Sfida a sinistra tra Pd e M5S: anche Schlein firma contro il Jobs Act. La scelta che agita i Dem
La segretaria va avanti nonostante le critiche: "Fu un mio punto fermo per le primarie". Madia: "Almeno l'avesse fatto prima di Conte". Renzi attacca: "Chi vota Pd vota Cgil". E lancia un appello: "Riformisti andatevene"

Non poteva Elly Schlein permettere il sorpasso a sinistra del M5S, dopo che Giuseppe Conte, il primo maggio, aveva apposto la sua firma all'iniziativa referendaria proposta dalla Cgil contro il Jobs Act. Le elezioni europee del resto incombono e dare i "segnali giusti" è quanto mai necessario. "Mi metto tra quelli del Pd che firmeranno il referendum contro il Jobs Act - ha detto la segretaria del Pd - Non potrei fare diversamente visto che era un punto qualificante della mozione con cui ho vinto le primarie".
Mossa che però prende in contropiede una parte del Pd. Che resta, a distanza variabile, fedele alla scelta dell'ex segretario Matteo Renzi, oggi leader di Italia Viva. Al grido di "attenzione, nel Jobs Act ci sono anche cose buone", si posizionano diversi esponenti dell'area minoritaria che fa riferimento al vicesegretario Bonaccini. Che pure, durante la campagna per le primarie, definì la legge "un errore secco". Tra questi spicca la ex ministra Marianna Madia che, critica, afferma: "Se proprio voleva fare questa forzatura poteva farlo prima di Conte. Rimango contraria. In molti come me". Anche Simona Malpezzi, co-coordinatrice dell'area che fa capo al vicesegretario, sostiene "si fa presto dire 'abolire il jobs act' ma vorrei che guardassimo dentro a quella riforma per capire veramente di cosa stiamo parlando. Anche perché - spiega - molte cose non ci sono più e altre, tipo Naspi, meritano riflessioni". Il sindaco di Firenze, Dario Nardella, candidato alle Europee, invece si tiene in posizione interlocutoria. "Ci sto pensando", ammette, anche perché "Schlein ha lasciato libertà di decidere agli iscritti". "Per noi la priorità ora è lavorare su Europa e battersi per campagne come quella del salario minimo", aggiunge.
La presa di distanza iniziata già due anni fa
Schlein tira dritto. E ancora oggi ripete che per gli elettori del Pd quella riforma è sbagliata. "Noi guardiamo con interesse alle iniziative del sindacato. Non è una sorpresa" che firmi il referendum della Cgil, spiega durante un intervento a Rtl 102.5. "Ho detto dall'inizio che tanti del Pd avrebbero firmato. Io nel 2015 ero in piazza con la Cgil contro l'abolizione dell'articolo 18. Era un punto fondamentale della campagna dell'anno scorso", ricorda evocando il voto per le primarie del partito che l'ha fatta accomodare sulla poltrona della segreteria. "Ci sono state scelte sbagliate del passato, che anche i nostri elettori non ritengono corrette", ha aggiunto.
Del resto, come ricorda il Manifesto, già dal 2022 c'era stata una presa di distanze dal Jobs Act con diversi esponenti che ne parlavano come di un "grave errore" per le posizioni su precariato e licenziamenti. Lo stesso Enrico Letta alla vigilia delle politiche di quell'anno invocò il superamento della legge, spiegando che "il blearismo è consegnato alla storia".
Renzi: chi vota il Pd vota Cgil
Renzi non nasconde il suo fastidio e, polemicamente, dalla sua enews chiede a chi "ha votato quelle leggi, con quale faccia sta in un partito che organizza i referendum per abrogarle?". E continua lanciando un monito agli "amici riformisti, ma come potete stare in un partito che vuole distruggere il lavoro che avete fatto? Quando avrete un sussulto di dignità?". E insiste sul punto: con questa scelta Schlein "ha definitivamente cambiato il Pd: chi vota il Pd, vota Cgil. Potete pure scrivere il nome di un candidato riformista sulla scheda - dice -: i voti andranno comunque a un gruppo dirigente che preferisce il reddito di cittadinanza e i sussidi rispetto al Jobs Act e a Industria 4.0".
Anche Carlo Calenda si scaglia contro la segretaria, colpevole a suo dire di "appiattirsi sulle battaglie ideologiche e politiche di Landini. Aspettiamo piuttosto un incisivo intervento sulla questione Stellantis che sembra scomparsa dal radar della sinistra e di Landini", ha detto il segretario di Azione.
Ma per la dem l'abrogazione di quella norma resta un punto fermo. Come "è rilevante" la raccolta firme per il salario minimmo "su cui il Pd è molto impegnato insieme ad altre forze di opposizione", così si andrà avanti contro il Jobs Act e assicura che "il Pd darà una mano anche a raccogliere le firme".