Adesso tolleranza zero contro i manifestanti no pass. Forza Nuova annuncia il “salto di qualità”
“E’ il momento di alzare il livello dello scontro e di accelerare il Great reset”. Il Pd vuole scogliere il movimento estremista. Salvini dice no. Meloni condanna “gli squadrismi ma non ne capisco l’origine”. Sabato prossimo tutti in piazza al fianco della Cgil.

Adesso ci sono date segnate in rosso sul calendario, liste di nomi già pronte e tenute “congelate” solo perchè prima di tutto, in questi mesi, è stato rispettato il diritto sacrosanto a manifestare e quel di più di indulgenza riservata al momento e alla circostanza, all’eccezionalità della pandemia e dei metodi per combatterla, a cominciare dal green pass. Adesso, ma non da ora, si muove l’Antiterrorismo. Perchè dopo un anno di indizi e segnali - dall’ottobre scorso quando iniziò il secondo lockdown tenuto a battesimo dagli squadroni che misero a ferro e fuoco le città, passando per l’assalto al Capitol Hill di Washington fino alle manifestazioni tutte italiane della rete “Io apro” e a quelle di settembre nei pressi delle stazioni ferroviarie - ciò che si sperava fosse “una somma di episodi tutto sommato sporadici è diventato un unico disegno eversivo". Se i primi erano da tollerare, quest’utimo deve essere troncato senza mezze misure. Tolleranza zero.
La coincidenza con i ballottaggi
La follia del sabato romano, il crescendo da piazza del Popolo, all’assalto a palazzo Chigi passando per la devastazione della sede della Cgil e l’aggressione a medici ed infermieri dell’Umberto I dove era ricoverato un leader della manifestazione che ha chiamato a raccolta i sodali perchè non voleva sottoporsi al tampone, ha resettato circolari di questure e prefetture diventate inevitabilmente inadeguate e superate. E costretto i partiti che più di tutti hanno fiancheggiato queste proteste - Lega, Fratelli d’Italia ma anche frange di sinistra estrema - a frettolose quanto ancora ambigue prese di distanza. Un gran pasticcio visto che quella che si apre è la settimana prima dei ballottaggi ma anche l’ultima prima dell’entrata in vigore (venerdì 15 ottobre) del green pass obbligatorio nei posti di lavoro. E visto che due delle principali città al voto - Roma e Torino - sono insieme una decisiva sfida politica e due centrali della protesta. Per dirla in poche parole, pessime notizie per i candidati del centrodestra.
Ondata di arresti
Ieri c’è stata un’ondata di arresti: 12 i manifestanti ammanettati dagli agenti della Digos per il corteo no Green Pass e per l'assalto alla sede della Cgil in Corso d'Italia. Tra questi spiccano i nomi di Roberto Fiore, 62 anni, e Giuliano Castellino, 44 anni, rispettivamente leader nazionale e responsabile romano del movimento di estrema destra Forza Nuova. Non solo. A finire in manette anche Luigi Aronica, 65 anni, conosciuto anche come Er Pantera, ma soprattutto ex Nar, Nuclei Armati Rivoluzionari, già condannato a 18 anni di carcere per alcuni reati compiuti durante la sua militanza, a cavallo tra gli anni '70 e '80. Tra i fermati, oltre agli estremisti di destra, anche Biagio Passaro leader di “IoApro”. Per loro, come per tutti gli arrestati, le accuse sono pesanti: danneggiamento aggravato, devastazione e saccheggio, violenza e resistenza a pubblico ufficiale. A questi reati nelle prossime ore potrebbero aggiungersi altri indagati e altre contestazioni visto che la posizione dei 12 è al vaglio dei magistrati dell'Antiterrorismo. Gli investigatori stanno verificando ore e ore di girato della Polizia scientifica per valutare altre posizioni e altri reati.
Si è già fatta sentire la difesa, capitanata dall’avvocato Carlo Taormina legale di Fiore e Castellino. “La presenza di Fiore e Castellino - ha detto Taormina - è cosa diversa rispetto a quella di chi, ad esempio, ha assaltato la sede della Cgil. Anche in base alle immagini passate in tv si vede che i due sono fermi lateralmente e sono altri coloro che sfondano le porte e fanno casino”.
Un chiaro piano eversivo
Certo è che Forza Nuova non sembra intenzionata a fermarsi. Gli stessi membri del gruppo neofascista lo scrivono su Telegram in un documento analizzato parola dopo parola da investigatori e analisti. “Il regime è in difficoltà, la giornata romana di sabato fa da spartiacque tra vecchio e nuovo, ma media mainstream, questure e partiti del sistema non sono in grado di leggere i fatti, (perchè non gli conviene e hanno paura) e danno la croce addosso a un movimento politico che non rappresenta che una piccolissima componente delle centinaia di migliaia di italiani esasperati perchè minacciati nello stesso diritto elementare al lavoro e alla sopravvivenza, che hanno invaso prima piazza del Popolo e poi le strade del centro della Capitale per puntare ai palazzi dell'odiato potere”. Il documento fa venire a suo modo i brividi. Sembra una vecchia Risoluzione della Direzione strategica delle Brigate rosse o di altri gruppi terroristici. Destra o sinistra, la propaganda aveva gli stessi mezzi. L’interlocutore chiamato a raccolta è sempre lo stesso: il popolo.
“Dell’antifascismo - si legge ancora nel documento del Direttivo - e con esso delle vecchie categorie ideologiche del secolo scorso, buone solo a favorire gli interessi del 'divide et impera', al popolo attaccato con violenza e ferocia inaudite dal regime, e non solo in piazza, come tutti hanno potuto vedere, ma nei diritti fondamentali e naturali, non interessa nulla. Il popolo deve solo difendere con le unghie e con i denti la propria libertà e non è certo arrestando alcuni nostri dirigenti che il sistema impaurito e nervoso potrà fermarlo; nemmeno lo scioglimento di Forza Nuova potrebbe invertire la rotta di quanto sta avvenendo e avverrà nelle prossime settimane”. La comunicazione è firmata da Giuseppe Provenzale, Luca Castellini, Davide Pirillo, Stefano Saija, leader politici di un movimento apolitico su cui però l’estrema destra - soprattutto - hanno però messo il cappello da mesi. Adesso è giunto il momento, sostengono, del “alzare il livello dello scontro”. “Mesi di piazze pacifiche - scrivono - non hanno fermato l'attuazione accelerata del Great Reset, ora la musica è cambiata e il direttore d'orchestra e compositore è solo il popolo in lotta, costretto a difendersi dalla ferocia unanime di chi dovrebbe rappresentarlo. L'attacco alla Cgil rientra perfettamente in questo quadro analitico che ha deciso di alzare il livello dello scontro. Da domani, dal 15 ottobre, e fino a che il Green Pass non verrà ritirato definitivamente la rivoluzione popolare non fermerà il suo cammino, con o senza di noi”.
Troppa sottovalutazione?
La cronaca degli arresti, delle indagini, della solidarietà alla Cgil con manifestazioni spontanee in tutta Italia, ha tenuto in controluce per tutto il giorno un altro tema. E una serie di domande: come si può essere arrivati al punto di vedere i blindati della polizia a presidio dei portoni di palazzo Chigi? Perchè i manifestanti hanno potuto scorrazzare liberamente per il centro città in un sabato primaverile e di shopping? Perchè la sede della Cgil non è stata protetta una volta chiaro che un gruppo di manifestanti stava puntando su Corso Italia dove si trova la storica sede nazionale? E perchè, di nuovo, l’assalto al Pronto soccorso dell’Umberto I con quattro feriti tra medici e infermieri? Dov’era il consueto presidio delle forze dell’ordine? Troppe domande che rischiano di mettere sotto esame il dispositivo di sicurezza deciso dal prefetto di Roma Matteo Piantedosi, l’ex capo di gabinetto dell’allora ministro Salvini, e dal questore Mario Della Cioppa. Il sospetto è quello di un “eccesso di sottovalutazione”. Salvini, che ha preso le distanze senza se e senza da “operazioni squadriste in odore di fascismo”, non ha però perso l’occasione di osservare “quanta gente per bene e disperata era in piazza del Popolo sabato a Roma”. E di puntare il dito contro il ministro dell’Interno Luciana Lamorgese che, come è noto, non ha alcuna responsabilità nella gestione dell’ordine pubblico e non siede nel Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza che ha deciso il dispositivo di sicurezza di sabato. Non è buon segno mescolare, in occasioni come questa, la battaglia politica (Lamorgese è uno dei target del leader della Lega) con la testimonianza democratica. Un fatto è certo: da giorni eran disponibili indizi per immaginare quanto sarebbe poi successo. Raffaella Paita (Iv), presidente della Commissione Trasporti della Camera, ieri faceva notare come da giorni gli organizzatori della manifestazione parlassero liberamente di un salto di qualità. E ha citato la trasmissione “La Zanzara” su Radio 24 dove a fine settembre il no pass spezzino Nicola Franzoni annunciava “un processo pubblico, un colpo di stato popolare. Il 9 ottobre a Roma porteremo un milione di persone. Significa riappropriarsi della casa del popolo, il Parlamento”. Per Paita si tratta, oltre che di una “subdola istigazione in un momento in cui l’Italia sta riportando e proprio grazie al Green Pass”, di “affermazioni gravissime” condivise oltre che su un media nazionale anche sui social. Fatto sta che sabato mattina, nel corso dei servizi preventivi, sono stati intercettati ed identificati numerosi manifestanti provenienti da varie regioni d’Italia. Troppo tardi per cambiare il dispositivo di sicurezza?
La lunga giornata del Viminale
Non c’è dubbio che al Ministero dell’Interno ministro e capo della polizia Lamberto Giannini hanno passato una giornata complicata. Per quanto già successo. E per organizzare al meglio la sicurezza nei prossimi giorni quando il sacrosanto diritto a manifestare civilmente il proprio pensiero subirà, per forza di cose, qualche divieto in più. Se una colpa c’è stata in questi mesi, è stata quella di aver tollerato anche oltre la misura consentita proprio per l’eccezionalità del momento, la pandemia e le limitazioni alle libertà personali. Questa comprensione, ora che l’80 per cento degli italiani è vaccinato, è destinata a lasciar posto alla massima severità.
Così ieri sera, dopo le 22, è stato il prefetto Piantedosi a spiegare e giustificare in una lunga nota. “Solo nelle ultime ore prima dell'evento, man mano che diverse migliaia di persone giungevano da tutta Italia nella Capitale, è stato possibile rilevare un livello della partecipazione non solo quantitativamente molto elevato ma pure caratterizzato dalla variegata composizione, da persone comuni a gruppi organizzati di facinorosi. Le forze dell'ordine hanno in ogni caso predisposto una adeguata cornice di sicurezza - prosegue - per fronteggiare anche le frange più radicali della protesta, coniugando sempre meritoriamente la risolutezza degli interventi con la doverosa constatazione che la maggior parte dei manifestanti, al di là del merito dell'iniziativa, esprimeva in maniera non violenta il proprio dissenso: l'uso della forza, difatti, è qualcosa che deve essere sempre ponderato con equilibrio, soprattutto quando si fronteggiano gruppi indistinti di persone”.
In tale scenario “alcuni appartenenti a Forza Nuova, con un gesto oltremodo proditorio, hanno deviato dal percorso intrapreso dai partecipanti per il deflusso, e dopo aver tentato ripetute azioni di forza, hanno perpetrato un vile e violento attacco, invadendo la sede della CGIL e riuscendo a forzare la barriera che le Forze di polizia avevano eretto a protezione dell'ingresso. L'invasione ha avuto durata limitata - con le forze dell'ordine che successivamente riuscivano a liberare l'immobile prima che i danni si aggravassero ulteriormente - ma è stata in ogni caso sufficiente per evocare di per sè i momenti più bui della vita del nostro Paese e restituire plasticamente la carica eversiva ed antidemocratica che si annida nelle deprecabili azioni di questi delinquenti”. Oltre a manifestare vicinanza e solidarietà alla Cgil, il prefetto dice e promette “mai più” e la “massima determinazione e impegno per far seguire conseguenze esemplari a questo vile gesto”.
Settimana caldissima
Sarà comunque una settimana ad alto rischio. La Cgil ha chiamato intorno a sè in piazza nelle varie città italiane cortei di solidarietà per il prossimo sabato, vigilia del voto. Salvini ha subito annusato la “trappola”. Già oggi sarà una giornata a rischio con lo sciopero dei trasporti. Venerdì l’entra in vigore dell’obbligo del green pass nei posti di lavoro, pubblici e privati. “Un corteo sabato? Ma non c’è la pausa elettorale? Noi sabato prossimo saremo nei gazebo della libertà, gazebo della Lega in tutta Italia, per la giustizia, con il sorriso”. E ha aggiunto: “Il fascismo non tornerà, per fortuna. Non tornerà il comunismo, per fortuna: siamo in democrazia, rimarremo in democrazia, gli italiani sono democratici, amano la libertà, difendono la libertà. Guai a chi vorrebbe riportare il Paese indietro”. Il deputato Pd Enrico Borghi, responsabile sicurezza nella Direzione del partito, ha annunciato che presenterà oggi con il collega Emanuele Fiano una mozione in Parlamento per sciogliere Forza Nuova. La presidente del Pd Valentina Cuppi ha lanciato una petizione su change.org.
Sciogliere Forza Nuova
Salvini frena: “Se qualche giudice ritiene che qualcuno abbia ricostruito il partito fascista, cosa che è impedita dalla Costituzione, si intervenga e si sciolga però non può essere un parlamentare che decide di sciogliere questo o quel partito”.
Ma di fronte alla solidarietà unanime al sindacato e a Maurizio Landini (Silvio Berlusconi ha telefonato al segretario della Cgil), ieri hanno fatto discutere soprattutto le parole della presidente di FdI, Giorgia Meloni, a Madrid per partecipare al congresso di Vox, partito neofranchista nell’orbita del gruppo Conservatori di cui Meloni è presidente. “Sicuramente è violenza e squadrismo, poi la matrice non la conosco. Sarà fascista, non sarà fascista: il punto è che è violenza e squadrismo, questa roba va combattuta sempre”. Per il segretario dem Enrico Letta si tratta di “una frase infelice visto che più evidente di così questa matrice non può essere”. Ecco, la settimana prima dei ballottaggi sarà all’insegna dello scontro in Parlamento tra chi vuole scogliere Forza Nuova e chi dice boh.