Il ritorno di Draghi e la tentazione di Meloni di lanciare Mister Bce
"È il profilo più autorevole che abbiamo", è il refrain nei palazzi della politica. Ma la nuova discesa in campo di MrEuro spiazza i partiti, a partire da quelli di maggioranza
È ritornato sulla scena internazionale come solo lui sa fare. Con autorevolezza e garbo prima di tutto, disegnando il futuro dell’Unione europea. È qualcosa di più il discorso di Mario Draghi sulla competitività dell’Europa alla conferenza di alto livello sul pilastro europeo dei diritti sociali a La Hulpe, in Belgio. È qualcosa di più perché l’ex premier ed ex governatore della Bce interviene a poche settimane dalle elezioni europee con un sicuro impatto sul voto di giugno. Sembra appunto voler colmare un vuoto di leadership, visto che l’attuale presidente della commissione non sembra navigare in buone acque e la presidente del Parlamento Roberto Metsola non appare così strutturata. Per non parlare delle altre candidature riportate in questi giorni dalle cronache. Draghi ritorna protagonista nei giorni in cui si inizia a vociferare che potrebbe essere lui l’erede di Ursula von der Layen. È ufficialmente sponsorizzato da Macron, ma dietro di lui si celano gli altri paesi fondatori. Può essere lui l’ancora di salvezza di un’Europa preoccupata da due guerre e da una crisi economica che attraversa il mondo.
«È il profilo più autorevole che abbiamo», è il refrain nei palazzi della politica. Da questo posizione l’ex presidente del Consiglio traccia le direttrici della nuova Ue invocando un «cambiamento radicale». «Abbiamo bisogno di un'Unione europea che sia adatta al mondo di oggi e di domani. Quello che proporrò nel mio report è un cambiamento radicale: questo è ciò di cui abbiamo bisogno». Come dire, non ci sono strade diverse se non quella dell’unità fra Paese impauriti e fragili. E ancora: «Credo che la coesione politica della nostra Unione richieda che agiamo insieme, possibilmente sempre. Dobbiamo essere coscienti che la coesione politica è minacciata dai cambiamenti del resto del mondo.Ripristinare la nostra competitività non è qualcosa che possiamo ottenere da soli o gareggiando a vicenda. Ci impone di agire come Unione europea in un modo che non abbiamo mai fatto prima».
Draghi propugna un modello di Europa unita che abbia una strategia comune a partire dal settore industriale: «Non abbiamo mai avuto una strategia industriale Ue per rispondere a Stati Uniti e Cina e nonostante le iniziative positive in corso, manca ancora una strategia globale su come rispondere in molteplici settori». Le politiche di potenze come Pechino e Washington «sono progettate per reindirizzare gli investimenti verso le loro economie a scapito delle nostre o, nel caso peggiore, sono progettate per renderci permanentemente dipendenti da loro», evidenzia Draghi, citando l'esempio di Pechino sulle tecnologie verdi e la politica industriale «su larga scala» degli Stati Uniti «per attrarre capacità manifatturiere nazionali di alto valore all'interno dei propri confini, compresa quella delle aziende europee», dispiegando «il proprio potere geopolitico per riorientare e proteggere le catene di approvvigionamento». Draghi sottolinea poi che «ci manca una strategia su come proteggere le nostre industrie tradizionali dal terreno di gioco globale ineguale».
Una risposta ci dovrà essere a partire dalle questioni economiche. «Per assicurare coerenza tra i diversi strumenti politici, dobbiamo essere in grado di sviluppare un nuovo strumento strategico per il coordinamento delle politiche economiche. E se arriviamo alla conclusione che non è fattibile, in alcuni casi specifici dovremmo essere pronti a considerare di andare avanti con un sottogruppo di Stati, ad esempio per andare avanti sull'Unione dei mercati capitali per mobilitare investimenti», spiega l'ex premier, precisando tuttavia che «come regola» l'Ue è chiamata ad «agire insieme».
Draghi dice che il punto chiave è che finora «l’Europa si è focalizzata sulle cose sbagliate. Ci siamo rivolti verso l'interno, vedendo in noi stessi i nostri concorrenti, anche in settori, come la difesa e l'energia, nei quali abbiamo profondi interessi comuni. Allo stesso tempo, non abbiamo guardato al di fuori con sufficiente attenzione».
La ri-discesa in campo di MrEuro spiazza i partiti, a partire da quelli di maggioranza, che non sapevamo bene cosa aspettarsi dal suo intervento all'evento organizzato dalla presidenza belga dell’Unione. Tra le opposizioni Elena Bonetti, che era ministra del governo Draghi, plaude all’intervento: «Ha ragione Mario Draghi: serve un cambiamento coraggioso in Europa per renderla più forte, competitiva e coesa per affrontare le sfide del futuro. Non possiamo più tergiversare. Noi ci siamo». Mentre Emma Bonino vede un futuro per Draghi non tanto alla commissione ma a capo del Consiglio europeo: «Io mi auguro la presidenza del Consiglio europeo, più che la presidenza della Commissione, perché mi sembra il ruolo più adeguato, ma questo lo sceglierà lui insieme con i capi di Stato e di governo». Dalle parti della maggioranza si segnalano le parole di Maurizio Lupi, leader di Noi Moderati, e voce assai ascoltata dalle parti di Palazzo Chigi: «La relazione di Mario Draghi è un prezioso stimolo per tutte le forze politiche europee. Parole chiare sulla competitività e sulla necessità di una maggiore integrazione tra gli stati europei. Condividiamo, anche perché ci siamo espressi più volte nella stessa direzione, la sua esortazione a cambiare strategia e a vedere nelle sfide verdi, digitali e nella sicurezza comune la chiave di volta per costruire il futuro dell’Unione». Nell’attesa di capire come andrà a finire, Giorgia Meloni resta in silenzio, per tutto il giorno chiusa a Palazzo Chigi tra incontri (c'è un via vai di vari ministri) e la preparazione del nuovo viaggio in Tunisia e del Consiglio europeo, che proprio di competitività (il dossier che sta preparando Draghi) si dovrà occupare. La domanda che ricorre nei corridoi di Montecitorio è la seguente: «Giorgia era a conoscenza dell’intervento di Draghi?». Non è dato sapere ma è certo che anche la stessa presidente del consiglio starebbe facendo una riflessione su chi possa succedere a Ursula von der Layen. Il profilo e la storia di Draghi è lì. Con tanto di progetto per l’Europa. E a questo punto potrebbe lanciarlo spiazzando tutti e intestandosi la sua candidatura.