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La sparizione del Senato: poche sedute e moltissimi rinvii

In attesa della prossima seduta, martedì 18, che sarà solo la quinta nell’arco di diciotto giorni, ce ne sono state soltanto altre quattro. E anche quelle non tutte particolarmente pregnanti.

Massimiliano Lussanadi Massimiliano Lussana   
Senato (Foto Ansa)
Senato (Foto Ansa)

Aprile, per Palazzo Madama era stato mese di superlavoro: 13 sedute in 30 giorni per i senatori sono moltissime. Anche, perché – va detto subito e con grande onestà intellettuale – ci sono anche i lavori delle commissioni e non è affatto detto che la mancata convocazione dell’aula corrisponda sempre a un giorno di vacanza o di riposo. Però, dalla seduta del 29 aprile, è cambiato tutto. Come se il Senato, a un certo punto, fosse scomparso: in attesa della prossima seduta, prevista per martedì 18, che sarà solo la quinta nell’arco di diciotto giorni, ce ne sono state soltanto altre quattro. E anche quelle non tutte particolarmente pregnanti.

Eterni rinvii

Anzi, sono storie spesso e spesse di eterni rinvii e di giornate passate nella bomboniera di Palazzo Madama solo a discutere delle sospensioni e del fatto che, per un motivo o per l’altro, Maria Elisabetta Alberti Casellati e i suoi quattro vicepresidenti (Anna Rossomando, Paola Taverna, Ignazio La Russa e Roberto Calderoli) entravano in scena, ma esclusivamente per decretare l’ennesimo rinvio, l’ennesima conferenza dei presidenti di gruppo, l’ennesimo aggiornamento dei lavori. Quasi una rappresentazione plastica della leggendaria e citatissima frase dello storico esponente democristiano Guido Gonella per raccontare il lavoro di deputati e senatori: «Ozio senza riposo, fatica senza lavoro».

Il superlavoro

La storia della scomparsa del Senato passa attraverso la seduta del 5 maggio, giorno impegnativo con i lavori spalmati lungo tutta la giornata: dieci ore e otto minuti di durata lorda con tre ore e 21 minuti di sospensione all’ora di pranzo e pre-pomeridiana. Superlavoro per i senatori anche il giorno successivo, il 6 maggio, con dieci ore e 42 minuti lordi di lavori, con una sospensione tecnica di venti minuti per valutare un emendamento, e un’ora e un minuto per la sanificazione dell’aula più un’altra ora e 31 minuti per aspettare i lavori della commissione Bilancio, ma giusto il tempo per sospendere per altri 43 minuti visto che la commissione stessa non aveva ancora finito i lavori.

La specialità

E qui seguiteci, perché la storia dei rinvii, delle sospensioni, dei rinvii dei rinvii e delle sospensioni delle sospensioni delle sospensioni, è ormai la specialità della casa a Palazzo Madama, tanto che poco dopo è arrivata un’altra sospensione di ulteriori sedici minuti e pochissimi istanti dopo un ulteriore stop ai lavori per permettere l’espulsione di un senatore pentastellato, ovviamente propedeutica a un’ulteriore sospensione di 33 minuti sempre per esprimere i pareri della commissione Bilancio fino al voto di fiducia che ha completato la giornata.

La terza seduta

Terza seduta del mese il 12 maggio, quando Roberto Calderoli, vicepresidente di turno, ha aperto i lavori alle 10 e due minuti, ma poco dopo – sempre in attesa dei lavori delle commissioni – si è votato di sospendere la seduta per sei ore. Ma il tutto è servito solamente per discutere una ventina di minuti prima di richiudere temporaneamente la seduta per altre due ore e quaranta minuti, giusto in tempo per riaprire i lavori, spiegare che veniva rinviata la seduta al giorno successivo, cioè giovedì 13, e firmare il rompete le righe. Insomma, la terza seduta teoricamente c’è stata ed è anche durata più di nove ore come arco temporale, ma è come se non ci fosse stata, visto che le uniche discussioni sono state quelle sui rinvii.

La quarta seduta

E in questa sparizione di Palazzo Madama, va raccontata anche la quarta e per ora ultima seduta del mese, anche questa contrassegnata da tempi dilatatissimi e da continui stop and go della seduta. Con Roberto Calderoli che ha aperto la seduta alle 9,31 per quattro minuti, poi l’ha sospesa per un quarto d’ora per permettere i lavori di una commissione, poi l’ha ripresa alle 9,50, ma solo per sospenderla fino alle 10,02. E ai senatori non sembrava vero di riprendere il lavoro, se non fosse che alle 11,51 è scattata una nuova sospensione per la sanificazione, si è ricominciato alle 12,47, ma sostanzialmente solo per annunciare che si chiudeva nuovamente per permettere la conferenza dei presidenti di gruppo, con Paola Taverna che alle 14,04 ha annunciato i lavori della prossima settimana, con giovedì 20 – fra l’altro – l’esame della legge sul distacco dei Comuni di Montecopiolo e di Sassofeltrio dalle Marche per andare in Emilia-Romagna, una storia incredibile che vi abbiamo raccontato proprio su Tiscali.it.

La nuova sospensione

Vi giuro che è vero: alle 14,11, cioè pochissimi minuti dopo la ripresa, la seduta è stata nuovamente sospesa per permettere la distribuzione dei fascicoli con i testi degli emendamenti e, poco dopo per un’altra ora abbondante per permettere ai senatori di leggere i fascicoli che prima non avevano e di poter seguire i lavori. Insomma, una giornata di ordinaria follia parlamentare, degnamente conclusa in serata, quando il vicepresidente di turno Ignazio La Russa ha scandito: “Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo della mozione n. 354 (testo 2), presentata dal senatore Bergesio e da altri senatori”.

Il numero legale

Ma, le luci che si sono accese erano inferiori alla modica quantità e a La Russa non è rimasta altra scelta che annunciare mestamente: “Il Senato non è in numero legale” e sospendere la seduta per venti minuti, dalle 19,39 alle 19,59, come da regolamento. Ennesima occasione per uno scontro al calor bianco in aula fra Fratelli d’Italia e la Lega, per cui ormai ogni seduta parlamentare è un derby. E’ toccato al senatore meloniano Giovan Battista Fazzolari attaccare per primo, fra le proteste dei suoi colleghi di maggioranza: ”Signor Presidente, intervengo sull'ordine dei lavori. Sono due giorni che il Parlamento è fermo per rinvii continui vergognosi”. A questo punto sono partiti mugugni e brusii in aula, ma Fazzolari non ha mollato di un centimetro: “Figuriamoci se gente come noi si fa intimidire. Possono urlare quanto vogliono. Presidente, voglio far notare, quando si parla di opposizione responsabile, che il famoso ordine del giorno così vitale delle riaperture è passato solamente grazie al fatto che Fratelli d'Italia ha garantito il numero legale. Senza Fratelli d'Italia il numero legale non sarebbe stato garantito. Faccio notare che questo non è meraviglioso per il Parlamento”.

La reazione di Romeo e Licheri

Ma a questo punto è stato addirittura il presidente del gruppo della Lega e del Partito Sardo d’azione Massimiliano Romeo a reagire duramente: “Signor Presidente, intervengo sull'ordine dei lavori per dire che non prendiamo lezioni da nessuno, soprattutto tenuto presente che la vice presidenza della Commissione di inchiesta sul lavoro è andata a Fratelli d'Italia, quando il membro della Commissione non c'era, perché abbiamo votato tutti noi. Quindi, forse è meglio che ci ringraziate, altrimenti poi rivendicate il ruolo dell'opposizione”. E non ha rinunciato a dire la sua anche il presidente sassarese del gruppo pentastellato Ettore Licheri: “Signor Presidente, sia chiaro che il MoVimento 5 Stelle stasera c'è per intero. Non temiamo il numero legale e, se fosse dipeso da noi, il numero legale non sarebbe mai stato un problema. Non accettiamo nessuna lezione da parte di chicchessia”.

La risposta di La Russa

E, di rimando, in un ping pong alla ricerca dei colpevoli, La Russa: ”Che sia mancato il numero legale è un fatto obiettivo”. E così, finalmente si è potuto votare e dare appuntamento a tutti per martedì pomeriggio. Fino al prossimo rinvio, al prossimo slittamento, al prossimo dibattito procedurale più che sul merito delle leggi. In attesa che il Senato ricompaia.

Massimiliano Lussanadi Massimiliano Lussana   
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