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Renzi ritorna alla Festa dell'Unità e chiede a Conte e a chi si oppone al suo ritorno nel campo di archiviare il passato

In questo ritorno nell’agone del centrosinistra il ruolo più importante lo stia avendo l’attuale segretaria del Pd, Elly Schlein

Alberto Flores d'Arcaisdi Giuseppe Alberto Falci   
Matteo Renzi
Matteo Renzi (Foto Ansa)

È ritornato a una festa dell’Unità, di fatto la sua vecchia casa, nonostante molti siano contrari al suo ingresso nel cosiddetto “campo largo”. Matteo Renzi è accolto da 1.500 sostenitori del Pd quando sbarca alla festa di Pesaro. Al suo fianco Matteo Ricci, ex sindaco di Pesaro appena eletto all’Europarlamento, che di Renzi è stato fedelissimo e che è oggi fa da tramite fra la galassia democratica e l’ex premier. Si aspettava qualche fischio? Di sicuro l’aveva messo in conto l'ex presidente del Consiglio. Anche perché la rottura nel 2019 era stata più che traumatica: «Io sono venuto via dal Pd con una scelta che è costata moltissimo.. Ho scelto di lasciare il partito che portai al 40% un minuto dopo aver fatto nascere il Conte II. Era un periodo durissimo. Avevano arrestato da poco i miei genitori e i grillini mi facevano il segno delle manette. Non sapete quanto mi è costato. Ma impedimmo il trionfo certo di Salvini». E ancora, sempre su quello che è successo negli ultimi anni: «Non mi sento un figliol prodigo, oggi sono da un'altra parte. Oggi sono qui non da figliol prodigo ma perché penso che il centrosinistra debba ripartire».

Il ruolo di Elly Schlein

Evidente che in questo ritorno nell’agone del centrosinistra il ruolo più importante lo stia avendo l’attuale segretaria del Pd, Elly Schlein. La quale, prima di ogni cosa, ha voluto chiarire un concetto: «Niente veti». Un messaggio che la numero uno del Nazareno ha rivolto ai suoi ma anche agli alleati dubbiosi delle giravolte del leader di Italia viva. «Non massacrate la vostra leadership, non fate ad Elly Schlein quello che è stato fatto a Veltroni, a me e in parte anche a Zingaretti. Non sono più con voi, io sono alleato se riusciremo a trovare l'accordo, ma non fate il fuoco amico sul segretario del Pd perché c'è bisogno di una coalizione che parta dal Pd e che si allarghi al centro perché i voti al centro valgono doppio. Altrimenti al governo ci starà la Meloni e secondo me è un disastro». Renzi esalta dunque la scelta di «Elly» che ha aperto le porte a un partito che per un certo frangente in area democratica è stato visto più come un problema che un potenziale alleato: «Politicamente Elly Schlein ha fatto un ragionamento molto intelligente dicendo basta polemiche, parliamo del futuro. Noi a parlare di futuro siamo molto disponibili, ma non è che siamo d'accordo su tutto ad esempio sul jobs act io la penso in modo diverso da Elly Schlein e questo vorrà dire che quando andremo al referendum, su una legge di dieci anni fa, voteremo in modo diverso. La scommessa è se per il futuro siamo d'accordo o meno, ed io spero che possiamo esserlo».

La richiesta a Conte

Per Renzi il centrosinistra deve ripartire da una formula di coalizione allargata, perché oggi l’obiettivo è riuscire a indebolire l’attuale esecutivo Meloni: «Se potessi far cadere il governo di Giorgia Meloni, farei di tutto per farlo cadere». Ecco perché chiede a Giuseppe Conte, ovvero a colui che in queste ore dice “o noi o Renzi”, di archiviare il passato e di guardare avanti: «Al leader dei 5Stelle dico che ognuno si tiene le sue idee sul passato. Alleiamoci tra diversi ma mandiamo a casa l'attuale governo. Conte la smetta di fare polemica. Io sono disposto a deporre l'ascia" di guerra. Io lezioni di sinistra da Giuseppe Conte non le prendo. Io lavoravo con Obama, lui non e' in grado di scegliere tra Trump e Harris». E ancora: «In una coalizione guidata dal Pd ci sto, in una coalizione guidata dai Cinque Stelle non ci sto». Una coalizione che, secondo Renzi, dovrebbe essere il più larga possibile, come si diceva sopra, e soprattutto avere un centro: «Si dovrebbe riuscire a fare una Margheritona, una Margherita 2.0, e alla guida ci dovrebbe essere qualcuno di fresco, di nuovo». La prima prova di esperimento del nuovo corso del campo largo potrebbe essere la Liguria, dove si voterà in autunno. Si farà dunque il campo larghissimo da quelle parti? Risposta di Renzi: «Stiamo aspettando di capire quale sarà il programma del centrosinistra».

Le elezioni del 2027

A questo punto le prossime settimane saranno decisive e soprattutto resterà decisivo capire se gli altri alleati del Pd, la sinistra di Bonelli e Fratoianni e Conte, apriranno definitivamente la porta al leader Italia viva. Non a caso il padrone di casa, Matteo Ricci, prova a tirare le somme, quasi a voler tranquillizzare chi oggi si oppone al ritorno di Renzi: «Il tema è politico, ma c'e' anche una questione di fiducia. C'e' stato un popolo di sinistra che manifesta un po' di amarezza, qualche mal di pancia, verso Renzi, del quale si credeva potesse dare una nuova prospettiva.Ma noi siamo ancora qui: perché il Partito democratico sopravvive ai suoi leader». Ma la vera questione che potrebbe riavvicinare rimanda al 2027, anno in cui è prevista la scadenza naturale della legislatura. Occasione per il centrosinistra per tornare a vincere un’elezione visto che non succede dal 2006. Non a caso Ricci si rivolge così al popolo democratico: «Siamo qui a costruire una prospettiva per l'Italia migliore, mentre governa la peggiore destra. Chi fa politica non deve avere rancore, ma deve guardare in prospettiva».

Alberto Flores d'Arcaisdi Giuseppe Alberto Falci   
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