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[La polemica] Salvini e il selfie con i Rom. Li vuole cacciare ma due mesi fa è andato a cercare i loro voti

Ora il ministro dell’Interno Salvini annuncia una schedatura di massa degli zingari, Rom, sinti. Insomma tutti gli “appestati” che la Lega vorrebbe cacciare. I populisti italiani sono un cantiere in costruzione che anche gli altri paesi europei dovrebbero studiare. Per non cadere negli stessi nostri errori.

Guido Ruotolodi Guido Ruotolo, editorialista   
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Sorride il segretario della Lega, Matteo Salvini. È il 16 aprile, e a Termoli come in tutto il Molise si vota per le Regionali. Ha appena concluso il comizio in piazza e sorride, il leader del Carroccio, mentre si concede a un selfie. A chiederglielo sono tre donne Rom (come documenta il sito locale Primonumero).

Due mesi dopo, il ministro dell’Interno Salvini annuncia una schedatura di massa degli zingari, Rom, sinti. Insomma tutti gli “appestati” che la Lega vorrebbe cacciare. E infatti Salvini a denti stretti precisa che i non italiani saranno tutti espulsi e gli italiani “purtroppo” dobbiamo tenerceli.

Ma come si fa fotografare con tre “zingare” prima del voto e adesso le vuole schedare e cacciare? E perché mai meravigliarsi? Era il 7 maggio del 2009, neppure dieci anni fa, quando il deputato della Lega Matteo Salvini «da milanese che prende il tram - si legge in una cronaca dell’epoca di Repubblica - ha proposto le carrozze della metropolitana per soli milanesi». Dieci anni dopo, il politico che vuole rappresentare non più solo il Nord ma tutto il Paese, vuole cacciare i Rom.

Che brutta sensazione, ieri. È come se tutto si tenesse. Prendiamo gli striscioni di Forza Nuova contro il “cretino” Mario Balotelli che si è speso contro il razzismo. O le scomposte provocazioni del web contro lo scrittore Roberto Saviano, che non merita la scorta perché si esprime contro il governo. O gli agguati sempre sul web contro gli amministratori locali che non sono leghisti o grillini.

Tutto questo dovrebbe produrre un allarme democratico. Lasciamo stare i dubbi sui giornalisti-scrittori “divi” dell’Antimafia che dovrebbero fare autocritica. Lasciamo stare perché non c’è spazio e tempo per una riflessione vera sui guasti di questo circuito informativo che sopravvive autolegittimandosi.

Quando dei killer del web chiedono la testa di Saviano non c’è spazio per discutere con Saviano di certe sue forzature. Bisogna esprimergli solidarietà perché gli contestano il diritto di esprimersi, di criticare. In sintesi, di parlare.
In questo clima così preoccupante per il protagonismo di Salvini che surclassa il premier Conte e il ministro Di Maio, i sondaggi confermano l’ascesa della Lega che per la prima volta diventa primo partito scavalcando i Cinque Stelle.
Si gonfia il consenso del Carroccio mentre sono ammutoliti tutti gli altri, alleati e opposizioni.

Colpisce la capacità di Matteo Salvini di dimostrare di essere in sintonia con la pancia del Paese. Fosse anche il diavolo una parte del Paese l’assolve e gli dà la delega a governare. E quel ceto intellettuale, la cosiddetta borghesia pensante, le stesse classi dirigenti e l’opinione pubblica in grado di fare “massa critica” si sono dissolti come la neve al sole. Si sono ritirati.

Il rapporto tra governati e governanti è oramai diretto, non più filtrato da una opinione pubblica, i media, gli stessi partiti. I populisti italiani sono un cantiere in costruzione che anche gli altri paesi europei dovrebbero studiare. Per non cadere negli stessi nostri errori.

Guido Ruotolodi Guido Ruotolo, editorialista   
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