Altri 7 miliardi per imprese e famiglie. Tutte le misure per accelerare l’indipendenza energetica
Oggi il nuovo decreto. Le risorse arrivano a poco meno di trenta miliardi in quattro mesi. Senza fare nuovo debito. Per Draghi due settimane piene di missioni all’estero e chiarimenti interni con la maggioranza

Da cinque è passato a sei. Ieri mattina era a 7,5. Stamani potrebbe aumentare ancora: palazzo Chigi ha chiesto al Mef e alla Ragioneria dello stato di scovare nelle pieghe del bilancio ogni singola risorsa per potere dare il più possibile a famiglie e imprese messe in ginocchio dall’aumento dei prezzi dell’energia, delle materie prime e dall’inflazione che dall’inizio dell’anno oscilla intorno al 6% mangiando - è stato calcolato - tra i 75 e i 100 euro di un stipendio di circa 1500 euro. Dare il massimo possibile senza fare ulteriore debito che andrebbe subito a riflettersi sullo spread, su ulteriore indebitamento e sul pregiudizio che l’Italia potrebbe non riuscire ad affrontare e gestire la nuova emergenza quando ancora non è stata del tutto digerita quella del Covid.
Stamani il faccia a faccia con i sindacati
Il primo maggio del governo è stata una giornata di lavoro per trovare il modo di aumentare la dote dell'atteso nuovo decreto sugli aiuti a famiglie e imprese che sarà portato in Consiglio dei ministri a fine mattinata o nel primo pomeriggio. Molto dipende da come andrà l’incontro con i sindacati previsto a palazzo Chigi stamani (ore 10). Non è escluso che subito dopo ci possa essere una cabina di regia con i partiti della maggioranza. Palazzo Chigi giudica ingiuste oltre che non vere le critiche che stanno arrivando dal centro destra - anche quello di governo , dalla sinistra e dall’ex premier e leader dei 5 Stelle Giuseppe Conte “sull’esautoramento” del Parlamento. L’occasione sono le armi e la decisone di inviarle in Ucraina, sotto l’ombrello Nato, in base ad un decreto approvato a larga maggioranza il 26 febbraio scorso, 48 ore dopo l’invasione russa nel Donbass e la conseguente annessione a Mosca. Siccome la campagna elettorale morde, due mesi di guerra sono tanti, gli effetti economici anche ed è sempre più difficile convincere gli italiani che aiutare un paese a difendersi, costi quel che costi, è l’unica cosa giusta da fare, i partiti cominciano a rinnegare la delega che loro stessi hanno dato al governo due mesi fa. Così, per tenere basse le accuse di centralismo ed evitare accerchiamenti polemici, palazzo Chigi ha deciso ieri sera di incontrare oggi i sindacati e poi anche la maggioranza per discutere con tutti le misure del nuovo decreto. Si spiega anche così la determinazione con cui venerdì sera lo staff di Draghi ha smentito il contenuto di alcune bozze del decreto che erano state diffuse. “Il decreto - si spiega - è un work in progress fino a domattina”. Inutile poi, di questi tempi stressare rapporti già tesi. Ad esempio, con i sindacati. "Esprimiamo soddisfazione per la convocazione del premier Draghi domani prima del Consiglio dei ministri. Racconteremo la sofferenza delle piazze e sottolineremo la necessità di interventi, ci aspettiamo che il governo riesca a dare risposte positive” ha commentato il segretario generale della Uil, Pierpaolo Bombardieri, ieri sera intorno alle 21, una volta avita la conferma della convocazione.
La bozza del decreto
Si trattava di una quindicina di pagine senza numerazione degli articoli: una bozza ancora molto indefinita. Eppure molto orientata per quello che riguarda soprattutto il via libera per la realizzazione di gassificatori anche galleggianti, la semplificazione di nuovi impianti eolici e fotovoltaici, l’utilizzo di quattro centrali a carbone per almeno sei mesi. Sono decisioni che tagliano fuori autorizzazioni e permessi. Ma la definizione del nuovo mix energetico nazionale non può aspettare. E affrancarsi dal ricatto di Mosca è ormai una necessità oltre che una lotta contro il tempo.
Solo oggi sapremo a quanto ammonta il valore di questo nuovo decreto. Saranno comunque tra i 27 e i 30 miliardi le risorse che il governo ha destinato a famiglie ed imprese in quattro mesi. Una nuova manovra. E senza fare scostamento di bilancio. Senza fare nuovo debito. Un “dettaglio” che dovrebbe essere assai apprezzato a chi ha a cuore il destino del Paese oltre che del proprio portafoglio.
La stretta finale sui contenuti del decreto è un gioco a incastri in cui non è ancora certo, ad esempio, l'intervento sul cuneo fiscale, su cui è forte il pressing, soprattutto dal Pd. Sul tavolo ci sono due ipotesi: un bonus una tantum di 200 euro nella prossima busta paga; un rafforzamento della decontribuzione dello 0,8% per i redditi fino a 35mila euro, sulla falsa riga di quella già decisa per tutto il 2022 nella legge di bilancio 2022 e costata circa 1,5 miliardi.
Questa seconda scelta sembra più concreta. Al momento però lo stanziamento finora valutato si aggira intorno al miliardo. Troppo poco per Confindustria e parti sociali, per alcune anime della variegata maggioranza tra cui il ministro degli Affari regionali Mariastella Gelmini.
L’intervento sul cuneo potrebbe essere rinviato a un secondo momento, quando saranno a disposizione risorse più ingenti per realizzare una misura strutturale.
Tra i 27 e i 30 miliardi
Con il nuovo decreto si supereranno i 20 miliardi di euro stanziati dal governo in quattro mesi per fronteggiare la crisi energetica. Prima di arrivare a dover decidere di uno scostamento di bilancio, che tutti i partiti a cominciare da 5 Stelle e Lega, Fi e Pd a ruota, chiedono da dicembre quando era ancora in discussione la legge di bilancio, il governo spera che arrivi da Bruxelles la decisione se l’Unione europea metterà in campo un Energy Recovery Fund. Da Bruxelles intanto arriveranno a breve le nuove linee guida della Commissione per l'utilizzo delle risorse del Recovery Fund per il Pnrr, con indicazioni utili ai singoli Paesi per modificare e aggiornare i rispettivi Piani nazionali. Non una buona notizia per Giorgia Meloni che contava di fare della ridefinizione degli obiettivi del Pnrr (“spendiamo quei soldi per la crisi altro che per la transizione ambientale”) il cavallo di battaglia di Fratelli d’Italia.
Il salvataggio degli appalti
L’Ue sta ragionando anche su una possibile ipotesi di incremento di risorse alla luce dell'impennata dei prezzi delle materie prime, per evitare il rischio che le imprese rinuncino agli appalti.
Il ministro Gelmini ieri ha voluto tranquillizzare su questo punto. L'incremento dei costi dell'energia e delle materie prime “rappresentano un problema enorme. Il governo lo sa. Il presidente Draghi è costantemente impegnato in Europa per ottenere un tetto europeo al prezzo del gas e per un nuovo Recovery sull'energia. Ora ci batteremo perchè siano stanziate le risorse necessarie per adeguare i prezzi degli appalti, per aiutare le imprese impegnate nella realizzazione delle opere a fronteggiare il balzo dei costi di materie prime ed energia. Dobbiamo proteggere le imprese ma dobbiamo proteggere anche i 230 miliardi di investimenti del Pnrr”. Prima di decidere l’Europa attende il lavoro di analisi di Ocse e Fmi.
Tutte le misure
Contro il cappio russo, sono in arrivo in questo decreto una seria di misure per emanciparsi dal Cremlino. Si prevede, ad esempio, la realizzazione “urgente” di rigassificatori galleggianti oltre le 12 miglia nautiche dalla costa, ma anche di impianti fissi a terra. I presidenti delle Regioni dove saranno localizzati i nuovi rigassificatori saranno nominati Commissari straordinari per l'autorizzazione delle opere. Si prevedono poi semplificazioni per sburocratizzare e accorciare i tempi dell'avvio di impianti per le energie rinnovabili, eolici e fotovoltaici. E si va verso una deroga di almeno sei mesi per massimizzare l'utilizzo delle centrali a carbone in Italia, senza rinunciare al percorso di decarbonizzazione, una volta venuta meno l'emergenza. In parallelo, continua l'impegno a tamponare l'emergenza per famiglie e imprese. Oltre alla proroga fino a giugno della riduzione di 30 centesimi delle accise sui carburanti e l'estensione del credito di imposta per imprese energivore, sarà varato un nuovo allargamento del bonus sociale per le bollette. Il tetto Isee per ottenere lo sconto, alzato a marzo da 8mila a 12mila euro, dovrebbe salire fino a 14-15mila euro. Al Mise è allo studio un meccanismo per rendere realmente automatico il bonus contestualmente alla presentazione dell'Isee, per risolvere criticita' emerse in queste settimane. In arrivo anche un fondo da circa 200 milioni di euro per le imprese con forti interscambi con le aree coinvolte nella guerra (come Russia, Ucraina e Bielorussia). Avranno invece una corsia rapida, grazie a una serie di semplificazioni, quelle che effettueranno investimenti oltre i 50 milioni di euro in produzioni strategiche. Allo studio anche il sostegno ai lavoratori pendolari per gli abbonamenti ai servizi di trasporto.
Il tour de force
Il decreto con i nuovi sostegni per fronteggiare il rincaro dei prezzi dell’energia è sola il primo punto in agenda di due settimane molto intense. Martedì è previsto l'intervento di Mario Draghi alla sessione plenaria del Parlamento europeo a Strasburgo. A Bruxelles sempre oggi si riunisce il Comitato che deve dare l’ultima parola sul Price cap al prezzo del gas. Al ritorno il premier dovrà confrontarsi con la maggioranza sulla delega fiscale e sulla riforma del Csm. Il 10 maggio poi il premier è atteso a Washington per i primo bilaterale con Joe Biden. Prima di quella data Draghi dovrà trovare tempo e modo per arrivare a Kiev. La cosa, probabilmente, che oggi lo interessa di più per raggiungere a breve almeno il cessate il fuoco.