[Il retroscena] La rivolta dentro i Cinque Stelle contro il ministro Toninelli. La lettera d’accusa: “Basta assecondare la Lega”

I parlamentari veneti e gli amministratori locali pentastellati da due anni promuovono la campagna contro le navi da Crociera a Venezia, sostenuti dal fondatore e da Adriano Celentano. Avevano chiesto un intervento di Paolo Gentiloni, ma oggi che sono al governo niente. Il Comitato scrive una lettera a Danilo Toninelli, che non risponde: “Vi arrenderete alla Lega come su Tav, Tap e F35?”. Cresce la fronda contro i “governisti” a Alessandro Di Battista fa proseliti anche al Nord.

[Il retroscena] La rivolta dentro i Cinque Stelle contro il ministro Toninelli. La lettera d’accusa: “Basta assecondare la Lega”

In principio era la Tav. Il tratto dell’alta velocità ferroviaria che attraversa la Val di Susa, progettato per garantire un collegamento rapido tra Torino e Lione, fu uno dei primi bersagli del Movimento 5 Stelle. Poi venne la Tap. Per perorare la causa del gasdotto Trans Adriatico che passa per la Provincia di Lecce, si è speso nientemeno che il presidente degli Usa Donald Trump, che ne ha fatto uno dei punti centrali dell’agenda nel recente incontro con il presidente del Consiglio italiano. Alessandro Di Battista e soci però non ne vogliono nemmeno sentir parlare. Su questi due temi, come molti altri, si è aperta una guerra sotterranea tra le due anime del governo, tra i pentastellati che sono contrari e provano a prendere tempo e i leghisti, che puntano a voler rappresentare le esigenze delle aziende e che vedono nelle “grandi opere” uno strumento fondamentale per la modernizzazione del Paese.

In mezzo tra gli uni e gli altri, in una posizione non proprio comoda, c’è il ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli. E sul suo tavolo è ora arrivato un altro dossier, destinato a diventare scottante esattamente come gli altri, forse ancora più doloroso per i pentastellati: quello che riguarda il divieto per le  grandi navi da crociera di attraccare a Venezia. Il 25 giugno scorso al dicastero di Porta Pia è stata protocollata una lettera firmata dal “Comitato No Grandi Navi - Laguna Bene Comune”, che conteneva un potpourri di dichiarazioni rese da deputati e amministratori locali veneti del partito di Beppe Grillo negli anni e nei mesi scorsi. Sono stati proprio i grillini, infatti, i protagonisti sin dall’inizio di questa battaglia ambientalista che, negli anni, ha coinvolto moltissimi vip, tra cui anche un testimonial di eccezione come Adriano Celentano. Il Molleggiato aveva fatto sua questa battaglia, scritto una lettera-denuncia molto accorata al Fatto Quotidiano e si era impegnato  al punto di essere ospitato sul Blog del comico fondatore del Movimento 5 Stelle.

"La decisione del trasferimento delle grandi navi a ridosso dell'area industriale di Marghera è una scelta sbagliata che danneggerà in maniera irreversibile l'equilibrio morfologico della stessa Laguna di Venezia, già profondamente compromesso a causa della permanenza dei giganti del mare all'interno dell'area lagunare (…). Come MoVimento 5 Stelle continueremo a contrastare tutte le ipotesi fin da ora avanzate che sostengono il transito delle navi all'interno della Laguna”, dicevano Arianna Spessotto, Marco Da Villa ed Emanuele Cozzolino, deputati veneti del Movimento 5 Stelle, aderendo al Comitato che prese il nome dalla data della fondazione, il 7 novembre 2017. “Le grandi navi non sono compatibili con le esigenze di tutela del fragile ecosistema lagunare e con la salvaguardia della città di Venezia. Fino ad oggi si è sempre ragionato partendo da una prospettiva sbagliata, ovvero che la città e la sua laguna si dovessero adeguare alle grandi navi mentre è vero l’esatto contrario”, scrivevano Sara Visman, Davide Scano ed Elena La Rocca, consiglieri comunali a Venezia del M5S, il 22 giugno 2017. I Cinquestelle, insomma, sono sempre stati chiaramente contrari  al transito delle grandi navi da crociera all'interno della Laguna di Venezia, al punto che tutti insieme i “parlamentari veneti, i consiglieri comunali della città e dell’Area metropolitana di Venezia e il Sindaco di Chioggia” avevano firmato un anno e mezzo fa un duro appello a Paolo Gentiloni perché fermasse le grandi navi. Oggi il premier è il “loro” Giuseppe Conte.

Ecco perché nella lettera scritta dal Comitato al ministro pentastellato, e condivisa con gli stessi Cinquestelle che avevano condotto la battaglia sin dall’inizio, si invita ora Toninelli a dare seguito alle promesse fatte dal Movimento. Dal 25 giugno ad oggi, però, l’unica risposta dei no Grandi Navi è stato il silenzio.

Nessuna risposta, nessun intervento

“Che il silenzio sulle grandi navi sia il preludio di un ennesimo voltafaccia dei pentastellati di governo in materia ambientale? Chissà se oggi che quello stesso movimento è al governo e occupa la poltrona del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti qualcuno dei vertici ha cambiato idea. Forse la vicinanza con i nuovi amici della Lega di Zaia e di Maroni che per decenni hanno governato le regioni più cementificate d'Italia, gli sta facendo fatto male…”, accusa ora, in una nota, il Comitato, che rincara la dose: “Così sembrerebbe, considerando quante volte il M5S ha già cambiato idea su tante grandi opere  tremendamente impattanti sui territori del nostro paese, dalla Tav e il Tap ora considerati “migliorabili” e ‘da ritoccare’, agli inceneritori, al Mose, che per il sottosegretario Michele Dell'Orco è un'opera che ‘va terminata’ e poco importa che sia un'opera tecnicamente sbagliata, pericolosa e terribilmente costosa…”.

Nel mirino ci sono soprattutto i parlamentari e gli amministratori, accusati dagli stessi ambientalisti di essersi “venduti” all’esperienza del governo gialloverde e di avere abbassato la testa di fronte ai leghisti. Tanto che alcuni di loro, come, per esempio, Emanuele Cozzolino, non rieletto per pochi voti alle ultime Politiche, tra “le ragioni di partito” e quelle del  Comitato nato proprio su iniziativa del M5S, scelgono le seconde e preferiscono condividere sui loro profili il “richiamo” al governo: “Perché Danilo Toninelli non risponde ai cittadini e tace sulle grandi navi a Venezia? Me lo sto chiedendo anch’ io”, scrive Cozzolino. Così sta montando la fronda contro il partito nazionale e il malessere dei veneti potrebbe fondersi con quello più trasversale dell’ala “sinistra” che fa riferimento a Roberto Fico e a quella movimentista di Alessandro Di Battista. I “frondisti” contro Luigi Di Maio sarebbero già più di sessanta tra Camera e Senato, mentre risulterebbe che decine di consiglieri comunali abbiano già  abbandonato il partito o addirittura si siano dimessi.

Nel frattempo, il Comitato incalza

“Non  abbiamo ancora avuto nessuna risposta. Nessuna dichiarazione dei  Ministri interessati su questo problema, un silenzio che diventa sempre  più preoccupante, visti i ripensamenti dei Ministri 5 stelle sulla  questione Tav Torino-Lione e sul gasdotto TAp. In  assenza di segnali positivi alle nostre richieste prendiamo atto che  anche il Governo del cambiamento si comporta come quelli  precedenti contraddicendo le promesse elettorali”. Nei giorni scorsi sul tema infrastrutture già si era verificato un duro scontro tra Matteo Salvini e il ministro per il Sud, Barbara Lezzi, da sempre fautrice dello stop al gasdotto Tap. “Al Sud servono altre infrastrutture”, ha scritto il ministro pentastellato su facebook, rispondendo al vicepremier che, dal palco di Cervia, aveva invece sostenuto i vantaggi del gasdotto, in primis il taglio del 10% ai costi dell'energia. “Strade sicure, ferrovie, scuole, ricerca, università, bonifiche, anti-dissesto idrogeologico, energia pulita. Questi sono gli investimenti che l’Italia aspetta”, era stata la replica. Intanto però anche i due viceministri leghisti Armando Siri e Edoardo Rixi sostenevano l’esatto contrario.