[Il retroscena] Salvini vuole fare bingo con la legittima difesa. E i Cinque Stelle vanno nel panico

Salvini corre per incardinare al più presto anche il decreto sulla legittima difesa sul quale ci sono ampie divergenze con i grillini. Mentre il decreto sicurezza ancora non arriva al Quirinale e sul provvedimento per Genova è scoppiato il caos

[Il retroscena] Salvini vuole fare bingo con la legittima difesa. E i Cinque Stelle vanno nel panico

“Vuole tutto e subito”. Non appena si è saputo che la prossima settimana il Senato avvierà in Commissione Giustizia la discussione della proposta di legge per la legittima difesa, in casa Cinquestelle sono tornati i sospetti. “Non ha ancora incassato il Dl Sicurezza e già alza la posta?”, si chiedono i parlamentari. Eppure nonostante la contrarietà del Movimento 5 stelle, mascherata da “richiesta di approfondimenti e pareri”, il relatore Andrea Ostellari, ieri, ha comunicato che  sarà avviata la discussione generale e comincia il percorso per definire un provvedimento da cui partire tenendo conto degli otto diversi disegni di legge di iniziativa parlamentare già depositati praticamente da tutti i partiti. Matteo Salvini darà la precedenza al suo, al quale sta lavorando da tempo il suo sottosegretario Nicola Molteni. 

Il segretario della Lega ha forzato i tempi anche sul decreto - che ha ricevuto il plauso del centrodestra - e aspetta che i sondaggi portino i frutti sperati, con la legittima difesa si preparava a fare bingo. “Potrebbe portarci al voto e dire di avere fatto tutto in tre mesi”, diceva sconsolato un pentastellato ieri sera. Il panico in casa pentastellata è aumentato quando, ieri pomeriggio, la Ragioneria generale dello Stato ha fermato il decreto Emergenze. Un mese e dieci giorni dopo il crollo di Genova, ancora uno stop. “Manca la relazione illustrativa”, la spiegazione. E non erano nemmeno indicate le coperture finanziarie, quotate semplicemente “xxx”, come anticipato da Tiscali. Aiuti alle aziende, le misure sull'area del porto e della zona franca, la deroga alla legge di Marianna Madia per le assunzioni erano tutte a costo zero, “da valutare”. 

Niente bollinatura, ancora niente decreto. E dopo che il premier si è dovuto presentare a Genova a mani vuote, ieri è toccato nientemeno al Capo dello Stato, andato in visita al Salone Nautico della città della lanterna senza aver prima potuto esaminare il decreto ad essa dedicato. 

“Una vendetta dei tecnici? Non penso proprio”, butta lì il ministro dell’Interno. Ma se non si è trattato di uno stop intenzionale, difficile immaginare che i tecnici del Mef, presi a male parole da Rocco Casalino nel “famoso” messaggio vocale siano stati molto tristi a ritrovarsi costretti a sgambettare il governo. Soltanto dopo un intervento personale del premier pentastellato si sarebbe chiarito il problema tecnico e stamattina potrebbe arrivare finalmente un testo al Quirinale.

Il non-decreto, oltretutto, prevede un costo di duecento mila euro per il commissario, mentre il sindaco di Genova o il governatore della Liguria avrebbero potuto svolgere quel ruolo gratuitamente. Sul Commissario per la ricostruzione è andato in scena un duro scontro tra Lega e M5S, che il vicepremier e ministro del Lavoro non nasconde più: “Sul tema di Autostrade non la pensiamo allo stesso modo, tra noi e loro ci sono visioni differenti ma siamo tutti d'accordo che il ponte vada ricostruito subito con poteri speciali e con un ponte fatto bene”, ha ammesso ospite di Porta a Porta.

Nella sfida tra Luigi Di Maio e i suoi e la “burocrazia”, è dunque quest’ultima che segna un punto. Nella Lega guardano ormai con una certa preoccupazione al lungo elenco di organismi e istituzioni criticati dai loro compagni di governo: Inps, Ragioneria generale dello Stato, tecnici del Mef, Consob, addirittura il Coni per le Olimpiadi. Con tutti questi focolai accesi sarà ancora più complicato per il governo scrivere e portare ad approvazione una legge di Bilancio monstre come quella alla quale stanno lavorando Giovanni Tria e i suoi colleghi ministri. I Cinquestelle pretendono il reddito di cittadinanza - triennale, in base a parametri Isee -, la Lega la riforma delle pensioni e un anticipo di flat tax per i professionisti e per le piccole imprese. Troppo anche sforando il rapporto deficit pil fino a quota 1,9%. 

Anche la riunione cominciata ieri mattina e conclusa ieri notte tra i ministri economici  non ha prodotto alcun avanzamento serio.  Di Maio ha riunito i suoi in serata e anche lì niente soluzioni chiare. 

Ecco perché i Cinquestelle temono che alla fine la Lega, incassato quello che le serve per far campagna elettorale alle Europee, li molli e torni a “casa” del centrodestra. Chissà. Di sicuro c’è che Silvio Berlusconi ha smussato i toni con l’alleato che fu minore ma oggi è diventato più grosso, che non ci sono attacchi frontali al leader della Lega e un’altra novità. Studi hanno dimostrato che le fortune sportive del Cavaliere sono avvenute quando in politica le cose andavano male e viceversa che quando Forza Italia era fortissima la sua squadra vinceva poco. Allora si parlava di Milan. La vendita della squadra di Milano, che l’aveva reso popolare e l’aveva aiutato molto agli inizi, sembrava presagire a un disimpegno totale da tutto, e invece l’ex premier ha stupito ancora una volta tutti, compreso i suoi. L’ex presidente del Milan ha infatti deciso di tornare nel mondo del calcio e di farlo in prima persona. 

La Fininvest, holding storica e più importante della sua famiglia, è infatti pronta a rilevare il 100% della Società sportiva Monza. Il contratto sarebbe chiuso, mancherebbe solo l’ufficializzazione. Adriano Galliani, oggi senatore di Forza Italia, tornerebbe al vecchio amore e sarebbe l’amministratore delegato del Monza calcio. L’obiettivo sarebbe far crescere la squadra della cittadina satellite di Milano, magari portarla fino in Seria A.  Per la cronaca Monza insiste nel collegio elettorale di Arcore, dove l’ex premier vive e ha studiato e costruito la sua carriera politica.