Destra, sinistra e giovani: ecco il progetto politico di Renzi in vista delle Europee
Il leader di Italia Viva in tour per l'Italia per presentare il suo libro "Palla al centro"
Ormai è un format consolidato: tour in giro per l’Italia per incontrare i suoi elettori, presentazione del libro “Palla al centro” e firmacopie, discorso con tanto di countdown fissato a 45 minuti e bagno di folla. In mezzo, anzi al centro, c’è di tutto: un caleidoscopio di battute e il progetto politico con cui Matteo Renzi si candiderà alle Europee.
La giornata che finisce a Genova è passata prima da Alessandria, da Torino e da Biella, dove è andato a sollecitare un confronto con i protagonisti della festa di Capodanno con pistola. “Mi sarebbe piaciuto parlare anche di politica estera. Lì per contestarmi i giovani di Fratelli d’Italia hanno portato anche un dromedario, che probabilmente era il più preparato in politica estera fra i partecipanti alla contestazione”.
I 45 minuti sono anche la misura della volontà di cambiare pagina e qui arriva l’analisi politica: “Ragazzi, Palla al centro non è un libro di urologia come dice il mio amico Fiorello, ma la metafora di quello che ci aspetta. Dobbiamo dimenticarci l’esperienza straordinaria che abbiamo fatto governando questo Paese, dandogli leggi di civiltà a partire da quella sul “dopo di noi”, dimenticarci il giorno in cui mandammo a casa Matteo Salvini che chiedeva pieni poteri in spiaggia, dimenticarci la più grande soddisfazione che abbiamo avuto, mandando a casa anche Giuseppe Conte per metterci Mario Draghi. Poi, certo, ho fatto anche dagli errori…”.
Dalla platea arriva un urlo straziante “Noooo” e Matteo ride: “C’è sempre in giro il solito renziano….”. Ma, per l’appunto, tutto questo è il passato per Matteo Renzi che ci racconta invece come ha in mente il secondo tempo e la sua idea di centro. “Vedete, mi fa male vedere il Pd, partito in cui abbiamo orgogliosamente militato, qui con me c’è anche la nostra straordinaria coordinatrice Lella Paita, ridotto ormai a sesta stella dei Cinque Stelle. Questo Pd, ad esempio, sosteneva misure come il reddito di cittadinanza o bonus vari, ma sappiamo perfettamente che quando un politico dice che una cosa è gratis significa che la pagheranno i figli di coloro che lo applaudono”.
Ma è sulla giustizia che Renzi vede un appiattimento fortissimo del Pd sulle posizioni pentastellate: “L’altro giorno sono andato in Senato per discutere dell’abolizione dell’abuso d’ufficio, che è una cosa che chiedono i sindaci e gli amministratori del Pd, bravi e radicati nel territorio. L’ha chiesto il sindaco di Bari, Antonio De Caro, che è anche presidente dell’Anci, l’associazione dei Comuni italiani; l’ha chiesto il primo cittadino di Pesaro Matteo Ricci, che coordina i sindaci del Pd; l’ha chiesto il presidente della Regione Campania Enzo De Luca con i suoi toni sempre felpati: “Se non lo farete, faremo la rivoluzione”. Sono tutti amici del Pd e quindi io, che ero a fianco a Lella, sono entrato a Palazzo Madama felicissimo di poter fare questa battaglia insieme al mio vecchio partito”.
Invece. “Invece a un certo punto si è alzato il senatore Scarpinato, magistrato eletto nei Cinque Stelle e ha detto che invece lui era contrario. Ci sta. A questo punto si è alzato il rappresentante del Pd, un certo Bazoli, e io ero felicissimo: “Ora gliele canta”. Invece ha detto che era d’accordo con i Cinque Stelle. Poi si è ripetuta la scena e prima si è alzato Scarpinato e poi il rappresentante del Pd per dargli ragione. E poi si è rialzato il primo e quindi si è rialzato anche il secondo. A parte il fatto che sembrava facessero stretching di coppia, su e giù, prima uno e poi l’altro, ma il mio pensiero è stato immediatamente per Antonio De Caro, per Matteo Ricci, per Enzo De Luca, per i sindaci del Pd in Italia che chiedevano la riforma. Ma chi li rappresenta?”.
E proprio questa sarà la missione politica del Centro alle Europee: “Io porterò la voce di tutti gli esponenti del Pd che vengono cancellati dal Pd e che, senza il Centro, non ne avrebbero la possibilità”. Ma, ovviamente, il messaggio è riservato anche agli elettori del centrodestra che non si riconoscono, o almeno non completamente in tutto ciò che fa il centrodestra, approfittando del fatto che le Europee sono elezioni totalmente proporzionali e senza vincoli di coalizione. Renzi rivendica una volta di più il suo appoggio al sindaco di Genova Marco Bucci, “che siamo orgogliosi di aver sostenuto” e apre agli elettori di centrodestra: “Soprattutto questa volta hanno totale libertà e possono scegliere il Centro senza aver timore di danneggiare la coalizione che magari hanno votato alle politiche e che magari continueranno a votare nella prossima consultazione elettorale”.
Insomma, l’offerta è rivolta sia ai delusi di centrosinistra, sia a quelli di centrodestra. Ma in qualche modo anche ai delusi dall’Europa, che detto da un europeista storico è qualcosa di forte: “Meno male che l’Europa c’è, ma sarebbe sbagliato non guardare l’ideologismo eccessivo che ispira molte scelte europee”.
E, a proposito di Europa c’è anche l’occasione per parlare di Silvio Berlusconi: “Non l’ho mai votato ma sarebbe folle non riconoscere che uno come lui nasce ogni cent’anni. Comunque la si veda. Ricordo un giorno che lui disse indignato in televisione che per prima cosa al governo avrebbe cancellato “l’accordo di Dublino fatto da Renzi” e mi veniva quasi da dargli ragione, aveva convinto anche me e poi l’accordo di Dublino era effettivamente sbagliatissimo. Poi, però, andai a controllare e scoprii che l’accordo era stato fatto dal governo Berlusconi dieci anni prima. Allora lo chiamai dicendo: “Caro Silvio ma guarda che l’hai fatto tu”. E lui: “Ma davvero? Vabbè lo sai sono cose che si dicono in campagna elettorale”. Come fai a non riconoscere che uno così è unico?”.
E l’ultima attenzione è per i giovani: “Vota per la prima volta la generazione del 2006 alle prese con problemi come i disturbi alimentari di cui soffre più di un milione di ragazzi. E’ una generazione appassionata, anche senza arrivare ai livelli da telefono azzurro di mia figlia che a sei anni si era studiata il regolamento delle primarie del Pd, quelle con Bersani, e mi spiegò che avremmo dovuto andare nella piazza di Pontassieve a tagliare con le forbici uno striscione bersaniano perché violava le norme delle primarie…”.
Un ultimo particolare. In tutta la giornata Calenda non viene mai nemmeno citato. E’ una grande prova di forza.