Le ultime due settimane del Senato, 0,83333 minuti di seduta in media al giorno
In particolare, se alla Camera dei deputati l’andamento dei lavori è lento, è al Senato della Repubblica che i numeri delle sedute sono, come dire? Particolari.

Ormai, è un genere letterario consolidato. Da qualche mese, su Tiscalinews, stiamo raccontando il problema delle sedute del Parlamento che – complice la forza del governo Draghi e i 26 voti di fiducia all’esecutivo – è sempre meno centrale e riserva emozioni quasi esclusivamente negli interventi sull’ordine dei lavori, sugli ordini del giorno, gli unici che “sopravvivono” anche ai voti di fiducia, su argomenti non iscritti all’ordine del giorno, sul dibattito sull’intervento della deputata No Vax Sara Cunial, ex pentastellata, dalla tribuna perché senza Green Pass. In particolare, se alla Camera dei deputati l’andamento dei lavori è lento, è al Senato della Repubblica che i numeri delle sedute sono, come dire? Particolari.
La differenza di sedute tra Camera e Senato
La prossima seduta di Montecitorio, prevista per lunedì alle 10, sarà la numero 605 della diciottesima legislatura; la prossima di Palazzo Madama, in programma per martedì prossimo alle 16,30, sarà la numero 383 con all’ordine del giorno “Comunicazioni del Presidente sul calendario dei lavori”, che non è proprio il più improbo degli ordini del giorno da affrontare per i senatori, per usare un eufemismo. Come è possibile che ci siano 222 sedute di differenza fra Camera e Senato? Innanzitutto spieghiamo bene: non è che tutti i deputati siano stakanovisti e i senatori sfaccendati. Semplicemente, per prassi, generalmente Montecitorio si riunisce anche il lunedì per i dibattiti generali sui disegni di legge e il venerdì per interpellanze e interrogazioni, due momenti a cui partecipano solo i deputati direttamente interessati, generalmente una cinquantina quando va bene e mi tengo larghissimo. Il Senato, invece, concentra tutto dal martedì pomeriggio al giovedì mattina (o pomeriggio quando è previsto il question time), compresi i due momenti che i deputati dilatano. E poi è stata accantonata la prassi di spezzare in due le sedute di Palazzo Madama, fra antimeridiana e pomeridiana, scelta che permetteva di raddoppiarle, o quasi, come avveniva fino a pochi anni fa.
La giornata contro la violenza sulle donne
Insomma, anche ammettendo e non concedendo senatores boni viri, senatus autem mala bestia. Perché, pur con tutte le attenuanti e le spiegazioni date fino ad ora, ci sono alcuni dati inappuntabili, incontestabili e anche francamente incredibili. Ad esempio, il fatto che la penultima seduta del Senato della Repubblica è stata giovedì 18 novembre e che, come abbiamo detto, la prossima sarà martedì 30, sia pure con all’ordine del giorno solamente le comunicazioni del presidente, e vale la pena di concentrarsi sull’ultima, quella di giovedì 25. Diciamo subito che quel giorno la presidente Maria Elisabetta Alberti Casellati è stata la superstar, con l’appuntamento mattutino che ha trasformato il teatro nella sede di un’orazione civile per la giornata contro la violenza sulle donne. E già semplicemente questo avrebbe dato un senso e una nobiltà alla giornata.
L'aula deserta
Il problema è che poi c’è stato il pomeriggio, cioè la seduta prevista per le ore 16 che aveva all’ordine del giorno la discussione dei disegni di legge: “Valeria Fedeli ed altri: “Disposizioni per la tutela della dignità e della libertà della persona contro le molestie sessuali nei luoghi di lavoro”; Valeria Valente ed altri: “Disposizioni volte al contrasto delle molestie sessuali e delle molestie sessuali sui luoghi di lavoro. Deleghe al Governo in materia di riordino dei comitati di parità e pari opportunità e per il contrasto delle molestie sul lavoro”; Maria Rizzotti ed altri: “Disposizioni per il contrasto delle molestie sessuali e degli atti vessatori in ambito lavorativo”; Donatella Conzatti e Davide Faraone: “Disposizioni in materia di eliminazione della violenza e delle molestie nel mondo del lavoro”. Previdentissimo, l’ordine del giorno aveva aggiunto in una postilla in corsivo in fondo: “Qualora conclusi dalle commissioni”. Insomma, era l’ordine del giorno giusto nel giorno giusto, una pagina di civiltà giuridica del Parlamento italiano. Ma, nonostante l’inizio della seduta sia stato alle 16,34 e non alle 16 come previsto in un primo tempo, che tirava brutta aria lo si è capito quando la presidente Maria Elisabetta Alberti Casellati, dopo che il segretario Giuseppe Pisani ha letto il verbale della seduta precedente, ha ricordato l’illustre costituzionalista Beniamino Caravita di Toritto, scomparso proprio giovedì, con poche parole, concludendo poi sconfortata: “Quando ci saranno più senatori presenti osserveremo il minuto di silenzio, perché adesso, con un'Aula così vuota, non mi pare il caso. Ho dato la notizia, poi troveremo un momento migliore e più aderente alla solennità di questa cerimonia”.
10 minuti in 12 giorni
Il resto è venuto di conseguenza quando la stessa presidente Casellati ha preso la parola sull’ordine dei lavori: “Comunico che le Commissioni riunite 2ª e 11ª non hanno concluso l'esame in sede referente dei disegni di legge n. 655 e connessi in materia di contrasto alle molestie sui luoghi di lavoro, all'ordine del giorno della seduta odierna. Pertanto, la discussione dei provvedimenti è rinviata ad altra seduta, che sarà stabilita dalla Conferenza dei Capigruppo”. Insomma, sarebbe già finita lì. E a rivitalizzare almeno un minimo il pomeriggio, hanno dovuto intervenire gli interventi di fine seduta su argomenti non iscritti all’ordine del giorno, il classico zibaldone parlamentare quotidiano dove ciascuno può esibirsi in un tema libero o, se si preferisce, “una domanda a scelta”. Per la cronaca, nella seduta di giovedì è toccato al pentastellato Trentacoste occuparsi di lavori socialmente utili in Sicilia. E solo a questo punto la presidente Casellati ha chiuso la seduta, alle 16,44, esattamente dieci minuti dopo il fischio di inizio della seduta. Così, nell’arco di dodici giorni pieni, cioè quelli fra la seduta di giovedì 18 e quella di martedì 30, ci sono stati solo dieci minuti di seduta. Con una media di 0,833333 minuti periodici di seduta al giorno.
La componente MAIE del gruppo Misto
Però, nel frattempo, Adriano Cario e l’ex sottosegretario agli Esteri del governo giallorosso e di quello gialloverde di Giuseppe Conte, el senador Ricardo Antonio Merlo, i due senatori del MAIE, il Movimento associativo italiani all’estero (anche se il primo era stato eletto con i “rivali” dell’USEI) hanno sciolto la loro componente MAIE del gruppo Misto di Palazzo Madama e forse sembrano pronti a entrare nel mondo di IDEA-Cambiamo!-Europeisti per costituire anche a Palazzo Madama il gruppo parlamentare di Coraggio Italia con il governatore ligure Giovanni Toti e il sindaco di Venezia Luigi Brugnaro. In realtà manca ancora il decimo senatore, ma il MAIE si porta in dote il simbolo presente sulle liste elettorali ed è per questo corteggiatissimo, anche in vista dell’elezione del presidente della Repubblica, dove gli italiani all’estero potrebbero avere un ruolo decisivo. Ma questa è un’altra storia che vi racconteremo nei prossimi giorni.
Per ora una sola certezza: anche se il Senato non si riunisce, i cambi di gruppo continuano ogni giorno. Sempre più spesso il Senato ospita musica e teatro al di fuori degli orari di seduta e questa è una grande intuizione di Maria Elisabetta Alberti Casellati. Poi, invece, quando c’è seduta il teatro lascia spazio al teatrino.