[Il ritratto] “Salvini non è un razzista”. Così Scamarcio è diventato il paladino del governo del cambiamento
In passato ha votato prima Bertinotti e poi Pd. Ma non troppo tempo fa, da Lilli Gruber, rese pubbliche dichiarazioni di grande elogio per Alessandro Di Battista. Nel 2012 si presentò a sorpresa sotto la sede del Partito Democratico al Nazareno: «Dissi a Bersani che il "ce lo chiede l’Europa" non aveva senso, che doveva battere i pugni sul tavolo della Ue e minacciare di andarsene»
Su Wikipedia l’hanno già iscirtto alla Lega. Probabilmente non è proprio così. Ma Riccardo Scamarcio è diventato uno dei mentori di questo governo, e non da ieri, applaudito appassionatamente da Primato Nazionale per le sue «coraggiose, dissenzienti affermazioni». A Un giorno da Pecora, seguitissima trasmissione radio della Rai, l’attore, nato ad Andria e cittadino onorario di Polignano a Mare, diventato un sex symbol grazie a Tre metri sopra il cielo di Federico Moccia, aveva preso ferma posizione, a governo appena partito, nei giorni caldi di Acquarius, sostenendo che «Salvini non è un razzista» e che «la chiusura dei porti è una semplificazione, non diciamo cose che non sono corrette. C’è stata una protesta dell’Italia che ha prodotto due incontri bilaterali, con Francia e Germania. Non sono d’accordo che Malta, primo porto che avrebbe dovuto accogliere quella nave, poi non l’abbia fatto». E noi, ha aggiunto, «non è che non l’abbiamo accolta. Abbiamo sollevato un problema verso altri Stati Europei».
Per questo, ha dichiarato Scamarcio, «non sono assolutamente d’accordo con chi semplifica dicendo che questo sia un governo razzista. A tutti i pensatori di sinistra che si fanno abbindolare dalla stampa mainstream dico che all’interno di questo governo ci sono persone che hanno sempre votato a sinistra, che sono degli intellettuali, e che si sono candidati con Lega e Movimento Cinque Stelle». Allora, non è un governo di destra?, gli hanno chiesto. E lui, «no», ha risposto, «è un governo che ingloba anche una larga parte di pensiero nazionalista, nel senso più nobile del termine». E se questa è la frase che ha indotto Primato Nazionale a fargli il panegirico, il resto dell’intervista deve aver convinto Wikipedia a schierarlo ipso facto con la Lega.
I conduttori gli chiedono se ha votato Salvini o Di Maio. «Sì», afferma Scamarcio. «Uno dei due». Quale?, insistono. «Non ha importanza». Allora, arriva la domanda trabocchetto: Ma lei tra il reddito di cittadinanza e la flat tax cosa preferisce? «Meglio la flat tax». Che, onestamente, non vuol dire che per forza uno che ha votato grillino non debba preferire l’idea leghista per l’economia (facciano un sondaggio e scopriranno che la maggioranza del Paese sceglie la flat tax), visto pure che tra reddito di inclusione e altre misure simili, compresa la cassa integrazione, non è che il provvedimento dei Cinque Stelle non abbia già qualche patrigno, mentre la flat tax sarebbe del tutto innovativa. Wikipedia però lo arruola già: nel 2018 ha dichiarato di aver votato Lega e di essere d’accordo con la flat tax. Può anche essere, per carità. Ma Riccardo Scamarcio non è un tipo così facile da etichettare. «Io sono anarchico dentro», diceva al Corriere della Sera un anno fa. «Contesto le regole, contesto lo Stato. Ma se, come ora, lo Stato è crollato, io che attacco? Ora, paradossalmente, sono un ananrchico in cerca dello Stato». E’ un attore che fa politica, che l’ha sempre fatta, come insegnano tanti altri prima di lui, da Grillo a Reagan, con un gusto abbastanza marcato per la scelta spiazzante, di chi scompiglia le carte piuttosto che andare controcorrente.
Scamarcio a scuola arrivò persino a cacciare il preside da un’assemblea: «Ero impetuoso. Non potevo andare d’accordo con un luogo di disciplina». A scuola non è che brillasse tanto. Prese a fatica il diploma da ragioniere. E poi a Roma abbandonò la Scuola d’arte drammatica. Da attore riuscì lo stesso a sfondare, cominciando da piccole parti, come quella ne La meglio gioventù. Siccome è bello e ha uno sguardo intenso, il successo gli arrise prima grazie a questo, e poi se lo confezionò con i meriti, che non sono solo quelli della buona recitazione. E’ intelligente e originale. Ha sempre avuto delle idee. Non è solo un attore. E la passione per la politica non gli è nata ieri. Nel 2012 si presentò a sorpresa sotto la sede del Partito Democratico al Nazareno: «Dissi a Bersani che il "ce lo chiede l’Europa" non aveva senso, che doveva battere i pugni sul tavolo della Ue e minacciare di andarsene». L’Europa è un suo nemico politico da sempre: «Sembra che in Europa siamo gli unici che dobbiamo rispettare le regole». E un’altra volta: «La verità è che non c’è una vera politica europea. C’è solo una unione monetaria e finanziaria europea».
Però, c’è una sua dichiarazione agli atti che alla fine lo rende anarchico anche verso questo governo: «Il primo che presenta la nazionalizzazione delle banche in crisi e investe sulla cultura becca il mio voto». Ora la nazionalizzazione delle banche può essere nel programnma dei Cinque Stelle. Ma nel contratto di Lega e M5S non solo non è nominata neanche una volta la parola cultura, ma da come hanno governato nelle loro città, si può dire con certezza che i grillini preferiscono tagliare lì che altrove. Per questo forse ha scelto la Lega? In passato ha votato prima Bertinotti e poi Pd. Ma non troppo tempo fa, da Lilli Gruber, rese pubbliche dichiarazioni di grande elogio per Alessandro Di Battista: «Ho ascoltato alcuni suoi interventi in Parlamento e devo dire che raramente ho sentito parlare un deputato in quel modo, cioé mettendo al centro questioni vitali e serie che dovrebbero essere all’ordine del giorno sui quotidiani italiani».
Poi, sempre in quell’occasione, difese a spada tratta la Raggi. «Roma male amministrata? Io non ho notato nessuna differenza». La Gruber lo punzecchiò subito: «Quindi è sempre male amministrata. Diciamo che non hai fatto un complimento alla sindaca». Scamarcio: «Sicuramente ci sono problemi gravi, ma perchè dobbiamo sempre riportare la questione in negativo? Il New York Times ha scritto che Roma è invasa dai topi. Ma voi siete mai andati a New York? Al semaforo di East Village, a Manhattan, aspettio che scatti il verde e vedi le pantegane». Gruber: «Abbiamo capito che forse Scamarcio voterà Cinque Stelle». «Scusami, perché dici questo?», ribatte lui. Lilli: «Scherzo». E Scamarcio: «Io parlo delle cose positive, mi soffermo sulle cose che uniscono, non che dividono». Anche quella volta alla fine aveva preferito non confessare. Ma voi siete così sicuri, come Wikipedia, che sia per la Lega? Forse ha ragione lui. Non importa. L’unica certezza è che gli piace questo governo. Per adesso è un suo pasdaran. Per adesso.