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Scintille in Aula della Camera, Meloni: “L'Europa del Manifesto di Ventotene non è la mia”

In aula a Montecitorio, assenti i ministri leghisti durante la prima ora e mezzo. Dopo il dibattito, replica della premier, dichiarazione con gli interventi di Schlein e Conte Meloni alla Camera: “Trump leader forte che può porre le condizioni per una pace giusta”

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La compattezza del governo non è data dalla presenza dei ministri in Aula, ho sempre detto che, quando sono impegnati in altre vicende, fanno bene a fare il loro lavoro. Credo sia più importante questo che fare compagnia a me, me la posso cavare da sola”. Così il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, nel corso delle repliche alla Camera. Una seduta ad alta tensione dopo che il presidente del Consiglio ha letto alcuni passaggi del Manifesto di Ventotene prendendone le distanze e affermando “questa non è la mia Europa”. Insorgono le opposizioni e il presidente, Lorenzo Fontana, sospende la seduta. Dopo pochi minuti, riprende la discussione che prevede le dichiarazioni di voto, ma continua la bagarre e la seduta viene nuovamente sospesa.

La premier a M5s: "Fate la lotta nel fango". Scatta la protesta

"Non so che cosa volete che vi dica, mi spiace per voi che non avete evidentemente delle proposte da fare, capisco perché quando eravate al governo l'Italia aveva dei problemi. Capisco che i cittadini sono preoccupati, lo sono anche io" e "non ho tempo per la vostra lotta nel fango. Gli italiani valuteranno come comportarsi e la discrasia che esiste tra le posizioni che tenete all'opposizione e le scelte fatte al governo, voi dall'opposizione siete antimilitaristi, quando siete stati al governo vi siete comportati diversamente" approvando "il più alto aumento delle spese della difesa rispetto al Pil".

Scattano i buu dai banchi M5s. Proteste coperte, però, dall'applauso fragoroso e della standing ovation dai banchi di Fratelli d'Italia. La tensione aumenta quando la premier sottolinea che è falso dire che non vengono messi soldi sulla sanità. Proteste dai banchi M5s. L'onorevole Donno è richiamato all'ordine dal presidente Lorenzo Fontana.

Meloni a Schlein: "No a Trump vuol dire fuori dalla Nato e G7?"

"Voglio chiedere alla collega Schlein che immagino interverrà così potrà chiarire" la posizione del Pd perché "non è chiarissima l'idea di Europa a cui si fa riferimento", ha detto ancora la premier in replica. Stare con la Ue, chiede la premier alla segretaria Dem, significa mandare le truppe in Ucraina "perché lo hanno proposto Macron e Starmer?". E "quando dice che Trump non sarà mai niente di simile a un alleato che vuol dire che dobbiamo uscire dalla Nato, dal G7 che non dobbiamo avere rapporti bilaterali? Io penso che i paesi alleati non cambino in base a chi vince le elezioni". E "non convince la proposta di acquisti di armi sul modello vaccini Covid" che "non è andato benissimo. I contratti sono stati secretati e vi ricordate come sono andate le cose".

Le parole della Premier

Su Trump e sulla stabilità internazionale: “Sosteniamo gli sforzi di Trump, è un leader forte che può porre condizioni per garantire una pace giusta e duratura. Non credo che vedremo le scene di debolezza occidentale che abbiamo visto in Afghanistan. Mi chiedete sempre se sto con l’Europa o con gli Usa. Io sto sempre con l’Italia. Non seguo pedissequamente né l’Ue e neppure gli Usa. Sto con l’Italia, sto con l’UE perché l’Italia è in Europa ma sono anche per la compattezza dell’Occidente”.

Tra i temi caldi in aula quello della guerra in Ucraina: “Non credo di aver mai usato la parola vittoria rispetto alla guerra in Ucraina, ho sempre detto che dovevamo garantire la deterrenza necessaria per arrivare alla pace”. E ancora: “Ieri c’è stata una lunga telefonata Trump e Putin, da quello che apprendiamo tra i punti discussi c’è l’ipotesi di un cessate il fuoco parziale limitato alle infrastrutture strategiche. Penso che si tratterebbe di un primissimo spiraglio che va nel senso di quanto concordato a monte tra Trump e Zelensky”.

Estendere l’art.5 della Nato all’Ucraina a me sembra la proposta più semplice, più efficace delle altre, anche perché aiuterebbe a svelare un bluff. Se la Russia non ha in mente di invadere nuovamente i vicini, non si capisce perché non dovrebbe accettare le garanzie di sicurezza che sono difensive. La grande questione della pace tra Russia e Ucraina si gioca sulle garanzie di sicurezza”, ha aggiunto.

Così infine la premier sui dazi: “Non c’è dubbio che per noi i dazi siano un problema, il tema che cerco di porre e sul quale non ho certezze è quale sia la reazione migliore. Abbiamo un surplus commerciale nei confronti degli Usa nei beni e loro nei nostri confronti per i servizi. Credo che questa sia una questione da tenere in considerazione per evitare una guerra commerciale. La risposta ai dazi sui beni come riflesso temo potrebbe crearci più problemi”.

 

ReArm: "Cerchiamo di renderlo più sostenibile"

"La posizione del governo è chiara, noi abbiamo fatto le nostre valutazioni, il governo aveva chiesto lo scorporo delle spese difesa dal calcolo del Patto di stabilità. Oggi però non possiamo non porre il problema che l'intero Piano presentato dalla presidente della Commissione Ue von der Leyen si basa quasi completamente del debito nazionale degli Stati", ha detto poi Meloni alla Camera parlando del ReArm Europe.

"È la ragione per cui stiamo facendo altre proposte, perché ci aiuta scomputare le spese, però dall'altra parte una priorità deve essere favorire gli investimenti privati su questa materia. Con Giorgetti - ha aggiunto - abbiamo elaborato una proposta che ricalca l'Invest Eu, con garanzie europee per investimenti privati e cerchiamo di rendere questo piano maggiormente sostenibile. Ma la posizione mi pare chiara".

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