Papà Tiziano tutto "Chiesa, casa e affari" e mamma Laura che adorava i Kennedy: ecco chi sono i genitori di Matteo Renzi
I genitori dell'ex premier sono agli arresti domiciliari per bancarotta fraudolenta e false fatturazioni. Tiziano aveva detto: "Il primo rottamato del figlio sono io"
Nell’imprevedibile «saga dei padri», inaugurata con l'inarrestabile irruzione sulla scena politica di una classe politica giovane di figli rampanti, Tiziano Renzi ha sempre cercato di distinguersi come un protagonista recalcitrante. Nel 2012, quando il figliuolo scalpitava per fare il gran salto dalla poltrona di Palazzo Vecchio a qualche scranno romano, prima nel Pd e poi ancora più su, lui non sembrava rallegrarsi troppo su Facebook: «Quasi quasi cambio cognome».
Il fatto è che il re dei rottamatori aveva preso di mira pure lui, e dopo avergli fatto un po' di complimenti in una intervista, gli si era rivolto così: «Diciamo la verità. Oggi dovete passare la mano». Come se fosse facile. Renzi senior qualcosa aveva deciso di smetterla: «Lascio la politica, perché ogni cosa che faccio la collegano a Matteo. Il primo rottamato del figlio sono io...».
Ma il lavoro è un'altra cosa. Sul suo curriculum c’è scritto «politico e imprenditore». Per la politica ha ceduto il passo al figlio. Per il resto, invece, ha continuato ad aprire società. Panorama ne ha contate dieci dagli inizi. La più importante è Eventi 6, che navigava così così, fino a quando al timone non s’è seduta Laura Bovoli, sua moglie, che ha prima raddoppiato e poi triplicato i fatturati.
Ma gli arresti domiciliari sono per altre tre società, Delivery, Marmodiv, Europa Service srl, che secondo il gip Angela Fanteschi «non hanno alcuna vita sociale, ma vengono costituite solo come schermo per altri affari». Per una di queste, sempre secondo l’accusa, «gli indagati cagionavano il fallimento per effetto di operazione dolosa consistita nell’aver omesso sistematicamente di versare i contributi previdenziali e le imposte».
E pensare che, inseguendo pervicacemente il suo ruolo di protagonista recalcitrante della «saga dei padri» - attori principali, nelle varie puntate, i genitori di Luigi Di Maio, Alessandro Di Battista e Maria Elena Boschi, oltre naturalmente a Matteo Renzi - aveva persino comprato una pagina sulla Nazione in cui annunciava: «Mi arrendo, lascio ogni incarico, vado in pensione e tra un’udienza e l’altra farò il nonno». Senza contare che appena poco tempo fa, quando era esploso il caso del padre del vicepremier e capo politico del Movimento 5 Stelle, aveva messo nero su bianco: «Chiedo cortesemente di non essere accostato a personaggi come il signor Antonio Di Maio». Ma fare il padre è un mestiere difficile. Al pm che lo interrogava per il caso Consip, per il quale a onor del vero è stata chiesta l’archiviazione, lui aveva dichiarato di «ritenersi un bersaglio facile», per via del figlio e della sua rapida ascesa nei Palazzi romani.
Tiziano Renzi, 68 anni, pizzo e occhialini, un cappello da pescatore in testa, ha sempre fatto tutto a Rignano sull’Arno, senza mai muoversi da qui, novemila abitanti, un seggio da consigliere che andava e veniva, una carriera dalla Dc di Moro e Zac al Partito Popolare e poi alla Margherita e infine al Pd, tutte le domeniche in Chiesa a suonare l’organo per la messa parrocchiale e solo due volte all’anno in trasferta, con la moglie, per far visita alla Madonna di Medjugojre. Quei viaggi li organizzava tutti lui portandosi dietro una nutrita comitiva. Aveva cercato pure di portarla al Mayer di Firenze, l’ospedale per i bambini, quell’immagine della Madonna, da piazzare, miracolante, all’ingresso.
Ma in mezzo a questa vita tutta Chiesa, casa e affari, c’erano le inchieste giudiziarie, le sgridate del figlio («Babbo, questo non è un gioco! Io non voglio essere preso in giro e tu devi dire la verità, solo la verità», l’aveva rimproverato al telefono, beccato da una intercettazione) e i giornalisti soprattutto. Con uno di loro, Marcio Travaglio, ci parla a querele. Due le aveva appena vinte, prima che i magistrati di Firenze decidessero di consegnarlo agli arresti domiciliari con sua moglie per bancarotta fraudolenta e fatture false. Con altri passa direttamente agli insulti. Oddio, va anche capito. L’assedio dei giornalisti non è mai una passeggiata tra amici.
Nonna Anna Maria ha detto che «Tiziano ha un carattere forte, è un fumantino, ma non ha mai litigato con Matteo. Però gli fanno le fotografie sotto casa. Si inquieta e s’inquieta tanto. S’è anche sentito poco bene». Così che una volta, vedendo arrivare il solito cronista s’è subito imbufalito: «Si levi dalle palle. Ma vada a fare in culo, lei e tutti i suoi colleghi!».
Sua moglie, Laura Bovoli, non avrebbe mai fatto così. In realtà, Franco Bechis, importante giornalista economico, ha scritto che quella brava, a leggere i bilanci della Eventi6, sembra proprio la mamma di Matteo, che ha fatto dei numeri meglio di Marchionne e di qualunque altro manager. Nata a Massa, da padre romagnolo, dirigente dell’Enel, «Lalla», come la chiamano gli amici, ha fatto l’insegnante alle scuole medie e la mamma di quattro figli tutta la vita. Suo fratello, Nicola Bovoli, negli Anni '80 inventò il «Quizzy», un telecomando che permetteva di partecipare da casa a varie trasmissioni Fininvest. Firmò anche un sostanzioso contratto con le televisioni di Berlusconi e fu lui a raccomandare Matteo, facendolo partecipare alla Ruota della Fortuna. Un fratello geniaccio e un marito che era sempre fuori per lavoro.
Mamma Laura invece c’era sempre. Un amico di famiglia, Giuliano Buonamici, «che nell’educazione di Matteo la influenza più importante mamma Laura, una donna molto determinata, pratica e coraggiosa». Adorava i Kennedy, Bob soprattutto. E tirò su suo figlio passando quasi tutte le sere a raccontargli la vita e la morte di Bob Kennedy. Poi le lezioni dipendono anche dall’allievo. Se Matteo ne ha fatto buon uso, lo lasciamo giudicare a chi ci capisce di politica. Mamma e papà adesso hanno altre grane cui pensare. Fine della puntata. Ma tranquilli. La serie continua...