Rivoluzione in caserma, arriva il primo sindacato con le stellette. Esulta il ministro Trenta
La Difesa ha firmato l'atto con cui viene riconosciuta la prima associazione a carattere sindacale delle Forze Armate, nello specifico dell'Arma dei Carabinieri

“Con una nota del 10 gennaio 2019 il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti dispone che gli uffici e i Comandi dipendenti informino il personale dipendente dell’avvenuta costituzione del Sindacato dei Militari”, si legge nel sito del sindacato dei militari (sindacatodeimilitari.org). E’ il segno palese che un mondo, quello con le stellette, sta facendo un passo importante verso la democrazia. Anche se molte cose devono essere ancora ulteriormente limate.
Il sindacato dell'Arma
E’ arrivato il primo sindacato con le stellette: il ministro della Difesa, Elisabetta Trenta, ha firmato l'atto con cui viene riconosciuta la prima associazione a carattere sindacale delle Forze Armate, nello specifico dell'Arma dei Carabinieri. "È una svolta storica per il mondo militare", sottolineano fonti di palazzo Baracchini. La lotta di pochi, soprattutto di Marco Pannella e dei Radicali, ha finalmente fatto breccia nelle menti dei politici (e dei militari più conservatori). Certo, bisognerà ancora trovare la quadra su alcune questioni, ma il dado è tratto. ‘La sindacalizzazione dei militari è ormai incontrovertibile. Le ragioni di una lotta che viene da lontano’ aveva titolato così tiscali.it un commento di Luca Comellini, un sindacalista che ha fatto del diritto a esistere degli uomini delle stellette una ragione di vita. “Fin dagli esordi abbiamo registrato violenti attacchi, per fortuna ancora solo verbali sui social. Frasi e insulti che sembrano avere la stessa matrice, la stessa origine - anonima ma non troppo - dietro a cui sembrano muoversi indisturbati elementi che sembrano agire in perfetta assonanza con le direttive messe in campo dai vertici militari. Fare sindacato ci porta a conoscere storie e problemi di cui l'opinione pubblica non ha mai sentito parlare”.
E ancora: “Comprendo – spiegato Comellini a tiscali.it - l'entusiasmo mediatico ma quello che oggi leggo sulla maggior parte dei mezzi di informazione è sbagliato. La ministra della difesa Elisabetta Trenta ha semplicemente accordato il permesso ad una associazione di potersi costituire il che ci fa un po’ sorridere se pensiamo all'articolo 39 della Costituzione che vuole i sindacati liberi. La nascente organizzazione che nascerà col permesso del datore di lavoro vivrà e potrà svolgere la sua funzione di tutela in virtù di un permesso che gli potrà legittimamente essere revocato in qualsiasi momento. Se poi a questo ci aggiungiamo che queste nascenti associazioni a cui la Ministra si appresta a dare l'assenso sono, a differenza del Sindacato dei Militari, per lo più espressione e iniziativa degli attuali delegati dei Cocer allora è chiaro che non vi è stata né vi sarà alcuna svolta democratica sul fronte della tutela dei diritti dei lavoratori con le stellette con buona pace di ogni buon proposito e del principio di libertà e indipendenza sancito dall'articolo 39 della Costituzione".

Le precisazioni della Trenta
Il grido di dolore è stato ascoltato: nei prossimi giorni la Trenta firmerà l'atto di assenso alla costituzione di altre associazioni le cui richieste rispondono ai criteri richiesti dalla Corte Costituzionale, che lo scorso aprile aveva abrogato il divieto per i militari di riunirsi in sindacati. La Consulta, con quella sentenza, ha infatti dichiarato incostituzionale l'articolo 1475 comma 2 del Codice dell'ordinamento militare nella parte in cui vietava a soldati, avieri, marinai, carabinieri e finanzieri di costituire associazioni professionali a carattere sindacale. Non è venuto meno, invece, il divieto di "aderire ad altre associazioni sindacali". L'obiettivo - scrive Trenta su Facebook - è chiudere quanto prima questa fase e permettere a tutte le associazioni che hanno formulato richiesta di iniziare a operare, entro i limiti comunque fissati dalla sentenza della Corte. Le associazioni potranno relazionarsi con i rispettivi Stati maggiori o Comandi generali, fatta salva la prerogativa negoziale". Questa, infatti, "sarà regolamentata con legge. A questo proposito - prosegue - siamo al lavoro sul provvedimento normativo che presto, molto presto, inizierà ad essere discusso in Parlamento!".
Che fine faranno i Cocer?
Esulta il ministro Trenta (che ha annunciato l'utilizzo degli ufficiali in ausiliaria nelle pubbliche amministrazioni): "Dicevano che non ce l'avremmo fatta, dicevano che ci saremmo arenati dopo poche settimane, invece stiamo davvero cambiando le cose!". Di "passo storico per il riconoscimento dei diritti dei lavoratori con le stellette", parlano i senatori M5S della Commissione Difesa di Palazzo Madama. "Finalmente dopo decenni di attesa, grazie al ministro Trenta, viene riconosciuto il diritto dei militari ad avere un vero sindacato, superando l'obsoleto e inadeguato istituto della rappresentanza militare soggetta alla disciplina gerarchica". Il Sindacato dei Militari getta però acqua sul fuoco, perché “è convinto che si potrà parlare di svolta epocale per la tutela dei diritti dei militari solo – spiega Comellini - quando sarà realizzato quell'intervento legislativo più volte solo annunciato dagli esponenti pentastellati del Governo. Intervento che potrebbe essere realizzato subito con una norma tampone da inserire nel primo decreto in discussione e che preveda, per il personale militare, l'applicazione degli articoli 82 e successivi della legge 121/1981 in vigore per le forze di polizia a ordinamento civile”.
#Noicisiamosempre
Certo i problemi restano. E restano anche i Cocer. Quale sarà la loro sorte, visto che ancora stanno operando? Lo dimostra un documento redatto proprio dal Cocer Esercito, che esprime “la forte delusione del personale militare per il mancato finanziamento delle risorse necessarie a pagare le milioni di ore di straordinario svolte per la sicurezza dei cittadini nell’Operazione Strade Sicure”. In sostanza, il Cocer in un documento firmato #Noicisiamosempre se la prende con l'esecutivo, perché vuole “ottenere risorse per il pagamento dello straordinario, purtroppo non è stato accolto dal Parlamento in fase di approvazione della manovra finanziaria 2019, dimostrando, ancora una volta, scarsa attenzione per il personale dell’Esercito Italiano. Da ciò che emerge dalla recente Legge di Bilancio, questo Consiglio è convinto che l’ulteriore emergenza “buche di Roma” sarà pagata dalle “tasche dei militari”. Questo Consiglio chiede al Governo l’apertura della concertazione normativa, ferma da oltre 12 anni, affinché si possano spendere a favore del personale militare l’anticipo stanziato per il rinnovo contrattuale 2019-2021”. Sorge subito una domanda, Cocer e Sindacati militari possono coesistere? La risposta spetta alla Trenta.