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Schlein affonda Orlando, ma ora rischia lei. Piciocchi verso il ruolo di sindaco di Genova

Il “testa a testa” fra il sindaco di Genova e Andrea Orlando è solo un’illusione ottica. La vittoria di Marco Bucci non è mai stata in discussione, se non nei sondaggi fatti girare da aree di centrosinistra nell’ultima settimana

Massimiliano Lussanadi Massimiliano Lussana   
Foto Ansa
Foto Ansa

A metà pomeriggio di ieri, il sito di Primocanale, una tivù privata genovese che è stata vicinissima a Giovanni Toti e che invece questa volta ha chiuso la campagna elettorale con un’intervista in prima serata a Andrea Orlando, una chiara scelta di campo (largo), titolava: “Regionali Liguria, avanti Orlando”. E il testo dell’articolo racconta che il vantaggio dell’ex quattro volte ministro e candidato del campo largo ristretto del centrosinistra dopo la purga quasi staliniana che ha escluso non solo i simboli, ma persino i candidati di Italia Viva dalla coalizione, è molto ampio. E anche la narrazione televisiva, delle agenzie di stampa e dei siti, ma anche delle televisioni nazionali con Enrico Mentana, che addirittura manda in onda in sovraimpressione l’andamento dello scrutinio seggio per seggio, con sorpassi e controsorpassi che nemmeno nella MotoGp fra Bagnaia e Martin.

Ma in realtà il “testa a testa” fra il sindaco di Genova Marco Bucci e Andrea Orlando è solo un’illusione ottica, un gioco di specchi che naufraga miseramente di fronte alle proiezioni, che sono basate su un campione statistico serio e che invece raccontano un’altra storia: la vittoria di Marco Bucci non è mai stata in discussione, se non nei sondaggi fatti girare da aree di centrosinistra nell’ultima settimana. Tanto che bastava ascoltare il sindaco di Imperia ed ex pluriministro, oltre che gestore della Forza Italia più di successo di sempre, Claudio Scajola - capace di portare nelle liste i maggiori intellettuali italiani, da Marcello Pera a Lucio Colletti, da Piero Melograni alla pattuglia radicale arrivata in Parlamento sotto le insegne azzurre – per sapere che Bucci avrebbe vinto facile qualche ora prima, mentre Primocanale dava in largo vantaggio Orlando e la maratona Mentana giocava alla suspence, con ospiti che a me piacciono moltissimo come Tommaso Labate, il migliore, o Alessandro De Angelis.

Le proiezioni sono andate tutte nella stessa direzione e bastava saltare un tasto del telecomando, dal 10 all’11, per trovare il sottoscritto su Telenord, insieme a Matteo Cantile a raccontare che non c’erano dubbi su quello che gli altri avrebbero raccontato qualche ora dopo. Non è che ci volesse un genio: se sono caricati i seggi di Crevari, per dire il regno della sinistra, e non quelli di Albaro, che è il quartiere più chic e benestante, i dati sono sfalsati. Del resto, è proprio qui, a TGN Today e a Incontri Liguria-Italia, la trasmissione voluta dall’editore di Telenord Massimiliano Monti per raccontare questa storia, che da una nostra domanda è nata la definizione vincente di Bucci: “Sarò il sindaco della Liguria”.

Contro Bucci, non serve nulla: non il ritorno della “gioiosa macchina da guerra”, non le polemiche su un campo di pallavolo troppo basso nel nuovo Waterfront disegnato su un progetto di Renzo Piano, peraltro rimandate al mittente dallo stesso presidente regionale del Coni; non le invenzioni su una svendita dello stadio, anche queste bloccate dalle parole di Genoa e Sampdoria che mettono nero su bianco il contrario di ciò di cui i sostenitori di Orlando - con in testa il segretario regionale del Pd Simone D’Angelo, una bravissima persona ma che si è lasciato andare la mano in campagna elettorale, con argomenti che avrebbero fatto passare Peppone come un progressista - accusava il Comune; non l’idea lanciata nel comizio finale dei leader del centrosinistra che chi vota centrodestra sia razzista e fascista.

Insomma, la campagna elettorale del centrosinistra è stata da museo degli orrori e degli errori di ciò che non si deve fare: demonizzazione dell’avversario, toni sbagliati, espulsione di tutto ciò che anche solo lontanamente profumava di centro, con l’illusione che qualche esponente ex Pd di Azione potesse in qualche modo mascherare lo schiacciamento a sinistra dell’alleanza. E invece, come spesso accade loro, Carlo Calenda e Matteo Richetti, il talent scout, si fa per dire, di questi ex Pd, hanno sbagliato i loro calcoli. E l’idea che dietro tutto questo massimalismo potesse esserci anche qualcosa di moderato è presto svanita.

La punta dell’iceberg del disastro che ha portato all’annientamento della candidatura di Andrea Orlando, è stato il suicidio di Elly Schlein, che su questa storie potrebbe perdere la segreteria. E’ vero che il Pd come lista è andato molto bene, ma è anche vero che il resto della coalizione ha sofferto, che le civiche con il nome di Orlando erano assemblate in modo del tutto disorganico e che la segretaria del Pd, che pure non ha mai sopportato Orlando, almeno così sussurrano in Transatlantico, ha completamente affossato la candidatura in Liguria, disfando di notte la tela pazientemente tessuta da Andrea di giorno. E la scelta della Schlein di cedere ai diktat di Giuseppe Conte e di non avere nessuno di Italia Viva in coalizione, è stata la tomba della candidatura di Orlando. Non solo per i voti venuti a mancare, una lista intera, ma anche per lo schiacciamento della coalizione verso una deriva massimalistica che pare essere senza fine.

Il resto ce l’ha messo Matteo Renzi, che è il vero vincitore di queste elezioni insieme a Bucci, Scajola, Piciocchi stesso, il sindaco della Spezia Pierluigi Peracchini, cioè tutti coloro che hanno avuto un ruolo nella scelta di Marco Bucci “sindaco della Liguria”. E non a caso, proprio ieri, si è fatto sentire in un lungo post, il leader di Italia Viva, che a livello ligure può contare su un’esponente di talento e secchiona come Raffaella Paita. Insomma, Orlando è stato tradito dai suoi, prima ancora di essere battuto da Bucci. E Bucci, anzi “il Bucci”, come lo chiama sempre sua moglie Laura Sansebastiano, lascia le chiavi del Comune a Piciocchi, che a questo punto è il candidato obbligatorio per il centrodestra, se la gioca ampiamente. Il voto di questi giorni è l’ennesima certificazione del modello civico più politico, che rafforza il centrodestra classico con altre forze, e che ha punito nell’urna proprio chi invece ha trasformato in nazionale la campagna elettorale, come la presidente del Consiglio Giorgia Meloni che incassa un brutto risultato per Fratelli d’Italia, pesantemente ridimensionata. Vince invece la Lega con Edoardo Rixi che porta Matteo Salvini “in residenza” per una settimana. E ha perfettamente ragione. Così Bucci ha rimontato da meno otto alla vittoria.

Massimiliano Lussanadi Massimiliano Lussana   
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