la tecnostruttura dell'Inps competente per la materia è stata convocata dalle controparti dei due dicasteri per una ricognizione sulle possibili opzioni. Ma il tema dovrebbe approdare anche alla riunione di maggioranza di domani, venerdì 30 agosto. Allo studio nel governo ci sarebbe un prolungamento delle finestre di uscita a 6-7 mesi dagli attuali 3 per i lavoratori che optano per l'anticipo con 42 anni e 10 mesi di contributi (41 e 10 mesi per le donne) a prescindere dall’età anagrafica. Potrebbero inoltre non essere rinnovate né Opzione donna, né l'Ape sociale. Tra le misure allo studio dei tecnici anche un ritocco verso il basso del meccanismo di rivalutazione per gli assegni di importo più elevato. Sul tavolo del pacchetto pensioni c'è anche la proposta lanciata nelle scorse settimane dai sottosegretari leghisti all’Economia, Federico Freni, e del al Lavoro, Claudio Durigon, per destinare obbligatoriamente il 25% del Tfr alle forme integrative, alleggerendo così parzialmente l'onere a carico dello Stato.
Taglio del cuneo fiscale
Tra le priorità del governo in manovra c'è la volontà di confermare il taglio del cuneo fiscale per 14 milioni di lavoratori e dell'accorpamento delle prime due aliquote Irpef. Inoltre, a quanto si apprende, nella logica prosecuzione della riduzione della tassazione prevista dalla delega fiscale, coperture permettendo, il governo punta ad alleggerire il carico fiscale per il cosiddetto ceto medio, che non ha goduto né del taglio del costo del lavoro, né della semplificazione Irpef. Allo studio c'è dunque l'ipotesi di ridurre l'aliquota intermedia dal 35 al 33% e il rialzo da 50 a 60mila euro del limite del reddito per il secondo scaglione: uno schema che porterebbe benefici nelle tasche di circa 8 milioni di contribuenti. Il tutto è però condizionato dal reperimento delle risorse. Costo dell'operazione 'ceto medio' circa 4 miliardi.