[Il punto] Lo stop alla legge sull'acqua pubblica e il doppio gioco della Lega. Cosa c'è dietro il business dell'oro blu
La norma resta in commissione con un pretesto, ma la relatrice pentastellata assicura a Tiscali News che la legge serve e si farà. La denuncia di padre Zanotelli: "Voi che vi definite sovranisti abbiate il coraggio di ubbidire al popolo"
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"Quello dell'acqua è un tema prioritario in Italia. L'accesso all'acqua è un diritto di tutti i cittadini e garantirlo deve essere un dovere di ogni Stato". Sta tutto qui, nelle parole del ministro dell'Ambiente, Sergio Costa, il senso di una legge attesa da nove anni per dare sostanza al principio dell'accesso all'acqua garantito a tutti in quanto bene comune. Un principio che oggi i 5 Stelle - seguendo le indicazioni degli italiani che 9 anni fa votarono in massa a favore della gestione pubblica della risorsa idrica - intendono mettere nero su bianco. La proposta di legge c'è ma resta bloccata in commissione Ambiente della Camera, sotto il peso di 240 emendamenti, provenienti dalle opposizione (Pd, Fi e Fdi) e anche dal "fuoco amico", di Lega e degli stessi pentastellati. E questo nonostante la ripubblicizzazione dell'acqua sia uno dei punti portanti del contratto di governo. Saltato il 25 marzo, l'approdo in Aula è calendarizzato per il 29 aprile. Il gioco di chi si fa ostacolo è chiaro: impedire che le multiutilities private escano dal business dell'acqua pubblica che garantisce profitti sempre più sostanziosi. L'oro blu, l'acqua, il bene di cui nessuno può fare a meno.
Cosa dice la legge
La legge dal titolo "Disposizione in materia di gestione pubblica e partecipata del ciclo integrale delle acque" (AC n. 52), presentata il 23 marzo 2018 ha come prima firmataria la deputata pentastellata, Federica Daga. Il ddl fa sua e aggiorna la legge di inziativa popolare sottoscritta da 400 mila cittadini, enunciando il principio che l'acqua è un bene comune e universale, diritto inalienabile e inviolabile di ogni persona. La legge riconosce per questo il servizio idrico integrato quale servizio pubblico privo di rilevanza economica che non può produrre profitti privati e che è gestito solo attraverso enti di diritto pubblico. Inoltre la norma prevede la creazione di un bilancio idrico per ogni territorio in modo da rispettare i cicli naturali dell'acqua e tempi certi per il superamento della gestione privata a favore del pubblico. Tutto questo assume non a caso un significato ancora più importante se messo in relazione con i cambiamenti climatici in atto e le difficoltà che ne derivano.
Daga e la Lega che vota con le opposizioni
"Le opposizioni hanno chiesto una relazione tecnica e la Lega si è trovata d'accordo: ecco perché è arrivato lo stop al testo in Aula", spiega in una nostra intervista la relatrice Federica Daga. Che precisa: "Si tratta di una relazione costi-benefici, come l'hanno voluta chiamare loro, che arriverà dai tecnici del ministero ma sarà fatta sul testo base già superato dagli emendamenti. E' per questo che chiedevamo la discussione immediata". Un pretesto per ritardare semplicemnete l'arrivo in Aula, viene da pensare. C'è forse una volontà della Lega di affossare una norma fortemente voluta dal Movimento e sostenuta dal presidente della Camera Roberto Fico? "La relazione tecnica è stata avvallata dai leghisti - dice Daga -, quindi hanno qualche remora. Ma diceo che ogni punto che viene affrontato in Aula è discusso e quindi c’è sempre il confronto fra i due vicepremier".
Ricapitolando: un testo vecchio di 12 anni già modificato nella scorsa legislatura e superato dagli emendamenti presentati verrà comunque analizzato dai tecnici del ministero. Servirà a qualcosa? "Comunque la legge arriverà, non abbiamo dubbi - assicura la deputata - La questione dell’acqua esula da tutti i ragionamenti politici. Siamo in grave crisi idrica e non discuterne non avrebbe senso. Va rivisto l’assetto, la questione della governance. E dobbiamo discuterne non per una questione di bandiera ma per necessità fisica dell’ambiente e di come stiamo vivendo in questi anni", sostiene Daga. E poi "è chiaro che il privato ha fallito. Le depurazioni e fognature hanno procedure di infrazione - spiega la deputata -, le tubature hanno una media nazionale di perdite del 40 per cento con punte del 70 anche in zone dove è intervenuto il privato a mettere soldi ma non ha fatto quello che doveva fare", afferma. "Il risultato alla fine arriverà", afferma con sicurezza la deputata.

"L'oro blu è il business del futuro"
La speranza è che sia così, perché gli interessi in campo sono davvero tanti. "L'oro del futuro è l'acqua, non certo il petrolio", assicura padre Alex Zanotelli, uno degli alfieri dei Movimenti per l'Acqua, che qualche settimana fa è stato sentito in commissione Ambiente. Il Forum per l'acqua ha presentato un dossier che argomenta e documenta le ragioni del superamento della privatizzazione a favore dell'Azienda Speciale, cioè quell'"ente strumentale dell’ente locale dotato di personalità giuridica, di autonomia imprenditoriale e di proprio statuto, approvato dal consiglio comunale o provinciale", previsto dal TU sugli enti locali che agisce in economicità per il perseguimento di un interesse pubblico. Esattamente come stabilisce la legge pentastellata.
"Con gli esponenti della maggioranza - dice a Tiscali News il prete comboniano - sono stato chiaro: voi che vi definite un governo sovranista, almeno voi abbiate il coraggio di ubbidire al popolo che nel 2011 ha deciso che l’acqua deve uscire dal mercato e che non si può fare profitto su di essa. Purtroppo da allora abbiamo avuto cinque governi e nessuno ha fatto nulla. E in commissione - aggiunge - molte voci erano contro la ripubblicizzazione, a cominciare dai grandi player nazionali come Hera, Acea, A2A". Ma, insiste Zanotelli, pensare di fare soldi sull'acqua "è eticamente sbagliato: tutti gli eventuali profitti vanno reinvestiti per intero in infrastrutture e gestione efficente della risorsa idrica che in Italia, in certi casi, è veramente allo stremo".
I costi della ripubblicizzazione
Acqua, bene comune: lo ha fatto Napoli, una grande città, con De Magistris. Per farlo in tutta Italia quanti soldi serivrebbero? "Abbiamo già stanziato in legge di Bilancio un miliardo di euro per gli acquedotti e gli invasi - dice la deputata pentastellata - e stiamo per firmare un Fondo di garanzia da un miliardo e mezzo presso Palazzo Chigi per le opere idriche, che dovrebbero generare circa 5 miliardi di investimenti. Non c’è politica su questo, bisogna fare punto". Investimenti per far fronte alle criticità attuali.
Ma la ripubblicizzazione potrebbe costare altri due miliardi, dicono i Forum dell'Acqua. "Dipende da quali voci si considerano - è la risposta di Daga -. Ci sono degli studi che sono già stati fatti, ma noi stiamo cercando di fare una legge a costo zero. Poi sia chiaro: se ci fossero a disposizione dieci miliardi di euro io non li darei mai ai privati, li metterei direttamente in depurazioni, fognature, nuovi acquedotti e manutenzioni. Dobbiamo renderci conto che ci sono luoghi dove l'acqua è razionata anche in inverno".