[L’inchiesta] Ecco il sistema accoglienza: i soldi che spendiamo, lo sconto che ci concede l’Europa e gli affari illeciti
Al via le nuove direttive di Salvini nella cornice del braccio di ferro con l’Europa sugli sbarchi. Ecco tutti i numeri di una emergenza che si è trasformata spesso in business illegali
Per parlare di accoglienza e del relativo sistema di gestione bisogna prima fare un quadro con i dati che riguardano il settore. Il costo è identificato nel DEF (documento di programmazione economica e finanziaria) , in circa 5 miliardi di euro e una stima della Corte dei Conti (relazione su La prima accoglienza degli immigrati: la gestione del fondo nazionale per le politiche e i servizi dell’asilo 2013-2016) parla di un costo di 30-35 euro a migrante. La cifra indicata nel DEF solo per il 68,4% è destinata all’accoglienza la restante. Il restante 31,6 per cento va suddiviso nel soccorso in mare (il 18,9 per cento della spesa) e per l'istruzione e la sanità (il 12,7 per cento).
Va però precisato che i 5 miliardi citati da una parte gravano, è vero, sul bilancio dello Stato ma il discorso è più ampio, perchè bisogna tenere conto degli accordi che l'Italia ha preso con l'Unione europea in tema di finanza pubblica. Le stime di spesa, relative al settore per il 2018- così come per gli anni precedenti - sono definite, nel Def, "Spese per la clausola di eventi eccezionali".
Cosa significa?
Vuol dire che queste spese , come il governo italiano ha chiesto ed ottenuto, sono scorporatedai normali vincoli di bilancio stabiliti dal " Trattato sulla stabilità, sul coordinamento e sulla governante”,approvato da 25 paesi il 2 marzo 2012 e meglio conosciuto con il nome di Fiscal Compact. Li spendiamo da una parte ma li recuperiamo rispetto ai margini di spesa dell’intero bilancio dello Stato oltre al contributo diretto che viene versato e che nel 2018 è previsto in 80 milioni di euro.
Fatto questo quadro vediamo come la gestione dell'accoglienza ai migranti si riverbera sulla pelle dei lavoratori. Tra denunce, indagini della magistratura e di organismi indipendenti il tema ha fatto da scenario al cosiddetto “business dell'accoglienza” e anche le ultime direttive del Ministero dell'Interno poco lasciano intendere sulle modalità in cui verrà superato il bug più evidente del settore. L'affaire è sempre rimasto nel sottofondo del politichese ma contratti farlocchi, accordi sottobanco e orari di lavoro indefiniti hanno finito per alimentare padroncini e sacche assistenziali hanno coperto truffe ben orchestrate. Indagini da Nord a Sud, note principalmente per gli arresti di “Mafia Capitale” in cui emersero collusioni e “compiacenze” di professionisti, politici, uomini della “terra di mezzo” e della cosiddetta zona grigia delle amministrazioni.
Un nome che da anni rimbalza di regione in regione è quello dell'imprenditore Giuseppe Scozzari, originario di Castelvetrano (Tp), e da sempre operativo nella gestione di centri di accoglienza e di espulsione. Attualmente si trova sotto processo a Gorizia per “associazione a delinquere finalizzata alla truffa ai danni dello Stato” nella gestione (2008-2011) dei centri di Gradisca d'Isonzo da parte della coop Connecting People. Negli ultimi anni invece Scozzari aveva puntato sulla gestione dei centri in provincia di Trapani, a partire dalla sua Castelvetrano, ma proprio nella cittadina sciolta per mafia i Commissari hanno stabilito la chiusura del progetto Sprar a causa di “incongruenze emerse da verifiche contabili”. A farne le spese sono stati i dipendenti che oltre al lavoro non hanno ottenuto il pagamento delle ultime 12 mensilità. La questione è rimbalzata di ufficio in ufficio e adesso anche la Guardia di Finanza sta indagando su quanto accaduto ma Scozzari lo scorso 17 giugno è sceso in piazza con gli Scout per aderire a una manifestazione sorta dopo alcune dichiarazioni del commissario straordinario Salvatore Caccamo in una nota trasmissione Rai.
L'imprenditore era finito anche in un'indagine “monstre”della Procura di Trapani sul sistema d'accoglienza ai migranti che lo scorso mese ha portato all'arresto dell'ex deputato all'Assemblea Regionale Siciliana NorinoFratello, controllore occulto di alcune Coop. intestate a dei prestanome. Uno di loro era Lorenzo La Rocca che ha ammesso il suo ruolo di “fittizio intestatario”.
Una prestanome ha anche parlato della Prefettura di Trapani
"C’era un rapporto di fiducia ma anche di sottomissione” e quando uno dei vice prefetti, dopo aver parlato con una delle «prestanome», inviava 60 ospiti in arrivo dal Veneto “chiedendo una certificazione di buona e robusta costituzione fisica” lei riusciva ad ottenerla grazie ad un amico medico. Ritardi nei pagamenti, mancate erogazione ai migranti, intestazioni fittizie. “In pochi giorni sono scomparsi almeno 17 mila euro”, ha riferito una delle testimoni. L'uomo è accusato - assieme ad altre nove persone - di intestazione fittizia, appropriazione indebita e emissione di fatture false. “Un sistema illecito" al centro dell'indagine, dove si incontrano i finanziamenti ministeriali, i progetti Sprar e quelli riservati ai Minori non accompagnati. Pochi giorni dopo l'arresto, il Tribunale del Riesame di Palermo lo ha scarcerato.
Per frenare queste pratiche il Ministero dell'Interno lo scorso 23 luglio scorso una direttiva del Ministro Salvinidà indicazioni, agli organi competenti,su accoglienza e nuove norme. Saranno abbattuti di circa il 20% i costi attuali. E’ stato firmato un protocollo d’intesa con l’Anacper le realizzazione delle nuove gare di appalto per razionalizzare ed ottimizzare le risorse. Nella direttiva si legge che “le singole prestazioni andranno anche rese con modalità diversificate e specificamente individuate, più coerenti con la tipologia di accoglienza”, ma soprattutto che “a titolo esemplificativo il servizio di pulizia dei locali potrà essere assicurato dagli stessi migranti previa fornitura di specifici materiali, ovvero con un servizio ad hoc nelle strutture di grandi dimensioni”. Ancora un passo indietro.