[L’inchiesta] La strana rottamazione dei gialloverdi: se vendi l’auto ottieni 500 euro per comprare una bici o l’abbonamento al bus

I Cinquestelle vogliono inserire questa proposta nella legge di Bilancio: chi rottama l’automobile viene premiato con i soldi necessari ad acquistare una bella bicicletta o per pagarsi un anno di mezzi pubblici. L’emendamento alla legge di Bilancio ha avuto il via libera di Luigi Di Maio. La discussione sulla manovra entra nel vivo lunedì, ma anche Matteo Salvini ora frena: “Non è detto che il rapporto deficit pil debba rimanere del 2,4”. M5s e Lega ricorreranno al voto di fiducia

[L’inchiesta] La strana rottamazione dei gialloverdi: se vendi l’auto ottieni 500 euro per comprare una bici o l’abbonamento al bus

 Chi poteva immaginarselo: torna la rottamazione. Ma della misura che aveva rilanciato il mercato dell’auto negli anni Duemila, che per le istituzioni europee assomigliava molto ad un aiuto di Stato, i gialloverdi non ricopiano che il nome. La versione 4.0 della rottamazione funziona infatti così: 500 euro precaricati su una carta elettronica a chi  - solo se italiano residente - rottamerà la propria auto entro il 31 dicembre del 2019, cioè nel corso del prossimo anno.

I soldi non possono essere utilizzati per comprare qualunque cosa, però, ma sono vincolati all’acquisto di una bicicletta o per pagare l’abbonamento ai mezzi del trasporto pubblico locale. Lo Stato promuove dunque lo scambio tra automobile e bicicletta o “paga” un anno di abbonamento per l’autobus o la metro a chi dismette le quattroruote. La rottamazione è contenuta in uno dei tantissimi emendamenti che i Cinquestelle hanno depositato in commissione Bilancio alla Camera.

Questa proposta è riassunta con l’emendamento firmato dal deputato pugliese Diego De Lorenzis, ma ieri  pomeriggio  la proposta ha ricevuto  il parere favorevole del ministero dello Sviluppo economico, cioè di Luigi Di Maio in persona. Non è più “una delle proposte” pentastellate, ma una di quelle che saranno discusse e approvate. Non ci sono molti soldi per finanziare la misura, ma certo, come hanno spiegato i rappresentanti del Movimento in commissione Bilancio, “è un segnale” in linea con le teorie ambientaliste del primo Beppe Grillo.  

Nel suo piccolo, anche questa proposta rappresenta un’altra dimostrazione del fatto che la manovra economica del governo è ancora un work in progress.  Al momento non ha ancora una forma precisa, e non sono ben chiare nemmeno le dimensioni che finirà per avere. In problema numero uno continua a essere quello dei saldi.

L’Europa ha fatto sapere che il punto decisivo è proprio la dimensione del disavanzo, e che non basterà comunque una leggera limatura a smontare le critiche della Commissione di Bruxelles e a scongiurare la possibile apertura di una procedura di infrazione. E anche i mercati, con le fibrillazioni di questi giorni,  hanno indicato nell’entità del deficit il dato da tenere d’occhio, arrivando a oscillare in concomitanza con l’altalena di “aperture” e di “chiusure” a un’eventuale modifica da parte dell’esecutivo.

Matteo Salvini, per esempio, ieri, è tornato ad aprire ad una ipotetica modifica dei saldi: “Non è mica scritto nei 10 comandamenti che bisogna fare il 2,4% nel rapporto deficit/Pil”. Contemporaneamente, il vice premier alza il tiro nei confronti degli alleati: resiste sulla Tav che, a suo avviso, “va fatta”, pone “paletti” sul reddito di cittadinanza, ma, soprattutto, lancia un’opa sulle politiche per la famiglia. 

Il ministro Lorenzo Fontana - forse anche stimolato dai dati usciti in questi giorni sul drammatico calo della natalità - è impegnato a lanciare un segnale nei confronti delle famiglie con un pacchetto di misure destinate  alle misure di sostegno a genitori e figli. Il “pacchetto” prenderà forma questa mattina, poco prima che il presidente della Commissione, il leghista Claudio Borghi, chiuda i termini per depositare le proposte. 

Conterrà  risorse per gli asili nido, voucher per le  babysitter, il raddoppio - promesso dal Carroccio in campagna elettorale -  delle detrazioni per i figli disabili e un fondo per le crisi familiari. Al ministero lavorano per finanziare anche per il prossimo anno  il congedo obbligatorio di 4 giorni per i papà, in scadenza a fine anno, e anche la norma che prevede una maggiore  flessibilità per la maternità facoltativa. Le madri lavoratrici avranno la possibilità di optare per 3 mesi pagati al 60% invece dei 6 mesi pagati al 30%. Salirà da 12 a 16 anni l’età dei figli entro la quale usufruire dei congedi parentali.

I leghisti puntano molto anche sul raddoppio - da 50 a 100 milioni - dei fondi stanziati nel dl Fisco per la riduzione delle liste di attesa. “Il tema è all’attenzione del governo e stiamo esaminando e valutando positivamente alcune proposte delle opposizioni”, ha sottolineato il sottosegretario Massimo Garavaglia. Sono state “attenzionate” alcune proposte di Fratelli d’Italia che prevedono l’abbassamento dell’iva su alcuni prodotti per bambini come latte o pannolini.

A consentire una maggiore spesa la scoperta che “quota cento”, cioè la riforma delle pensioni promessa da Matteo Salvini, costerà almeno per iniziare meno del previsto. “Meno di sei miliardi”, sostengono nel governo. Questa cifra non contrasterebbe dunque con la necessità di ridurre il deficit per cercare un accordo con l'Unione Europea.

Avendo rinunciato alla flat tax, la Lega può andare all’incasso subito, mettersi al riparo anche da eventuali crisi di governo dopo le Europee. Il sottosegretario al Welfare Claudio Durigon ha spiegato in commissione che la riforma della legge Fornero “sarà attiva  a gennaio”. Le prime uscite saranno quindi possibili ad aprile. Il dibattito entrerà nel vivo oggi e poi non ci sarà più molto tempo. Il governo ha comunicato ieri alla conferenza dei capigruppo che la legge di Bilancio approderà in Aula già lunedì e che “c’è la possibilità che venga posta la fiducia”.