Verso le elezioni europee, i piani di Renzi per l'Europa. Il retroscena
Il leader di Italia Viva: “Leggo che Andrea Orlando potrebbe essere il candidato del centrosinistra in caso di regionali anticipate in Liguria. È la volta che Toti vince anche dai domiciliari”
Il banchetto di Forza Italia a cui partecipa anche il ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione internazionale, candidato alle Europee in quattro circoscrizioni su cinque, isole escluse a differenza del mobilificio Aiazzone, leader del partito azzurro e vicepresidente del Consiglio dei ministri della Repubblica Italiana, Antonio Tajani dista meno di cento metri dal luogo dell’incontro con Matteo Renzi, in uno di quegli incroci, anche toponomastici, che sono tipici delle campagne elettorali, in particolare quella per le Europee che impegnano moltissimo i leader pluricandidati in macrocircoscrizioni. Insomma, ci vuole un fisico bestiale.
Ma chi dà un’occhiata al gazebo o anche semplicemente saluta Tajani, fermandosi davanti al banchetto, che con il grandangolo diventa “bagno di folla” nelle fotografie da postare sui social, è figlio sostanzialmente dello struscio del sabato pomeriggio in via Venti Settembre, una delle capitali dello shopping genovese. Per carità, nulla di male, anzi. Ma è giusto raccontare le cose per bene.
Renzi accolto come una star
Ma è pochi metri più in là, nel dehor di un locale di Palazzo Ducale, che invece il pubblico accorre in massa, appositamente per la guest star della giornata, il leader di Italia Viva Matteo Renzi, pure lui candidato ovunque con “Stati Uniti d’Europa”, venuto a presentare i due candidati liguri della lista Davide Falteri, consigliere delegato per l’attrazione delle imprese della giunta genovese e Raffaella Paita, coordinatrice nazionale di Italia Viva e prima ancora presidente dei senatori del Terzo Polo e presidente della commissione Trasporti di Montecitorio. Tutti ruoli portati avanti con scrupolo e impegno, Lella è una secchionissima. Insomma, nonostante l’appuntamento sia per le 13 in una splendida giornata di sole più adatta alla spiaggia che alla politica, sono in moltissimi quelli che vanno ad ascoltare Matteo come fosse un pellegrinaggio laico.
La battuta su Toti
E non rimangono delusi, perché l’ex presidente del Consiglio ne ha per tutti. A partire dall’ex ministro della Giustizia del suo governo Andrea Orlando, poi diventato uno dei suoi più duri oppositori interni nel Pd prima e nella coalizione poi: “Leggo che Andrea - sorride Renzi - potrebbe essere il candidato del centrosinistra in caso di regionali anticipate in Liguria. È la volta che Toti vince anche dai domiciliari”.
Risate fra il pubblico, dove ci sono parecchi ex Pd, ma anche un’ottima rappresentanza della lista civica di Marco Bucci, il sindaco di Genova anche lui presente: ci sono l’assessore Mauro Avvenente, il presidente del consiglio comunale Carmelo Cassibba, i consiglieri comunali Arianna Viscogliosi e Angiolo Chicco Veroli, più per l’appunto il candidato Falteri, tutti eletti in “Vince Genova”, la principale fra le civiche di Bucci. Insomma, una scelta di campo ben precisa, con il territorio segnato, anche perché Renzi ripete più volte che “non saremo mai dalla parte di chi vuole stoppare le infrastrutture e riportare la Liguria nell’isolamento”. Almeno su questo allineato con l’altro Matteo, Salvini, da cui invece tutto lo divide in questa campagna elettorale: “Lui dice “Meno Europa” - attacca l’ex presidente del Consiglio e leader di Italia viva - mentre noi diciamo l’esatto opposto chiedendo gli “Stati Uniti d’Europa”.
La strategia di Matteo Renzi in Europa è chiarissima: “No secco a una commissione bis guidata da Ursula von der Leyen”, con tanto di critica agli eccessi, soprattutto quelli relativi alla transizione energetica che probabilmente hanno fatto più danni all’Europa di anni ed anni di campagne euroscettiche. E, per rafforzare il suo concetto, Renzi cita di tutto e di più: “Victor Hugo, Altiero Spinelli, Filippo Turati, Giacomo Matteotti, Winston Churchill, Alcide De Gasperi…”, par di capire tutti potenziali elettori di Stati uniti d’Europa. Insomma, Renzi illustra chiaramente il suo disegno politico: “Puntiamo a una commissione Draghi, esattamente come abbiamo fatto in Italia facendo cadere Conte e mettendo a Palazzo Chigi proprio Mario Draghi”.
E, come sempre, Comte è fra i bersagli preferiti di Matteo: “Sento che ci sono leader politici che affrontano la politica estera dicendo che vogliono la pace del mondo. Oggi a rispondere così quando qualcuno chiede la sua aspirazione sono sostanzialmente Giuseppe Conte e Miss Italia. Però, dal punto di vista politico, Miss Italia mi sembra molto più preparata”.
Ma ce n’è per tutti. Ad esempio di Azione e di Carlo Calenda si occupa specificamente Raffaella Paita: “La lista di Calenda, con cui noi avevamo fatto un progetto politico che ha preso due milioni di voti, non raggiungerà il quorum del 4 per cento e quindi ogni voto dato a loro è un voto regalato a populisti e sovranisti. Questo va detto molto chiaramente, altrimenti si rischia di ottenere l’effetto diametralmente opposto a quello che si vuole raggiungere col proprio voto”. Anche perché Renzi e Paita insistono sul fatto che, qualora venissero eletti loro andranno davvero in Europa, “mentre Meloni, Tajani, Schlein, Calenda si candidano all’Europa per non andare in Europa”.
E c’è anche un passaggio sui simboli
“Man mano che il simbolo “Stati Uniti d’Europa, il nostro programma nel nome della lista, viene conosciuto, i sondaggi crescono e credo che saremo la vera sorpresa di queste elezioni europee. Ma per lunghe settimane la gente rispondeva ai sondaggi dicendo che avrebbe votato per Bonino e Renzi, ma senza immediatamente collegare il simbolo, che è nuovissimo”. A proposito di simboli, Renzi ironizza su quelli che lo mettono nel nome del partito: “Meloni, Calenda, Salvini, poi c’è Tajani che mette il nome di Berlusconi anche se è scomparso. E lo capisco perché sa che porta di più Berlusconi anche se è morto che Tajani vivo”.
Ne approfitta per una lezione di garantismo
Vicino a lui ha Francesco Bonifazi, tesoriere di Italia Viva, che insieme a lui ha subito le inchieste su Open finite nel nulla, e proprio Raffaella Paita che dovette subire titoli come “Lady alluvione” nella campagna elettorale contro Toti: “In quell’occasione non ricordo un particolare garantismo da parte sua nei confronti di Lella, ma è un motivo in più per essere diversi. Anche perché quell’aggressione non sarebbe stata sufficiente per far perdere le elezioni a Raffaella, ma a consegnare la Regione nelle mani del centrodestra fu Sergio Cofferati che di fatto fece la prima scissione del Pd, dopo aver perso le primarie”. A occhio e croce non paiono esserci le condizioni perché siano alleati domani.