[Il commento] Gli scontri di Torino e il radicalismo parolaio di Salvini: un ministro che non ha paura dei fantasmi del passato
Le parole del leader leghista dopo l’assalto torinese a un bus di linea da parte di un gruppo antagonista è l’esempio concreto di quello che non dovrebbe dire un ministro di governo

Ci ha abituati il ministro Salvini a uscire dagli schemi. Nella forma e nella sostanza del suo mandato istituzionale. Proprio per il ruolo delicato del ministro dell’Interno, dovendo gestire una macchina di duecentomila uomini e donne a cui abbiamo affidato il compito di difendere la sicurezza nazionale, da lui ci aspetteremmo poche parole, saggezza e grande capacità di mediazione. «Galera per questi infami! Ridotto quasi a zero gli sbarchi, adesso si chiudono i centri sociali frequentati da criminali».
Il commento del ministro all’assalto torinese di sabato scorso a un bus di linea da parte di un gruppo antagonista è l’esempio concreto di quello che non dovrebbe dire un ministro di governo, a maggior ragione se dell’Interno. Si potrebbe obiettare che buona regola è quella di fare prima le cose e poi annunciarle. Sempre che la chiusura di un centro sociale (come quello di un centro di accoglienza) rappresenti una saggia decisione. E invece il muro contro muro di Matteo Salvini rappresenta di per sè un fattore di rischio molto alto.
Solo per dovere di cronaca, a Milano ricordano ancora un giovane Salvini che frequentava il centro sociale Leoncavallo. Sembra che in questi ultimi anni il terrorismo sia andato in soffitta, dopo le Br del decennio scorso e il terrorismo anarcoinsurrezionalista. Gli esperti e gli analisti oggi parlano di forme di “terrorismo latente” che potrebbero riattivarsi. Anche a destra.
A chi ha perso la memoria, bisognerebbe ricordare che gli obiettivi del terrorismo anarcoinsurrezionalista si sono sempre alimentati da campagne di propaganda: solidarietà internazionale (asse italiani-greci); gli apparati repressivi dello Stato (carceri, commissariati e caserme); Tav; gestione dei migranti irregolari. E prima ancora, quasi vent’anni fa, le campagne internazionali contro le istituzioni europee, la Banca centrale europea, persino l’allora Presidente Ue Romano Prodi. E gli obiettivi spagnoli (in solidarietà contro la repressione di “compagni” spagnoli). E infine forme di ecoterrorismo.
Questo elenco serve per ricordare che l’apparente “latenza” di questo terrorismo potrebbe esplodere all’improvviso. E l’estremismo radicale del ministro Salvini può “eccitare” queste aree attivandole.
Anche a destra le campagne del ministro dell’Interno rappresentano carburante per iniziative violente. Sia chiaro Salvini non è il mandante di queste nuove forme di violenza politica dell’estremismo di destra. Ma in qualche modo le legittima.
Le aggressioni contro i migranti irregolari ne sono un esempio. Non c’è bisogno oggi che avvengano con la motivazione nazista della superiorità della razza, ė sufficiente cavalcare l’intolleranza di pezzi di società. Ieri accadeva solo al Nord, oggi invece queste aggressioni dilagano anche al sud. Chiudere i centri di accoglienza e i centri sociali significa esporre migliaia di persone alla “piazza”. Oggetti del desiderio di vendette, di campagna di odio, di forme di violenza sociale.