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Salario minimo, Meloni rimanda e l'opposizione attacca: "E' un bluff". Come funziona e perché è necessario

In Italia cresce il lavoro povero e la politica non riesce a venirne a capo. La premier si dice disposta a "aprire un confronto" ma "a settembre". Schlein: "La destra è in difficoltà". Cosa dicono i dati Ocse e perché l'Ue ci impone di legiferare

Antonella A. G. Loidi Antonella Loi   
Salario minimo, Meloni rimanda e l'opposizione attacca: 'E' un bluff'. Come funziona e perch...
(Foto Ansa)

Si è detta disposta a "aprire un confronto con l'opposizione", pur sottolineando che "il salario minimo è un bel titolo, funziona molto bene come slogan, ma nella sua applicazione rischia di creare dei problemi". Giorgia Meloni ancora oggi torna su un tema che sta monopolizzando il dibattito politico degli ultimi giorni e sul quale l'opposizione compatta - ad eccezione di Italia Viva - ha presentato una proposta di legge. La chiusura iniziale da parte della maggioranza - che in commissione alla Camera ha presentato un emendamento soppressivo -, potrebbe quindi essere superata, stando alle parole della premier. La quale in ogni caso è determinata a spingere il dibattito più in avanti, rimandandandolo a settembre. "Prendiamo tempo per riflettere", ha detto mentre l'opposizione la accusa di fare "finta" di volersi aprire al dialogo. Non è mistero che nell'idea della destra il dibattito sul salario minimo vada spostato piuttosto verso quello sulla contrattazione collettiva che "va rafforzata". 

Eppure, stando a un sondaggio della società Noto per Repubblica, alla misura sarebbe favorevole il 70 per cento degli italiani e anche tra gli elettori della Destra-Centro avrebbe acquistato un certo appeal, se è vero che il 62% di chi si riconosce in Forza Italia, il 60% di chi vota Lega e una stessa percentuale degli elettori di Fratelli d’Italia si esprime favorevolmente. Opposizione coesa e maggioranza di governo "scollata" dai suoi elettori?

L'opposizione ha fretta 

Se le opposizioni stanno ferme sul punto almeno da marzo, come ricorda Elly Schlein, fino a oggi il governo non ha presentato alcuna proposta propria. Su questo, ne è convinta la segretaria del Pd, "la destra è in grossa difficoltà. Al contrario, è la prima proposta sulla quale l'opposizione si ritrova unita". Rinviare insomma "non ha senso", attacca Schlein. Che affonda: "Abbiamo discusso in commissione Lavoro per quattro mesi, con tutte le audizioni e gli approfondimenti necessari. Sono pronti davvero al dialogo? Lo dimostrino". 

Ma la prima legge sul salario minimo alla Camera venne presentata nel 2013 dal M5S che lo introdusse come tema centrale delle politiche sociali senza però trovare sponda. "Fa sorridere che Giorgia Meloni dica che c'è un'opposizione che ha scoperto il tema dei salari bassi e della precarietà solo di recente - ha detto il capogruppo alla Camera, Francesco Silvestri - semmai è lei ad aver scoperto oggi il tema". Per i pentastellati conta "alzare gli stipendi da fame di milioni di lavoratrici e lavoratori e per riuscirci siamo disponibili a discutere con il governo, ma senza bluff". 

La direttiva Ue

Eppure di salario minimo si dovrà parlare per forza. A chiederlo è una direttiva europea approvata nel 2022 e che entro il prossimo anno dovrà essere applicata da tutti gli Stati membr, chiamati a garantire per legge "salari adeguati". Per la Commissione infatti, "i salari minimi vanno a vantaggio sia dei lavoratori che dei datori di lavoro" e, si legge nella direttiva, "contribuiscono a garantire una concorrenza leale, a stimolare i miglioramenti della produttività e a promuovere il progresso economico e sociale" compresa la diminuzione del "divario di genere nelle retribuzioni". Ed è tanto più importante durante le recessioni economiche, perché "garantire una vita dignitosa ai lavoratori e ridurre la povertà lavorativa è importante durante una crisi ed è anche essenziale per una ripresa economica sostenibile e inclusiva", scrive la Commissione. 

Paesi senza salario minimo (Grafica ansa)

I dati dell'Ocse e il ruolo dell'inflazione

Il tema insomma sta sul tavolo e non può più essere derubricato. Anche perché, i dati dell'Ocse sulle retribuzioni italiane gridano vendetta, se è vero che i salari dal 1990 al 2022 hanno perso il 2,9% del loro valore, al contrario di quanto avvenuto in altri Paesi dell'area euro come la Germania, dove invece sono saliti del 33 per cento. E a dare la misura dell'erosione salariale sono anche le conseguenze dell'inflazione, salita sensibilmente nel periodo post Covid: dal periodo prepandemia a oggi ha fatto perdere ai salari il 7,5% di potere d'acquisto. Il sensibile "impoverimento" dei lavoratori italiani è confermato da tutti i dati economicistici. 

La necessità di una norma sul salario minimo va cercata in una serie di ragioni. La prima sta nell'esperienza dei Paesi che già lo disciplinano, ovvero la grande maggioranza degli Stati del mondo e 21 su 27 in Europa. Sul tema si scontrano diverse teorie economiche a favore o contro, ma il dato che interessa è l'effetto che l'imposizione per legge o attraverso una forte contrattazione collettiva ha sull'occupazione e sull'economia in generale. Le economie più forti in Europa lo prevedono, insieme a strumenti di sostegno al reddito, come i sussidi, e a una politica fiscale redistributiva. In Europa sono invece Svezia, Finlandia, Danimarca, Austria, Cipro e Italia i Paesi che demandano esclusivamente alla contrattazione collettiva. In Italia però è lampante l'insufficienza dello strumento.

L'Italia del lavoro povero

Il nostro Paese, in particolare, si distingue per il lavoro povero. L'Istat ha recentemente fornito dei dati secondo i quali sono ben 3 milioni i lavoratori che stanno sotto la soglia indicativa di 9 euro lordi all'ora, individuata dalla proposta di legge dell'opposizione e calcolata su paga base più contingenza. Per Cesare Damiano, ex ministro del Lavoro ed ex sindacalista, "il problema dei salari bassi esiste in Italia perché i contratti prevedono una tabella non ragionevole nel momento in cui il lavoro è discontinuo. I lavoratori - spiega l'ex ministro durante il programma Coffee Break su La 7 - vorrebbero lavorare di più ma non ci riescono", magari perché non c'è offerta sufficiente o perché certi settori sono caratterizzati dalla stagionalità. E' così che molti lavoratori e lavoratrici "sono sotto la soglia dei 6 euro. Si pensi ai contratti delle colf e delle badanti non conviventi, dei florovivaisti degli operai agricoli e delle famose guardie giurate - continua Damiano -. E' chiaro che queste retribuzioni contrastano con l'articolo 36 della Costituzione che parla di una retribuzione giusta e dignitosa".

Categorie di lavoratori e lavoratrici sotto soglia (Grafica Ansa)

Insomma il salario minimo può servire per "aiutare" la contrattazione "perché è chiaro che se i contratti collettivi scadono ogni 4 anni ma vengono rinnovati ogni 10, come accade in Italia, avviene una perdita salariale. Allora - sostiene l'ex sindacalista - si deve incentivare il rinnovo dei contratti alla loro scadenza attraverso una manovra fiscale" o altre misure "come anche il cuneo fiscale". Su questo si focalizza la proposta dell'opposizione, che vuole sollevare a 9 euro all'ora tutti i salari che stanno al di sotto di questa soglia, con il concorso della fiscalità generale. Cosa deve fare dunque il governo? Per Damiano può solo "riconoscere che c'è un problema di salari bassi e da qui aprire la discussione".

Antonella A. G. Loidi Antonella Loi   
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