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Sangiuliano resiste altre 24 ore e poi Meloni lo sostituisce con Alessandro Giuli, l'intellettuale di destra che voterebbe per i democratici americani

Sangiuliano viene accompagnato alla porta, dopo aver provato a ripetere che non avrebbe mollato per alcuna ragione. Su queste note l’ex ministro scrive una lettera

Giuseppe Alberto Falcidi Giuseppe Alberto Falci   
Sangiuliano resiste altre 24 ore e poi Meloni lo sostituisce con Alessandro Giuli, l'intellettuale...

È riuscito a resistere per 24 ore. Poi ha dovuto cedere le deleghe, il ministero. Per porre fine a una storia che lo ha travolto. Gennaro Sangiuliano rassegna le dimissioni «irrevocabili» poco prima di sera. Insostenibile tenere il punto. E lo era ancor più insostenibile per Giorgia Meloni che da giorni si occupa del caso Boccia-Sangiuliano tralasciando i dossier principali: la manovra di bilancio, il consiglio dei ministri del 10 settembre. Sangiuliano viene accompagnato alla porta, dopo aver provato a ripetere che non avrebbe mollato per alcuna ragione. Su queste note l’ex ministro scrive una lettera alla presidente del Consiglio mettendo a verbale il passo indietro.

"Ti ringrazio per avermi difeso con decisione, per aver già respinto la prima richiesta di dimissioni, e per l'affetto che ancora una volta mi hai testimoniato" è l’incipit di una missiva in cui l’ex ministro prova a togliersi alcuni sassolini dalle scarpe: «È in gioco la mia onorabilità e giudico importante poter agire per dimostrare la mia assoluta trasparenza e correttezza, senza coinvolgere il governo. Sono fiero dei risultati raggiunti sulle politiche culturali in questi quasi due anni di governo".

Dopodiché elenca i principali obiettivi ottenuti, dall'apertura dei musei durante le ferie alle grandi mostre. "Questo lavoro - sottolinea - non può essere macchiato e soprattutto fermato da questioni di gossip. Le istituzioni sono un valore troppo alto e non devono sottostare alle ragioni dei singoli. Io ho bisogno di tranquillità personale, di stare accanto a mia moglie che amo, ma soprattutto di avere le mani libere per agire in tutte le sedi legali contro chi mi ha procurato questo danno, a cominciare da un imminente esposto alla Procura della Repubblica, che intendo presentare". E ancora: «Mai un euro del ministero è stato speso per attività improprie. L'ho detto e lo dimostrerò in ogni sede. Non solo. Andrò fino in fondo per verificare se alla vicenda abbiano concorso interessi diversi e agirò contro chi ha pubblicato fake news in questi giorni».

Se questo  è il contenuto della lettera, poi c’è la politica. Meloni ha fretta di chiudere questo caso che a suo avviso ha provato un danno di immagine all’esecutivo. Non a caso a Palazzo Chigi attendono i primi report dei sondaggi per comprendere quanto l’affaire Boccia-Sangiuliano abbia allontanato il popolo del centrodestra. Certo, bisognerà capire cosa sia successo in questi mesi, quante informazioni riservate siano finite nelle mani della signora Boccia, se ci sia stato o meno una “manina” dietro al Sangiuliano’s gate. E ancora: Maria Rosaria Boccia detiene documenti che riguardano il ministero e Sangiuliano?

Sia come sia, Meloni guarda avanti e sceglie Alessandro Giuli come successore del ministro uscente. Un profilo che era già in cima alla lista dell’inquilina di Palazzo Chigi nei giorni della formazione del suo governo. Poi alla fine prevalse Sangiuliano e Giuli venne nominato presidente del Maxxi, forse perché il primo avrebbe dato più garanzie oltre i recenti della destra. A distanza di poco di due anni Giuli, classe ’75, romano, un padre che era iscritto al Movimento sociale italiana, una mamma che votava Democrazia cristiana, e lui cresciuto nella destra, come raccontato in una recente intervista al Corriere della Sera.

Un passato che non nasconde e che è stato preso di mira dai detrattori ma che racconta così: "Mi sono iscritto al Fronte della gioventù a quattordici anni, poi anche un’esperienza nella destra extraparlamentare. Fatta tutta la trafila, saluti romani, botte date e prese, il cammino verso l’idea dello sfondamento a sinistra della segreteria di Pino Rauti. Poi ho capito che lo sfondamento era più che altro “della sinistra” o “da parte della sinistra” e ne ho tratto le dovute conseguenze". Arriva al giornalismo per caso, dopo gli studi di filosofia ma senza prendere la laurea: inizia con una sostituzione estiva al Vespina, l’agenzia di Giorgia Dell’Arti. Si accorge di questo ragazzo Giuliano Ferrara che lo porta con sé al Foglio dopo avergli chiesto: "Ma tu sei berlusconiano?". E lui: "No". E allora Ferrara: "Sei assunto".

Al Foglio scala tutte le posizioni fino a diventare condirettore  ed è fra i brillanti di un quotidiano che tiene al suo interno anche un’anima di destra rappresentata da lui e Pietrangelo Buttafuoco. Dopodiché la separazione dal quotidiano di Giuliano Ferrara perché quest’ultimo gli preferì Claudio Cerasa alla direzione. Va a dirigere Tempi, collabora con la Rai, è ospite di diversi talk televisivo dove si distingue per i ragionamenti colti e raffinati. Fino alla nomina al Maxxi. Punto di riferimento culturale per la destra meloniana, animatore di Atreju, stimato anche nel campo del centrosinistra, fors’anche per le posizioni fuori linea, come quando recentemente ha dichiarato che negli Stati Uniti voterebbe per i democratici. Infine, si arriva alle ultime ore, alla chiamata dell’inquilina di Palazzo Chigi: "Alessandro, tocca a te". Ora inizia il bello. Ed inizia il bello per un governo che dovrà affrontare un autunno che sta per iniziare nel peggiore dei modi.

Giuseppe Alberto Falcidi Giuseppe Alberto Falci   
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