Salvini in missione a Mosca. "Bisogna fare ogni sforzo per la pace". Il gelo del governo

Potrebbe partire già domani. Contatti con Russia Unita, il partito di Putin. La notizia diffusa sulla chat interna del partito. Preoccupazione tra i parlamentari della Lega. Ancora pesa la figuraccia fatta in Polonia l’8 marzo. Estranei Berlusconi e Forza Italia. Tutti i rischi. Per l’immagine dell’Italia. E per la vera soluzione finale

Matteo Salvini (Ansa)
Matteo Salvini (Ansa)

La preoccupazione è tanta. E’ finita in un massacro d’immagine una semplice missione umanitaria - era l’8 marzo, a guerra appena iniziata - al confine della Polonia con un sindaco mandato a burlarsi con tanto di T-shirt. Figurarsi cosa può succedere in una missione di pace direttamente a Mosca non con Putin bensì con i dirigenti del suo partito, Russia Unita. Un errore adesso, e chiunque si può scordare - molto probabilmente - di fare il premier in un paese fondatore dell’Europa e della Nato.

Eppure lui non si ferma. Potrebbe partire già domani. Destinazione, Mosca. “Bisogna fare ogni sforzo per la pace. Se c’è bisogno di andare a piedi a Kiev o a Mosca, io lo faccio” scandisce bene le parole Matteo Salvini. E’ venerdì sera, il leader della Lega è sul palco di una manifestazione elettorale a Erba.  Salvini dice: “Se continuiamo a mandare armi la guerra non finisce più, è il momento di lavorare per la pace, perché se la guerra va avanti, muoiono lì, muoiono di fame in Africa e in Asia, chiudono le fabbriche”.

La notizia fa il giro del mondo lanciata da tutte le agenzie con tanto di crocette che significano “urgenza”. E anche stupore perché, diciamola tutta: che Matteo Salvini vada a Mosca adesso è una scelta legittima ovviamente ma irresponsabile visto che la Lega è in maggioranza e il governo Draghi ha scelto di stare fin dall’inizio con l’Europa e con la Nato. Portando avanti il più classico dei doppi binari: da una parte si sostiene il paese aggredito fornendo armi perché solo con le armi è stato fermato il progetto espansionista di Mosca ai danni di un paese autonomo e indipendente; dall’altra si lavora in modo costante sul tavolo della diplomazia per il cessate il fuoco e una conferenza di pace.

La propaganda di Mosca. Per dividere

Putin ha sempre mantenuto in questi mesi contatti con i leader Ue, nessuno però è andato in visita a Mosca. Neanche gli è venuto in mente. Il motivo è semplice: il Cremlino usa ogni mezzo e occasione per provare a dividere, rompere e fare breccia nel muro compatto dell’Unione europea e della Nato che fin dal 24 febbraio hanno scelto da che parte stare e in che modo. Ci ha provato anche giovedì nella telefonata con Draghi:  la telefonata del premier italiano finalizzata allo sblocco dei porti per liberare tonnellate di grano  è diventata, nella narrazione di Mosca, la telefonata in cui Putin ha rassicurato l’Italia sulle forniture di gas. Una sottile e diabolica propaganda basata su un fatto vero - Draghi ha cercato il contatto con Putin -  ma veicolata da Mosca (che lo ha fatto prima di Mosca) raccontando solo una parte del colloquio - il gas - e in un modo quasi da far capire che all’Italia viene riservata una corsia privilegiata. Draghi è dovuto intervenire subito in conferenza stampa per ristabilire la verità dei fatti e mettere in fila le cose per come erano andate. Cosa potrà succedere se Matteo Salvini, con tutto il rispetto, va a Mosca dicendo “pace a tutti i costi”?. Quale uso propagandistico potrà fare il Cremlino della visita di un ex ministro dell’Interno? Quali danni potrà fare tutto questo circa la tenuta del blocco europeo? Salvini dice: “Draghi ha fatto bene a chiamare Putin e io ce la sto mettendo tutta. Ma già sento i ritornelli della sinistra perché se dice di andare a Mosca qualcuno che va bene al politicamente corretto, allora è una grande operazione di pace. Se ci va Salvini chissà cosa succede, però abbiamo le spalle larghe e bisogna solo tirare dritto”.

Il messaggio ai parlamentari

La trasferta è in fase ancora di organizzazione ma la partenza potrebbe essere già domenica. Ancora oscuri termini e dettagli della trasferta così come gli incontri che potrebbe fare. Certamente non pare un caso che la missione sia stata fatta trapelare il giorno dopo la telefonata di Mario Draghi e Vladimir Putin, come se il capo della Lega attendesse una sorta di lasciapassare. Di sicuro, se ieri Salvini ne ha parlato in pubblico e non solo, vuol dire che il viaggio è già tutto organizzato nei dettagli.

E’ successo tutto ieri. Salvini ha scritto un messaggio nella chat di parlamentari e dirigenti leghisti. “Dopo un lavoro di settimane e a tutti i livelli, e ormai entrati nel quarto mese di guerra, si sta aprendo la possibilità di incontrare, per parlare di cessate il fuoco, forniture di grano e ritorno al dialogo, rappresentanti dei governi di Russia e Turchia, nonché rappresentanti di altri governi e istituzioni internazionali” ha scritto il leader della Lega. “Qualora la possibilità si facesse concreta, nelle prossime ore ne parlerò direttamente coi vertici del Movimento e delle istituzioni - spiega -. Ritengo che ogni iniziativa diplomatica che riporti al tavolo le parti in conflitto vada perseguita, nella scia dei colloqui con Putin e Zelensky avuti nelle ultime ore dal premier Draghi. Ovviamente, quando a muoversi è la Lega, da sinistra (e non solo) le polemiche non mancano, è così da sempre. Ma quando in ballo ci sono milioni di vite e di posti di lavoro da salvare, in Ucraina, in Africa e in Italia, nessuna iniziativa va esclusa a priori”.

“Viaggio possibile"

Da via Bellerio in serata si prende tempo e si parla di viaggio “possibile”. Qualora l’eventualità diventasse più concreta, Salvini “informerà il presidente Draghi e ne parlerà con i vertici della Lega”, si sottolinea. Altre fonti del partito confermano che l'organizzazione del viaggio è allo stadio finale e che la partenza, con i controlli sanitari necessari - per esempio i tamponi Covid-19 -, sarebbe prevista per domenica. Altrettanto certo è che Silvio Berlusconi, un tempo legato da uno stretto rapporto di amicizia con Putin, non avrebbe avuto alcun ruolo nell'organizzazione di questa trasferta. D'altronde, il Cavaliere non avrebbe certo bisogno di ambasciatori con Putin o con il governo russo. Anzi, da Forza Italia, reduce una settimana fa, da un qui-pro-quo su quale linea tenere con l’Ucraina e la Russia con tanto di fuga in avanti del Cavaliere poi smentita, si sottolinea che il partito e i suoi vertici sono “del tutto all’oscuro di questa iniziativa”. E che l’unico appuntamento in calendario di Berlusconi è il congresso del Ppe martedì a Rotterdam. Forza Italia è “filo europeista, atlantista e amica degli Stati Uniti” come ha precisato il Cavaliere settimana scorsa dal palco di Napoli.

La freddezza della Farnesina

La notizia del viaggio sembra essere accolta con una certa freddezza sia a palazzo Chigi che, a maggior ragione, alla Farnesina. Tra i governisti della Lega è circolata subito la voce che “qualora l'eventualità diventasse più concreta, Matteo Salvini informerà il Presidente Mario Draghi”. Anche la Farnesina è all’oscuro di tutto: “Non ci è stata fatta alcuna comunicazione, non siamo a conoscenza di alcun viaggio”.  In generale si può dire che in ambienti di governo questa ipotesi non è stata accolta con grande favore. Non solo: se la visita a Mosca dovesse realizzarsi “si tratterebbe di una iniziativa autonoma, dal vago sapore elettoralista, comunque distinta dai canali ufficiali e che potrebbe creare qualche intralcio all'iniziativa diplomatica”. Perché se Putin è molto abile a giocare su più tavoli quanto invece ne serve una solo, in questo momento Salvini sta offrendo a Putin l’ennesimo tavolo con ci alzare nebbie e polveroni. Confermati intanto tutti i comizi di sabato. leghista, previste per domani, in Lombardia ed Emilia.

I precedenti

La prima critica, e anche la più dura, arriva da Enrico Letta. “Salvini ha annunciato che andrà a Mosca, non mi stupisce, mi stupisce anzi che arrivi così tardi l'annuncio: va dove naturalmente gli batte il cuore, fin dall'inizio - ha detto sferzante il segretario dem -. Torna dove è sempre stato, non sono stupito che voglia andare a Mosca perchè considera quel luogo un luogo dove è per lui naturale andare”. Se questa missione dovesse andare in porto, a pochi giorni dalle amministrative, si tratterebbe della seconda iniziativa diplomatica dopo quella sfortunata dell'8 marzo. In quella occasione Salvini venne contestato alla stazione Przemysl, la cittadina ad una decina di chilometri al confine con l'Ucraina, dal sindaco della città Wojciech Bakun che prima ringraziò l'Italia, quindi, davanti alle telecamere, mostrò una maglietta con il volto di Putin. E rivolgendosi a Salvini  disse: “Io non la ricevo. Se vuole però può venire con me al confine ,a condannarlo”. Ha impiegato più di un mese i leader della Lega per passare oltre questa figuraccia. Un mese fa  il leader leghista era stato al centro di una polemica giornalistica dopo che alcuni organi di stampa avevano dato per imminente la sua partenza per Mosca. Lui stesso smentì seccamente, comunicando di non aver mai nemmeno chiesto il visto e “di non sapere nemmeno” dove si trovasse il suo passaporto. Un mese dopo è tutto pronto. In attesa di Salvini, la diplomazia continua a fare il suo corso.

La telefonata Draghi-Zelensky

Dopo Putin, ieri Draghi ha sentito al telefono il presidente ucraino Volodymyr Zelensky. “Sblocchiamo i porti insieme” ha detto il Presidente ucraino apprezzando l’iniziativa del premier italiano che ha messo al centro dell’azione diplomatica l’apertura della cosiddetta “via del grano”, cioè 22 milioni di tonnellate di cereali bloccati nei silos e nei cargo che rischiano di andare a male. E di affamare interi popoli. Qualche “spiraglio” lascia pensare che  una soluzione di compromesso possa presto essere trovata.  E’ una questione di logica e di geopolitica. Tra Mosca e Kiev continua il rimpallo delle responsabilità sulle mancate esportazioni dei cereali dai porti chiusi dalla guerra.

“L'Ucraina deve sminare i porti”  per consentire il passaggio delle navi, ha di nuovo attaccato il presidente russo parlando a sua volta con il cancelliere austriaco, Karl Nehammer. Per Zelensky, invece, è Mosca a costringere gli ucraini a tenere fermi “22 milioni di tonnellate di grano nei silos” ostacolando le principali rotte di esportazione sul Mar Nero e il Mar d'Azov, quest'ultimo ormai completamente sotto il controllo dei russi. Secondo l'amministrazione militare di Odessa la Russia ha disseminato nel Mar Nero tra le 400 e le 500 vecchie mine sovietiche che, strappate dalle ancore quando il mare è agitato, vanno alla deriva rendendo impossibile la navigazione. Zelensky continua soprattutto a chiedere armi. "Dai nostri partner ci aspettiamo ulteriore sostegno per la difesa”. Ad esempio i lanciarazzi multipli Mlrs. E chiede sanzioni, accusando l’Europa di non agire con la decisione che sarebbe necessaria.