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Open Arms: Salvini salvo e il governo pure, per ora. Aria pesante fra giudici ed esecutivo

Il leader del Carroccio rischiava una condanna fino a sei anni per sequestro di persona. Ma il fatto non sussiste, e lui rilancia, contro i "gufi"

Giuseppe Alberto Falcidi Giuseppe Alberto Falci   
Salvini assolto con la sua avvocata, la senatrice Bongiorno (Ansa)
Salvini assolto con la sua avvocata, la senatrice Bongiorno (Ansa)

Matteo Salvini è stato assolto perché il fatto non sussiste.  E proprio per questo motivo, scolpisce il leader della Lega rispondendo a caldo alle domande di Bruno Vespa, «ora bisogna pensare anche alla giustizia di domani, io ho le spalle larghe, anche in caso di condanna sarei andato avanti ugualmente. Ma se penso che 1000 italiani ogni anno vengono arrestati ingiustamente ma non hanno i soldi per un avvocato e perdono lavoro, affetti e vita. Bisogna ripensare ai tempi e ai modi della giustizia».

Un grande sospiro di sollievo

Poco dopo le 19.30 il verdetto dei giudici di Palermo fa esplodere di felicità l’aula. Una sentenza che segna un prima e un dopo nella carriera del vicepresidente del Consiglio e leader del Carroccio. Di sicuro, rafforza la sua leadership che sarebbe potuta uscire indebolita da un verdetto di condanna.  Cadono le accuse di sequestro di persona e rifiuto di atti di ufficio al processo per la vicenda della nave spagnola Open Arms. Il leader della Lega abbraccia chi gli capita, si guarda intorno, cerca con gli occhi la fidanzata Francesca Verdini. Lei, la figlia di Denis è in lacrime, lo raggiunge e si lasciano andare in un lungo abbraccio. L’avvocato Giulia Bongiorno è commossa. «Siete stati tutti bravi», dice il vicepremier. E ancora: «Vince la Lega, vince l’Italia. Chi pensava di usare i migrati per fare politica ha perso e torna in Spagna con le mani in saccoccia». Tira un sospiro di sollievo il ministro delle Infrastrutture.

La gioia del Carroccio

Aver battagliato fino alla fine è stato premiante. «Ha vinto il buon senso, oggi è un giorno meraviglioso». Un giorno di festa a via Bellerio. I capigruppo di Camera e Senato, Riccardo Molinari e Massimiliano Romeo diffondono una nota: «Matteo, Matteo. Il coro che si è alzato in aula appena appresa la notizia dell'assoluzione rende l'idea di quanto tutta la Lega sia felice in questo momento. Difendere i confini del nostro Paese non è un reato, ma un diritto-dovere. E Matteo Salvini nell'esercizio delle sue funzioni di ministro ha fatto quello che gli italiani gli hanno chiesto. Giustizia è fatta».

Ecco la senatrice Bongiorno, nella veste di difensore del vicepremier,  che dichiara ai cronisti: «Si tratta di una sentenza di assoluzione perché il fatto non sussiste, con il primo comma dell'articolo 530. I giudici hanno scelto la formula piena. Non c'è una prova contraddittoria ma c'è una prova piena che non sussiste alcun reato». Il telefono di Salvini ribolle. Gli scrivono tutti: i governatori del Nord, da Zaia a Fontana e Fedriga, il patriota Orban, Giorgia Meloni. «Grande soddisfazione per l’assoluzione del vicepresidente e ministro Matteo Salvini nel processo Open Arms. Un giudizio che dimostra quanto fossero infondate e surreali le accuse rivoltegli» è la riflessione dell’inquilina di Palazzo Chigi. Accuse che risalivano ai tempi del governo Conte 1 quando la Lega era seduta al governo con i 5Stelle. Non è un caso se il leader del M5s non perde tempo a diffondere una nota: «I giudici  sono un potere autonomo, è bene che tutte le forze di centrodestra lo tengano ben presente quando pensano di aver ragione e quando hanno un'opinione contraria.

Schlein: "Restiamo sulla nostra linea"

Prendiamo atto di questa sentenza, va rispettata e potrà essere commentata quando sarà depositata. Io quel che ho detto l'ho detto da testimone». Interviene anche Elly Schlein: «La nostra critica alle scelte di Meloni e Salvini oggi come ieri è tutta politica e non cambia di un millimetro perché è sulla politica che li batteremo. Le sentenze si rispettano sempre, a differenza di quanto fa la destra, e la nostra dura opposizione alle loro scelte continuerà». Una giornata lunghissima, quella di Salvini. Che inizia al mattino a Palermo al fianco della fidanzata. Raccontano che la notte prima  del processo non è  stata facile prendere sonno per il vicepremier. «Una notte insonne, Matteo non ha chiuso occhio - confida un parlamentare vicino - ma allo stesso tempo  è  sempre stato convinto che sarebbe stato assolto». Salvini passeggia per le vie del centro di Palermo, si accomoda in un noto ristorante di via Principe di Belmonte. Al tavolo anche il sottosegretario Claudio Durigon e il deputato Nino Germanà. Il vicepresidente del Consiglio rischia fino a sei anni di reclusione. «Rifarei tutto, ho difeso i confini dai clandestini» dice ai cronisti.

Le accuse, andate a vuoto

I pubblici ministeri Marzia Sabella, Geri Ferrara e Giorgia Righi lo accusavano di sequestro di persona e di rifiuto di atti d’ufficio: “Nell’agosto 2019 – hanno detto nella requisitoria – da ministro dell’Interno aveva l’obbligo di rilasciare senza indugio alla nave dell’Ong Open Arms il place of safety, il porto sicuro, per 147 migranti soccorsi nel Canale di Sicilia. Invece, lasciandoli a bordo agì intenzionalmente e consapevolmente in spregio delle regole». La difesa del leader della Lega è affidata a Giulia Bongiorno, senatrice del Carroccio e super avvocato: «Open Arms bighellonava in mezzo al mare – ha accusato in udienza – mentre i migranti potevano scendere liberamente e Salvini difendeva i confini». Sia come sia il leader della Lega per l’intera giornata si dice  «orgoglioso di quello che ho fatto, ho mantenuto promesse fatte,  ho contrastato l'immigrazione di massa. Qualunque sia la sentenza per me oggi è una bella giornata perché sono fiero di avere difeso il mio Paese».

Difendersi nel processo, non dal processo

La camera di consiglio si riunisce per ore e scioglie la riserva poco prima dei tg delle 20.  Innocente o colpevole? Salvini era pronto a qualsiasi scenario. Non a caso aveva attivato la macchina per una mega manifestazione a sua difesa nelle prossime ore. Non servirà. Arriva un’assoluzione perché il fatto non sussiste. Un’assoluzione che  segue quella di Matteo Renzi. Il leader di Italia viva commenta così il verdetto di Salvini: «Meglio così, è giusto e doveva finire così. La nostra posizione è sempre stata che occorre difendersi nel processo non dal processo». Tutto finito? Per Salvini sì. Conseguenze per il governo? Il quadro politico dovrebbe restare immutato. O almeno sembra così. Il condizionale è d’obbligo quando si maneggia la politica. «I gufi - sussurrano i salviniani - possono tornare a riposare». Il riferimento è a chi vorrebbe spodestare Salvini dalla segreteria della Lega. I nordisti, ad esempio, gli remano contro ma nelle ore successive all’assoluzione con formula piena esaltano il risultato del Capitano. «Giustizia è fatta» è la formula utilizzata dal governatore del Veneto, Luca Zaia. E, ospite di Bruno Vespa a Cinque Minuti, il leader della Lega rincara la dose: «È stato sancito il principio che difendere i confini non era un reato ma assolutamente un mio dovere». Segreteria salva, postazione di governo pure, e a questo punto nessuno scossone, forse, nell’esecutivo.

Giuseppe Alberto Falcidi Giuseppe Alberto Falci   
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