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Rixi sul dopo Toti: "Candidiamo uno bravo, non necessariamente uno nostro". E lancia il metodo Lega 4.0

Il suo intervento alla festa del Carroccio a Recco ha un significato politico importantissimo, soprattutto perché arriva nel giorno delle dimissioni di Giovanni Toti da presidente della Regione Liguria

Massimiliano Lussanadi Massimiliano Lussana   
Il viceministro Edoardo Rixi (Ansa)
Il viceministro Edoardo Rixi (Ansa)

È quasi una rivoluzione copernicana non solo per la Lega, ma proprio per la politica italiana quella teorizzata da Edoardo Rixi, viceministro delle Infrastrutture e dei Trasporti del governo Meloni, e oltre che vice al dicastero di Matteo Salvini, suo braccio destro, plenipotenziario per la Liguria e amico

Insomma, non è “uno a caso” della Lega, Edoardo Rixi. E quindi il suo intervento alla festa del Carroccio a Recco, il paese dove Salvini ha passato tante estati da ragazzo, anche qui non un posto a caso, ha un significato politico importantissimo, soprattutto perché arriva nel giorno delle dimissioni di Giovanni Toti da presidente della Regione Liguria. Perché, sostanzialmente, Rixi mette da parte le appartenenze, anche quella alla Lega, per teorizzare le capacità, la preparazione, la competenza e le possibilità di vincere. Insomma, per tornare a far trionfare la politica, la politica migliore fa un passo indietro.

Fra i politici liguri, Rixi è l’unico che avrebbe la storia e la credibilità personale per giocarsela da candidato presidente e in qualche modo sarebbe un cerchio che si chiude perché fu lui, già candidato, a fare un passo indietro per far vincere Giovanni Toti, esattamente nove anni fa.

Mi sembra di essere ai tempi di Savonarola”, racconta Rixi, che cita anche il suo caso personale: “Esiste una legge molto restrittiva, la Severino, che però qui è addirittura superata perché ancora non siamo nemmeno al rinvio a giudizio. Personalmente, venni coinvolto nel caso delle spese regionali in cui non c’entravo nulla, tanto è vero che poi sono stato completamente assolto, a differenza di altri. Ma mi dimisi da viceministro dei Trasporti e delle Infrastrutture del primo governo Conte, quello gialloverde..:.”. Ovviamente, dimissioni che non avrebbero dovuto esserci, visto che era innocente.

Insomma, è una ferita che sanguina ancora e nessuno capisce Toti meglio di Rixi, “anche se in questi anni non sempre siamo andati d’accordo, abbiamo avuto degli screzi, ma fa male vedere i coyote venire da tutta Italia per addentare il cadavere politico. Non è stato un governatore perfetto, ma ha governato bene ed è stato il migliore che abbia avuto Regione Liguria. Poi, certo, non eravamo d’accordo su tutto, ma quando sei in una squadra fai gioco di squadra”.

E qui arriva la rivoluzione leghista, approvata da Matteo Salvini e tanto più significativa perché arriva da un partito in cui la “militanza” era un requisito anche solo per candidarsi. E tutto passa da un passaggio personale: “Non penso di essere il candidato giusto, significherebbe anche un nostro fallimento se in nove anni non siamo stati in grado di creare una classe dirigente. Poi stiamo lavorando molto e bene al Ministero dei Trasporti e delle Infrastrutture e non sono abituato a lasciare a metà i miei impegni. Insomma, il mio nome sarebbe una toppa e la Liguria merita un candidato civico serio, non una toppa”.

La strategia della Lega 4.0 è puntare “su chi è bravo, non su chi ha la tessera, ragionando su chi può governare meglio la nostra regione, anche chi non ci voterà mai”. Insomma, la priorità è “vincere con il miglior candidato possibile, non necessariamente con uno dei nostri”.

Ancora una volta, è un “modello Liguria” la nuova frontiera della Lega. E Rixi ricorda i precedenti: “Non deve essere un candidato della Lega, ma nemmeno di chiunque altro fra i partiti, ma il candidato di tutti, il più competitivo al di là dei protagonismi personali. E’ stato così quando abbiamo vinto a Genova con Marco Bucci, è stato così quando abbiamo espugnato La Spezia con Pierluigi Peracchini, è stato così quando abbiamo vinto a Savona, la prima dopo la vittoria di Toti, con Ilaria Caprioglio. Poi, non sempre vado d’accordo con loro su tutte le scelte, ma so che sono i migliori sindaci possibili. Questo è e deve essere la Lega, una forza a favore del territorio”.

Insomma, è il discorso della vita di Rixi che - anche con il lavoro al ministero delle Infrastrutture sul mare e sui porti, apprezzato da tutti i soggetti del settore, dagli armatori ai terminalisti, dagli agenti marittimi agli spedizionieri, dai portuali ai lavoratori della cantieristica – sta passando dalla categoria dell’uomo di partito, che pure gli piace, a quella di uomo di Stato. E questo lo si vede anche dalla ritrovata unità del Carroccio ligure, mai così compatto in tutte le sue anime, a partire da quelle storiche: lo stesso Rixi, il deputato Francesco Bruzzone, fresco reduce da una grande prestazione alle Europee con 25mila preferenze personali, e la consigliera regionale Sonia Viale, ex sottosegretario agli Interni con Roberto Maroni e all’Economia con Giulio Tremonti nel governo di Silvio Berlusconi.

L'eredità di Toti

A confermare questo discorso a Recco, a fianco della piscina in cui la Pro Recco è diventata la squadra più vincente al mondo, è il capogruppo leghista alla Camera Riccardo Molinari, che è “mandrogno”, alessandrino, di quella terra di mezzo fra Liguria e Piemonte che racconta anche come a Roma stanno vivendo questa situazione: “Vedete, voi liguri e noi del Basso Piemonte sentiamo molto questa storia, mentre in Parlamento tanti ne fanno più una questione di sistema, legato al potere della magistratura. E guardano qui perché in Liguria mai le attuali opposizioni avrebbero vinto, mentre ora la partita è aperta”.

Una partita che sono venuti a giocare tutti i vertici leghisti di Genova e della Liguria, dalla segretaria provinciale Francesca Corso, che diventerà mamma fra pochissimi giorni e sfida il caldo con uno splendido pancione record, al capogruppo in Regione Stefano Mai, fino a una sorta di “gemelli del gol”, quasi omonimi, ma di territori diversi e nemmeno parenti, entrambi assessori della giunta Toti. Ed entrambi contraddistinti dalla scelta di portare l’umanità in politica, abbinata alla competenza.

Uno è l’assessore allo Sviluppo Economico Alessio Piana che spiega che le opzioni sono fra il voto in ottobre e quello in novembre qualora il governo decida di unificare la data con quella di Emilia-Romagna, dove si voterà per le dimissioni di Stefano Bonaccini, eletto eurodeputato, e dell’Umbria, giunta a scadenza naturale. L’altro è il presidente facente funzione Alessandro Piana, reduce dall’inaugurazione della via dell’Amore fra Riomaggiore e Manarola, alle Cinque Terre, che era crollata anni fa e che finalmente ha riaperto. E’ l’ultima eredità di Toti.

Massimiliano Lussanadi Massimiliano Lussana   
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