Terremoto Lega: esplode la rabbia contro Maroni premier. E Salvini pensa alla scissione
Amara sorpresa per Salvini e i suoi supporter: le liste della Lega sono state composte per favorire la componente filogovernativa. Obiettivo: il governatore della Lombardia premier con la benedizione di Berlusconi
La rabbia e lo sdegno rimbalzano di telefonino in telefonino. Le liste sono state presentate e le sorprese non mancano in casa Lega dove si aspettavano grandi rivoluzioni di tipo nazionalista ma, al contrario, i fedelissimi del segretario sono convinti di aver subito una colossale fregatura. Matteo Salvini da tempo annuncia il partito italiano e la sua volontà sembrerebbe sincera, visto l'indiscutibile impegno, ma le liste raccontano altro. Sfogliando i nomi si nota subito che i parlamentari del Centrosud saranno ragazzotti senza esperienza (e quindi più facilmente manovrabili e "acquistabili") ed ex democristiani di lungo corso. In tutto il Paese l'alternativa è secca: o giovanotti di primo pelo e qualche fedelissimo del segretario da una parte, dall'altra una consistente pattuglia di esperti molto vicini a Roberto Maroni. Sì, proprio a lui.
I primi commenti
Ecco allora che sull’asse via Bellerio (sede milanese della Lega), Roma e Verona (dove getta benzina sul fuoco il posto di capolista in quota neodemocristiana per l'ex Flavio Tosi) sono nate le prime voci. I commenti girano velocemente su WhatsApp:
- Le liste le ha fatte Giancarlo Giorgetti.
- E tutti questi uomini di Maroni?
- Li ha messi lui, ovvio.
- Perché?
"Io so - ci spiega la nostra gola profonda nell'inner circle di via Bellario - che Salvini vuole stare all’opposizione e che Giorgetti vede l’occasione di andare al governo con un uomo della Lega. Molti sono perciò convinti che lui faccia il doppio gioco e stia lavorando con Maroni e Grimoldi [segretario della Lega Lombarda, ndr]. Questa serie di messaggi è tra un altissimo dirigente di Verona vicinissimo a Matteo Salvini e attivo nel parlamento Europeo con un referente di via Bellerio del segretario federale. Ma c’è di più, a Roma molti hanno fatto un’analisi specifica di come si è mossa realmente la Lega, la priorità è quella di entrare in parlamento e poi capire cosa fare visto che il progetto Lega nazionale non è mai avanzato, sedi a Roma non ve ne sono e '4 cialtroni in giro nel sud…' non creano certo un partito".
Le ragioni di un fallimento
Il riferimento è ai responsabili di Noi con Salvini messi in lista, incapaci a realizzare il progetto e, in passato, ultimi militanti di Alleanza Nazionale. Ecco lo scambio di messaggi tra un ex parlamentare e un futuro onorevole romano in carica alla Lega:
- … hai visto i candidati? Da ridere. Sovranisti zero. Salvini prende per il culo tutti.
- Ma guarda che sta Lega è una roba da ridere, Salvini non controlla niente, chiami a Milano e rispondono che sanno mai nulla.
Seguono considerazioni politicamente scorrette sulla composizione dello staff milanese e sul peso della componente cattolica al Sud.
"E' Giorgetti che ha fatto le liste - prosegue il nostro Virgilio nella bolgia del malcontento leghista - i Cattolici sono suoi amici e al nord i ragazzotti di Salvini contano un cazzo, se lo stanno fottendo. Maroni sarà il Presidente del Consiglio, lui non è visto male dai poteri forti, lo appoggiano pure gli ebrei. Salvini non lo vuole nessuno"…
Giorgetti lavora per Maroni
Insomma, il quadro sembra questo: le liste le ha fatte Giorgetti. Non credendo nella possibilità di un Matteo Salvini presidente del Consiglio (lo stesso leader in privato lo esclude) ha lavorato per portare uomini vicini a Maroni o comunque non ostili in parlamento con l’aiuto di Paolo Grimoldi, segretario lombardo e vero vincitore nel formare le liste. Maroni sarà, se la Lega supererà il 15%, il primo presidente del Consiglio della Lega (Nord). Giorgetti, seguendo la logica del realismo politico, ha creato tutta la situazione per cui il 5 marzo la Lega avrà la possibilità effettiva di governare il paese; Matteo Salvini è considerato sempre il ragazzotto di Pontida, un amicone poco esperto. E come dicono in via Bellerio: “Va bene per la televisione ma per il resto lasciatelo giocare”.
Una scissione voluta dal leader
Qualcuno si spinge più avanti e calcola che, potendo contare soltanto su una pattuglia di 25-30 fedelissimi eletti, Salvini camminerà da solo: una scissione paradossale, voluta da chi, controllando il partito, si è fatto sfilare di mano il gruppo parlamentare. Nei borbottii leghisti è ovvio che dietro il tentativo di Maroni premier c'è il sostegno di Silvio. Del resto il governatore lombardo, dopo la morte di Matteoli, è l'unico politico del centro destra sempre presente con rango ministeriale nei governi Berlusconi.
“Il ruolo di Giorgetti in tutta l'operazione - conclude il nostro pard - lo si capisce per quanto ha detto e fatto in questi ultimi mesi. Al sud tutti democristiani. In Sicilia aveva la possibilità di fare patto con Musumeci, ottenere tre parlamentari e portare in Regione 3 uomini della Lega (due eletti in Forza Italia e uno con Sarai bellissima), distruggere Fratelli d'Italia, ma non ha fatto nulla perché doveva tutelare il suo protetto".