[L’intervista] Rai, Anzaldi lancia l'allarme: "Ci sarà il regime mediatico con l'accordo tra Lega, Cinque Stelle e Forza Italia"
L’accusa di Michele Anzaldi, deputato del Partito Democratico ed esperto di tv: “Se si spartiscono tra di loro Vigilanza e Cda Rai, saremmo di fronte ad un controllo sostanziale delle 6 reti televisive Rai e Mediaset, più La7 e il Nove sostanzialmente schierate con M5s. Un pensiero unico mai visto”
![[L’intervista] Rai, Anzaldi lancia l'allarme: 'Ci sarà il regime mediatico con l'accordo tra Lega...](/export/sites/notizie/.galleries/16/rai-cavallo.jpg_613881476.jpg)
“L’accordo Di Maio-Salvini-Berlusconi sulla Rai e sulle tv creerebbe un regime mediatico senza precedenti, un rischio pesantissimo per le garanzie democratiche nel nostro Paese. Se si spartiscono tra di loro Vigilanza e Cda Rai, saremmo di fronte ad un controllo sostanziale delle 6 reti televisive Rai e Mediaset, più La7 e il Nove sostanzialmente schierate con M5s. Un pensiero unico mai visto”. E’ questo l’allarme che il deputato del Partito democratico Michele Anzaldi lancia, in vista delle nomine per la commissione di Vigilanza Rai e il rinnovo del Cda di Viale Mazzini.
Onorevole Anzaldi, davvero teme che il Pd resti fuori da tutto?
“Il problema non è il Pd, ma il rispetto della legge. Il presidente del Cda Rai deve essere nominato con il voto dei due terzi della Vigilanza, quindi serve una figura di garanzia condivisa con le opposizioni. In base ai numeri, M5s, Lega e Forza Italia potrebbero decidere da soli il presidente: Di Maio vuole spartire il servizio pubblico con Berlusconi? Lo dica chiaramente. Forza Italia un giorno è all’opposizione, un giorno è in maggioranza con Salvini che ogni lunedì va a cena ad Arcore. Il centrodestra è diviso per finta al governo, ma marcia unito in tutte le amministrazioni locali. Di che parliamo?”
Lega-M5s-Fi hanno i numeri per eleggere il presidente della Rai?
“Sulla base della consistenza dei gruppi parlamentari, facendo riferimento ai calcoli delle precedenti legislature, su 40 componenti della Vigilanza M5s dovrebbe averne 14, la Lega 7, Forza Italia 7, il Pd 6, Fdi 2, Misto 2, Leu 1, Autonomie 1. L’articolo 2 comma 5 della Riforma Rai prevede che la nomina del presidente dell’azienda sia effettuata dal Cda ma diventi efficace solo dopo il via libera dei due terzi della Vigilanza. Significano almeno 27 voti favorevoli. M5s-Lega-Fi insieme avrebbero 28 voti, se si aggiunge Fdi 30. Potrebbero decidere da soli e spartirsi tutto. Lo faranno?”
Quindi secondo lei la presidenza della commissione di Vigilanza non dovrebbe andare a Forza Italia?
“Nella storia degli ultimi 20 anni mai la presidenza dell’unica commissione di garanzia sulle tv è andata direttamente al partito di Berlusconi, per l’evidente conflitto di interessi con le sue aziende. Al Parlamento e ai presidenti delle Camere, sensibili sul tema, dico: pensiamoci bene, prima di consegnare a Berlusconi e Di Maio il controllo totale di tutte le tv. Serve una Vigilanza davvero agguerrita e attrezzata. Anche perché, come è evidente da queste prime settimane, l’azione di questo governo è esclusivamente mediatica: sparate propagandistiche contro i migranti, contro i rom, contro i presunti raccomandati. Ma niente di sostanza: sono già spariti flat tax, reddito di cittadinanza, abolizione della Fornero. Per questo useranno le tv”.
Nell'era dei social la tv in Italia è ancora strategica?
“Di Maio e Salvini oramai sono molto più in tv che sui social e tenteranno di usare le tv per puntellare il loro consenso di fronte agli inevitabili fallimenti governativi. E Berlusconi, se incasserà il presidente del Cda e della Vigilanza, gli darà una mano. Anche perché Salvini è il suo più stretto alleato. Vogliono occupare e lottizzare tutto, come hanno fatto con le nomine in parlamento dove per la prima volta nella storia hanno escluso l’unica vera opposizione, ovvero il Pd, dal collegio dei questori che vigila sulle spese”.
Di Maio anche oggi a Coffee Break ha ripetuto che la politica deve stare fuori dalle nomine, però.
“Ma che significa? E’ il Parlamento, quindi, la politica, che nomina i componenti del Cda Rai, non il Mago Merlino. Questo dice la legge. Dire che la politica deve rimanere fuori significa voler occupare tutto, senza rispettare alcuna garanzia democratica. Se finirà con una lottizzazione selvaggia e senza precedenti, il Pd dovrà mettere in piedi una task force di monitoraggio comunicativo e controllo legale. Dovremo fare tutto quanto è legittimo per far rispettare pluralismo e par condicio, a partire da denunce ed esposti”.