La segretaria Schlein spiega cosa vuol dire unità del partito: “Sui capigruppo e sulla segreteria decido io”
Scontro con Bonaccini che aveva creduto nella gestione unitaria. Nasce una nuova corrente, i neo olivisti, cioè quelli che in un mese hanno deciso di passare dalla mozione sconfitta di Bonaccini a quella vincente di Schlein. Oggi la riunione, domani il voto. Analogo caos anche in Forza Italia. Assestamenti del quadro politico

La coincidenza è casuale. Le motivazioni, invece, si assomigliano e si sovrappongono: grandi manovre correntizie nei due principali partiti presenti in Parlamento, Pd e Forza Italia. Nell’ex partito guida del centrodestra italiano si è preso atto dell’egemonia di Giorgia Meloni e con un tratto di penna è stato messo da parte il giovane, brillante e non certo filomeloniano Alessandro Cattaneo ed è stato dimezzato il potere di Licia Ronzulli. Il primo non è più capogruppo alla Camera (e pensare che doveva fare il ministro), la seconda resta alla guida dei senatori azzurri ma ha perso il ruolo di coordinatrice del partito in Lombardia. Così hanno deciso Silvio Berlusconi (che lo ha spiegato ieri in una lunga intervista al Corriere della sera), la compagna Marta Fascina e la figlia Marina. Il senso è: basta con la fronda interna a Giorgia Meloni, aiutiamola a governare.
Parlamento inquieto
Nel Pd siamo invece ancora nelle fase “congressuale” visto che ad un mese dai gazebo, la nuova segreteria Elly Schlein ha preso parte certamente ha molte manifestazioni di piazza e trasmissioni tv ma assai meno alla vita del partito visto che la sua presenza in aula è stata assai ridotta - grave l’assenza l’altro giorno durante le comunicazioni della premier alla vigilia del Consiglio europeo - e che mancano i capigruppo e la segreteria. Una cosa è successa però nel Partito democratico: è nata una nuoca corrente, i neo-olivisti. E meno male che “basta cacicchi” e “azzerati i capibastone” è stato il grido di battaglia di Schlein e la sua grand enovità. I neo olivisti sarebbero una ventina di parlamentari che hanno sostenuto la mozione Bonaccini e che nel giro di un mese hanno pensato bene di aderire a quel della segretaria. Ci sono nomi e cognomi, ovviamente. Quelli che sabato non hanno partecipato alla riunione da remoto convocata dal presidente del partito Stefano Bonaccini. Arturo Parisi, uno che di Ulivo se ne intende molto avendolo a suo tempo fondato - ieri hanno scritto un tweet molto eloquente: “Neo, neo, 4.0 (un paio di faccette di disperazione). Senza mai dimenticare che oltre l’olio di Ulivo c’è quello di girasole”. Micidiale. Come il commento di un deputato che era ed è rimasto nella mozione Bonaccini: “Questo è calciomercato”.
“I capigruppo li decido io”
Dietro la nascita della nuova corrente dei Neoolivisti c’è il fatto che Elly Schlein ha già abbandonato la promessa gestione unitaria del partito, le parola chiave “inclusione” e unità. E’ vero che ha vinto le primarie ma il congresso lo aveva vinto Bonaccini. Il partito è spaccato a metà. I gruppi quasi del tutto delle mozione Bonaccini. La scelta della gestione unitaria del partito - da cui la decisione di affidare a Bonaccini la Presidenza del parrito - avrebbe suggerito di fare insieme capigruppo e segretaria del partito affidando cariche e incarichi. Invece Schlein ha deciso di precedere con decisioni unilaterali: i capigruppo li decide lei e sono Fracesco Boccia, che ha mollato Emiliano (che ha appoggiato Bonaccini) risultando decisivo nella sua campagna congressuale e Chiara Braga, il nome indicato da Franceschini. Nessuna concessione alla mozione Bonaccini come invece chiede il Presidente; la segreteria si farà poi e non si sa ancora quando; nel frattempo trapela dal Nazareno l’idea di un governo-ombra extra segreteria e destinato, par di capire, a diventare la vera segreteria svuotando nei fatti le funzioni di quella vera. Diciamo che non sono gli indizi migliori per iniziare la nuova stagione unitaria del Pd. O meglio, unitaria sì ma come dico io. Che non è esattamente la stessa cosa.
L’incontro
Oggi (alle 17) Elly Schlein ha convocato i gruppi e ha già ripetuto di voler mantenere i nomi di Boccia e Braga, cioè due dei “suoi” alla guida dei gruppi senza voler lasciare un capogruppo alla mozione Bonaccini ( ad esempio Debora Serracchiani). Il voto è previsto domani. I gruppi sono sovrani e dovrebbero decidere in totale autonomia. Ecco che alla fine, visto che non c’è accordo sui nomi e sull’impostazione generale di questo primo mese, si potrebbe andare alla conta. Nei fatti sancire la spaccatura dentro il partito, una maggiorana e una opposizione. Che sono però il contrario della tanto declamata gestione unitaria. I neo olivisti hanno già fatto sapere di “non voler contrapporre proposte alternative ai nomi proposti dalla segretaria”.
Sarà dunque ora Base Riformista, la corrente del presidente del Copasir Lorenzo Guerini e gli altri parlamentari che hanno sostenuto Bonaccini e partecipato alla riunione di sabato disertata dai 21 neolivisti. a dover decidere se voler candidare altri nomi in votazione martedì diversi da Boccia e Braga, proposti dalla segretaria. O se magari non contrapporre altre candidature ma astenersi dal voto.
Unanimismo
Elly Schlein ha deciso di tirare dritto. Dando “ragione” in qualche modo a chi ha sempre ritenuto velleitaria e ingannevole la versione del “Pd a gestione unitaria”, della serie “tu Stefano fai il presidente e tutto il resto lo decidiamo insieme, in fondo mezzo partito è con te”. Dando ragione a chi, a cominciare da Base Riformista, avrebbe preferito con molta chiarezza che nel partito ci fosse una maggioranza e una minoranza con il suo leader, Stefano Bonaccini e il suo esercito. Pronti a difendere il progressismo da certe derive radicali e movimentiste che sembrano invece contraddistinguere la segreteria Schlein. Il Presidente ha cercato invece di tenere tutto insieme in nome dell’unità del partito, la sua magnifica ossessione. Fino a verificare, sabato, che una ventina avevano già deciso per conto proprio. Aderendo alla proposta Schlein.
Il Presidente, dicono dal suo staff, non ha alcuna voglia di andare allo scontro. Per scelta politica e per storia personale.La vera domanda è a cosa porterebbe adesso uno scontro. Secondo quelli della mozione Bonaccini “si farebbe finalmente chiarezza: molto meglio una dialettica vera, seppur leale, nel partito, tra maggiorana ed opposizione”. Così come è vero che gestione unitaria vuol dire condivisione nelle scelte. Cosa che finora Schlein non fatto. Nè con Bonaccini nè con altri, a dir la verità. E a molti sta sorgendo un dubbio: vedi un po’ che la ragazza è molto più rottamatrice di Renzi.
La riunione e il governo ombra
Nella riunione di oggi la segretaria parlerà, finalmente, ai gruppi a tutto campo. Dal nuovo corso del partito e di tutti i temi a lei più cari: dal lavoro alla riconversione ecologica. Poi rilancerà la sua proposta sui capigruppo. Secondo quelli della mozione Schlein, pochi in Parlamento, “i nomi di Boccia e Braga sono stati proposti subito a Bonaccini”. Come dire che erano stati condivisi. Ma proporre non vuol dire condividere. E’ vero che questi nomi girano da un paio di settimane. Ma è anche vero che gli stessi gruppi non erano d’accordo. Sempre Bonaccini, a questa proposta, aveva rilanciato dicendo di voler attendere, per lunedì, una “proposta complessiva”, sui capigruppo e sulla segreteria, per lunedì.
Ma non sta accadendo questo. E sulla segreteria, il motore del partito, le incertezze sono ancora troppe: sui nomi, sulla composizione, sul ruolo reale visto che si parla, in parallelo, di dare vita anche ad un governo- ombra che farebbe ogni volta da contraltare alle decisioni del governo Meloni.
Di sicuro la diserzione dei 21 neoolivisti ha tolto forze a Bonaccini. I neoulivisti spiegano lo strappo dicendo di averlo fatto in nome dell’ unità, per evitare che il partito continuasse a logorarsi in liti e scontri interni. Per la minoranza è stata invece “un' operazione di correnti” con “i lettiani che hanno lasciato Bonaccini solo con Base riformista dopo averlo appoggiato per tutta la fase congressuale. Esattamente quello che con il nuovo corso Schlein si era detto non dovesse mai più accadere”.
Se è vero che va evitata una scissione (“nessuno capirebbe visto che ci sono 15 mila iscritti”), neppure si può pretendere di militare in un partito di estrema sinistra chi di sinistra-sinistra non è. Era questa la speciale scommessa del Pd.