Matteo Salvini, la ripresa dei sondaggi e l'eredità di Berlusconi
Il 34 per cento di cinque anni fa è lontano, ma ministro legge insieme ai suoi gli ultimi sondaggi relativi alla Lega e sorride
Certo, il 34 per cento di cinque anni fa, quando il Carroccio fu il partito più votato in tutta Europa è lontano. Ma era un’altra era geologica: c’era il Conte uno, il governo gialloverde, stavano per arrivare i tempi del moijto e del Papeete e dei pieni poteri. Ma, per l’appunto, nel frattempo è successo di tutto e c’è stato un momento in cui le prospettive per il leader leghista erano drammatiche: sondaggi al 7 per cento, ipotesi di fughe di massa di parlamentari, tam tam su una possibile rivolta interna con esautoramento del Capitano, e attacchi continui su qualsiasi cosa facesse Salvini, pensino sui post in cui augurava buongiorno al mondo.
Le Regionali in Sardegna e la candidatura di Vannacci
Poi, un po’ alla volta il vento è cambiato: la sconfitta del candidato di Giorgia Meloni alle regionali in Sardegna, il sindaco di Cagliari Paolo Truzzu, ha stoppato, almeno per il momento, le mire espansionistiche di Fratelli d’Italia nei confronti delle postazioni tenute dalla Lega e Salvini ha avuto gioco facilissimo nel sostenere che se invece il candidato presidente fosse stato il “suo” governatore uscente Christian Solinas, anche la Sardegna sarebbe stata nella lista delle nuove vittorie del centrodestra insieme ad Abruzzo e Basilicata. Poi, la candidatura del generale Vannacci, certamente controversa, ma che altrettanto certamente riporterà al voto molti che altrimenti sarebbero andati altrove ed è addirittura accreditata da alcuni sondaggi di un valore aggiunto del 2 per cento per la lista del Carroccio.
La posizione garantista nei confronti di Giovanni Toti
E ancora la posizione garantista nei confronti di Giovanni Toti, per cui il solo Salvini ci ha messo veramente la faccia (insieme al capo di Webuild Pietro Salini) rendendo omaggio al “protagonista del rinascimento ligure che negli ultimi anni è stato imponente e maestoso”. E aggiunge “avrei potuto inventarmi motivi istituzionali per non venire a Genova oggi, ma invece ci sono convintamente e non permetterò a nessuno di fermare i cantieri”. Insomma, non una difesa d’ufficio, ma una rivendicazione orgogliosa del lavoro fatto insieme.
La presenza nella lista per le Europee di Lorenza Rosso
A fianco di Salvini c’è il suo plenipotenziario ligure e viceministro ai Trasporti e alle Infrastrutture Edoardo Rixi, che di quel rinascimento è stato uno degli altri protagonisti. Così come è un segnale forte la presenza nella lista per le Europee nel Nord Ovest di un’indipendente come Lorenza Rosso, assessore della giunta del sindaco di Genova Marco Bucci, esponente della sua civica “Vince Genova” e segno del fatto che la Lega si riconosce in questa giunta. E viceversa. E non è un caso che siano in sala ad ascoltare Salvini anche i due assessori totiani della giunta comunale di Marco Bucci, Francesco Maresca e Marta Brusoni, insieme a un gruppo di consiglieri di Municipio del partito di Toti, quello che è stato il partito più votato in Liguria nel 2020. Non è poco il riconoscimento leghista, con gli applausi della sala, e soprattutto fa da contraltare alle difese d’ufficio, il minimo sindacale, di Forza Italia, che pure ha generalmente il garantismo nel suo Dna e di Fratelli d’Italia, che ha parlato poco, fatti salvi due esponenti di peso, ma spesso disorganici come Guido Crosetto e Carlo Nordio, ministri della Difesa e della Giustizia, ma che non esprimono la linea ufficiale del partito, che in alcuni suoi elementi, oggi minoritari ma esistenti, ha le sue radici (anche) nelle monetine davanti al Raphael.
La posizione sulla guerra in Ucraina
Insomma, dove c’è uno spazio, Salvini ci si infila. E l’ha fatto sulla difesa della tradizione portata avanti da Vannacci, sul garantismo, ma anche sulla guerra in Ucraina: “È il momento della pace e non seguiremo mai Macron che ipotizza il coinvolgimento diretto di soldati Nato. Non un solo ragazzo italiano deve essere coinvolto in questa follia”.
L'omaggio a Berlusconi
E qui arriva l’omaggio salviniano a Silvio Berlusconi, in occasione della presentazione del libro “Controvento” a Genova: “Anche lui sulla guerra avrebbe la forza e il coraggio di dire cose diverse dagli altri”. E così, un po’ alla volta, di fronte ai manifesti di Forza Italia con la scritta “Berlusconi presidente” con il Cavaliere che alza il braccio a Antonio Tajani, Matteo Salvini si prende – nei fatti – l’eredità non del berlusconismo di oggi, ma proprio di Berlusconi: “Diciamo che non siamo uguali e i primi incontri erano divertenti con lui in doppiopetto e io con il mio solito look con maglietta, jeans e scarpe da ginnastica. Ma, un po’ alla volta abbiamo iniziato a conoscerci, diventando davvero amici. Ci sentivamo anche più volte al giorno al telefono e su dieci minuti di chiamata, i primi due erano dedicati alla politica, ma gli altri otto a chiedere delle famiglie, ai nostri rapporti: “Cosa fai nel fine settimana? Tu porta la Marta e io porto la Francesca”.
Salvini va all'assalto dei voti del Cavaliere
Un’amicizia nata dopo fulmini e saette (“diciamo che a metà degli anni Novanta i rapporti fra la Lega e Berlusconi non erano idilliaci” dice Salvini con un eufemismo per ricordare i tempi del “Berluscaz”), ma che oggi porta il leader della Lega a rivendicare con orgoglio il suo piano per sanare le piccole irregolarità interne nelle case che “mi piace dedicare un po’ a lui, che fece un piano casa. Un tassello della rivoluzione liberale che arriva dal silenzio rigetto di prima al silenzio assenso che ci sarà ora. Perché la Pubblica amministrazione non può essere nemica dei cittadini”. Insomma, dalla guerra all’abolizione di “lacci e lacciuoli” Salvini si propone come il vero erede del lavoro e del pensiero di Silvio Berlusconi.
I sondaggi
In questo lavoro che sta portando ad invertire i sondaggi di qualche settimana fa, Salvini ci mette tutto, convinto che “cresceremo ancora da qui al giorno delle elezioni e la Lega sarà la vera sorpresa delle urne”. E in questo percorso c’è anche una sorta di richiamo alla storia della Lega, anche di quella delle origini: “Senza Umberto Bossi e Roberto Maroni nessuno di noi sarebbe qui”. E Salvini – sia pur dimenticando il fondatore Bruno Ravera, scomparso ma decisivo in questa storia - fa anche un omaggio pubblico a tutti coloro che sono la storia del Carroccio ligure, tuttora nella Lega: “Mi fa piacere vedere qui chi c’è sempre stato Edoardo Rixi, Francesco Bruzzone, Sonia Viale, Marco Campomenosi e tanti altri…”. E proprio l’abbraccio fra Rixi e Bruzzone, che per tanti anni sono stati come i duellanti di Conrad nel Carroccio ligure e oggi sono i migliori alleati, è un po’ l’immagine di tutto questo: “Diciamolo pure – scherza il viceministro – non eravamo proprio i migliori amici….”. Insomma, “Controvento”, il vento per Salvini e la Lega sembra essere cambiato. L’anemometro sarà quello dell’8 e 9 giugno.