[Il retroscena] Senato thriller, saltano tutti gli accordi. Berlusconi furioso, spiazzati i Cinque Stelle
Dopo due votazioni a vuoto, a notte fonda si cerca ancora la soluzione che non c’è. Sacrificata l’azzurra Bernini. Potrebbe uscire Casellati. Berlusconi tiene duro su Romani. Il logoramento del centrodestra. Spiazzati i 5 Stelle. Il Pd sceglie di stare a guardare. Oggi, comunque vada, ci sarà un Presidente
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Palazzo Madama come scena del crimine. Il killer è uno solo, la Lega e il suo leader Matteo Salvini. La "vittima" è il Presidente del Senato della XVII legislatura. Potrebbe essere più d'una e su più fronti, la senatrice Bernini, Silvio Berlusconi, Paolo Romani, magari quell'accordo che balla sullo sfondo per tutto il giorno e che prevede un accordo Cinque Stelle-Pd per uscire dal pantano di questo avvio legislatura e incoronare presidente di una delle due camere un dem diciamo così pragmatico, Luigi Zanda o Dario Franceschini. Il finale sarà scritto stamani, comunque in giornata. Ancora tutto è possibile, con ribaltamento di ruoli e di maschere. La notte è lunga, i telefoni ribollono e palazzo Grazioli resta con le luci accese fino a tarda notte.
Un noir con mille variabili
L'elezione del Presidente del Senato è sempre un noir con mille variabili. Quando fu eletto Franco Marini (2006) la seconda elezione fu ripetuta tre volte per problemi nello spoglio. Il nome di Piero Grasso venne fuori la mattina alle 8 del secondo giorno e l'allora magistrato antimafia appena sbarcato in Senato passò con appena 137 voti e l’aiutino di qualche 5 Stelle in un ballottaggio sanguinoso con Schifani (117 voti) di cui Berlusconi chiede ancora vendetta. La XVIII legislatura non fa eccezione. E stamani, prima nella terza e poi nella quarta votazione (ballottaggio tra i due più votati nella terza) si conoscevano vittime e carnefici di questa che assomglia già ad un resa di conti di una maggioranza di governo che non può nascere. Un solo nome è certo, quello di Paolo Romani su cui Berlusconi non accenna a retrocedere. Anna Maria Bernini è stata bruciata, suo malgrado, strada facendo. I 5 Stelle non hanno mai lanciato un loro candidato (puntano alla Camera) e il Pd assiste, corteggiato ma senza lanciare un suo candidato, all’implosione della coalizione di centrodestra. A meno che poi nottetempo il vertice di palazzo Grazioli non decida di convergere su l'ex sottosegretaria alla Giustizia ed ex membro laico del Csm Maria Elisabetta Casellati.
La seconda votazione
Alle 5 del pomeriggio, quando inizia la seconda votazione (quella dove per essere eletti servono ancora 161 voti, la maggioranza assoluta) la situazione è bloccata. L'ordine per tutti è di votare scheda bianca. In attesa di nuovi eventi. Nello stallo si muovono varie pedine: Forza Italia resta ferma su Paolo Romani; Fratelli d'Italia segue la coalizione; i 5 Stelle sono "solo" preoccupati di portare a casa la presidenza di Montecitorio (per evitare di stare scoperti, hanno ottenuto di votare stamani la terza del Senato e la quarta della Camera per poter procedere in entrambe con la maggioranza dei presenti) mentre al Senato va bene tutto "tranne il condannato Romani". Il Pd aspetta, l'ordine è votare scheda bianca in entrambe le votazioni. "Tocca a loro, a chi ha vinto" ripete per tutto il giorno Matteo Renzi, all'esordio come senatore e star tra gli arazzi e i velluti di palazzo Madama. L'osservato speciale è Luigi Zanda, l'ex capogruppo indicato come una possibile soluzione qualora cambiasse lo schema di gioco e l'alleanza dovesse scattare tra i 5 Stelle e un pezzo del Pd. I grillini (Grillo è arrivato ieri a Roma per la prima del suo spettacolo Insomnia) hanno 112 senatori e bastano pochi voti in più per eleggere il Presidente. "Una cosa è chiara - commenta una new entry a 5 Stelle - è falso che questa partita sia scollegata da quella per il governo. E' chiaro che in queste ore stiamo disegnando, o almeno ci si prova, anche uno schema per un futura maggioranza di governo". Il Colle misura ogni mossa e nel suo taccuino della crisi prende nota di ogni spostamento.
Romani furioso
Alle 17 e 20 la chiama procede spedita. I senatori entrano ed escono subito, non devono scrivere nulla, scheda bianca. Ma non tutti. Il primo leghista a passare sotto la cabina di legno è Umberto Bossi, resta all'interno quei secondi necessari per scrivere un cognome nella scheda. Calderoli fa lo stesso, Candiani anche, Centinaio, il capogruppo, pure. Che succede? Romani intanto è fuori dall'aula, parla fitto fitto su un divanetto con Maria Rosaria Rossi. Passa un altro senatore di Forza Italia, una new entry, e spiega: "Salvini ha rotto l'alleanza, ha dato ordine ai suoi di votare Bernini, Berlusconi è stato avvisato ma è furioso. Così l'alleanza non c'è più. E forse neppure Forza Italia”.
Salvini è ancora in aula. Siede accanto a Calderoli. E' nervoso, non scherza, compulsa fisso il telefonino. Ha appena comunicato a Berlusconi la sua decisone: “Ai miei faccio votare Bernini, è una mossa per uscire da questo pantano”. Un colpo di mano. Le diffidenze e i sospetti reciproci, finora raccontati solo nei retroscena giornalistici, esplodono platealmente quando inizia lo spoglio e il presidente emerito Giorgio Napolitano procede nello spoglio, "Bernini-bianca-bianca-Bernini...". I 5 Stelle cominciano a capire, non sapevano nulla. Un senior 5 Stelle va incontro a Candiani e gli dice: "La differenza tra noi e voi è che voi sapete giocare a scacchi, noi no". Alla fine la senatrice risulterà votata 57 volte, una in meno del previsto ma è solo un errore di scrittura di Bossi. Il gruppo della Lega ha risposto compatto. Intanto Salvini, prima che inizi lo spoglio, è già davanti alla telecamere a spiegare la sua mossa del cavallo. "La Lega ha votato Bernini perchè era l'unico modo per evitare l'abbraccio Pd-5Stelle per eleggere il Presidente del Senato. Bernini gode di un ampio gradimento e la scelta della Lega è un coraggioso e generoso aiuto alla coalizione per evitare brutti scherzi ed uscire dallo stallo".
Atto ostile
Se fosse un giallo - e lo è - adesso scatterebbe la caccia al killer dell'alleanza di centrodestra e quindi di Berlusconi. E' solo Salvini? Quanti alleati ha già in Forza Italia? Magari tra i consiglieri del Cavaliere. Ma il giallo va avanti. E si complica. Anna Maria Bernini, che già ieri mattina aveva riposto la chance di diventare presidente del Senato ("ho parlato con Berlusconi e mi ha spiegato le ragioni per cui il partito e la coalizione devono restare fermi su Romani, va bene così"), si ritrova "usata" in un gioco che non ha deciso. Assiste spiazzata allo spoglio, resta ferma seduta accanto alla new entry Galliani, sorride quando il senatore 5 Stelle Nicola Morra l’avvicina per congratularsi. La consapevolezza di essere stati usati è una brutta sensazione.
I leghisti preoccupati
Chiuso lo spoglio prende in fretta la borsa a va a palazzo Grazioli. Alle 18 e 40 è già là. E' chiaro che non deciderà nulla senza il consenso di Berlusconi. Intanto a palazzo Madama il gruppetto storico dei senatori leghisti prende l'aperitivo alla buvette per mascherare la tensione. Il comunicato di Grazioli è durissimo. E nessuno di loro vuole rompere con Berlusconi. Soprattutto per non finire a fare la stampella dei 5 Stelle. "Ma possibile che il Cavaliere non abbia capito che lo abbiamo fatto anche nel suo interesse? Che dovevamo sbloccare la situazione altrimenti ferma? Che c'era il rischio di mandare i 5 Stelle nelle braccia del Pd?”.
Continui stop&go
I 5 Stelle, lì per lì sospettosi per una mossa non prevista, cominciano però a capire. Accade tutto abbastanza in fretta tra le 20 e le 20 e 30: i Cinque stelle convergono sul nome Bernini ("per noi è il profilo giusto"); Salvini ne prende atto ("bene, a questo punto la Lega voterà un candidato dei 5 Stelle per la presidenza della Camera, aspettiamo il nome"). Solo che pochi minuti dopo arriva il tweet di Anna Maria Bernini: "E' del tutto evidente che sono indisponibile ad essere il candidato di altri senza il sostegno del presidente Berlusconi e del mio partito". Il faccia a faccia a Grazioli ha avuto l'esito previsto.
Tutto da rifare quindi. E il tempo a disposizione è sempre meno. La terza votazione inizia stamani alle 10 e 30, in concomitanza vota la Camera, vince chi prende più voti. Torna il nome di Maria Elisabetta Casellati, già lanciato da Forza Italia nei giorni scorsi. Ma poco prima delle 23 Berlusconi alza la vice e verga un altro programma: “Il candidato di Forza Italia è Paolo Romani”. Puno, non siete il piano B. E neppure quello C.
Pd sornione
Il Pd resta a vedere. "Si sta giocando con le istituzioni per regolare rapporti di forza dentro le coalizioni tra i partiti. Credo servirebbe responsabilità" denuncia Lorenzo Guerini in serata. Renzi torna al Nazareno dopo due settimane, vede Martina, Tommaso Cerno, Orfini. Stamani saranno riuniti i gruppi per dare la linea, scheda bianca? O , sarà ancora bianca per la terza votazione. “Facciamo consumare il dissidio nel centrodestra arrivato primo il 4 marzo, voteremo bianca” spiegava ieri sera una parlamentare. Se il Pd non lancia un nome già alla terza votazione rischia di non toccare più palla… Esattamente quello che vuole Renzi, perché “tocca a loro, tocca a chi ha vinto".