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Renzi fiuta aria di elezioni e apre al centrosinistra. La strategia dell’ex rottamatore: mano tesa a Schlein o bluff?

Il leader di Italia viva vuole tornare ad essere uno degli attori protagonisti del campo largo, anzi larghissimo. Il centrismo duro e puro non gli interessa più.

Giuseppe Alberto Falcidi Giuseppe Alberto Falci   
Matteo Renzi
Matteo Renzi (Foto Ansa)

Ha il fiuto, il colpo di tacco che non ti aspetti. Per usare un’espressione calcistica, spesso e volentieri metti la palle all’incrocio dei pali. Matteo Renzi è così: un talento naturale che ci ha abituato a qualsiasi cosa, anche a tiri a volte incomprensibili. L’ultimo ha spiazzato tutto: il leader di Italia viva vuole tornare ad essere uno degli attori protagonisti del campo largo, anzi larghissimo. Il centrismo duro e puro non gli interessa più. Il centrodestra manco a dirlo. Dopo la morte di Silvio Berlusconi sembrava potesse essere lui l’erede del patrimonio elettorale del Cavaliere. Lui che nel 2009 era stato convocato ad Arcore: «Ma perché stai con i comunisti?». Il leader di Forza Italia forse si rivedeva in lui. Ne apprezzava le qualità politica, forse perché possedeva quel quid che i suoi non avevano. Dopodiché sappiamo tutti qual è stato il rapporto tra i due: alti e bassi, patto del Nazareno sì, patto del Nazareno no. I due si scontrano sulla prima elezione di Sergio Mattarella. E da lì le strade si sono separate ma senza perdere la stima reciproca.

La interviste a Repubblica

Sia come sia, le elezioni europee sono state una lezione per il leader di Italia viva: non ha raggiunto il 4% per un soffio e dunque ha deciso che occorre cambiare strategia. È divisivo al punto che dopo l’ultima strizzata d’occhio al PD l’opinione pubblica è tornata a dividersi: dice davvero o è un bluff? Chissà quale sarà il disegno del “Matteo”. Intanto l’ex premier, da una decina di giorni, continua a rilasciare interviste dello stesso tenore. L’ultima in ordine di tempo, quella consegnata ieri ai lettori del quotidiano La Repubblica. Un colloquio a tutto tondo: da Kamala Harris alle elezioni anticipate. A proposito di States: «La candidatura di Kamala Harris è il gol all’ultimo minuto che porta la partita ai supplementari». E poi ecco la profezia di chi conosce il palazzo: «Le difficoltà di Meloni sono evidenti. Nella maggioranza è in corso un regolamento di conti che potrebbe far nascere qualcosa di nuovo a destra. Ma se si rompono noi dobbiamo evitare governi tecnici o parlamentari e andare a elezioni. Nel 2022 il centrosinistra era a pezzi e loro compatti. La prossima volta deve accadere il contrario. I voti del centro strappati agli avversari potranno essere decisivi nei collegi marginali». Per Renzi si torna a votare prima della scadenza naturale. Un auspicio o uno scenario credibile?

Renzi apre al Centrosinistra

Infine, la ragione per cui è ritornato sui suoi passi e adesso vuole ridiventare un’azionista di minoranza del centrosinistra: «Per due fattori. Intanto, a differenza di Enrico Letta, Schlein ha detto: non mettiamo veti. È l’unico strada per vincere: è successo nel Regno Unito, quando Starmer ha rimosso i veti su Tony Blair, e accade in tutta Europa quando la sinistra si unisce ai riformisti». Dibattito aperto. Schlein si mostra soddisfatta ma non lo dà a vedere. L’operazione allargamento sembra funzionare. Giuseppe Conte, leader dei 5Stelle, in crisi di consensi, risponde picche: «La politica è una cosa seria». La sinistra di Bonelli e Fratoianni nutre diversi dubbi. Ma la politica come sappiamo è l’arte dell’impossibile. E così il dibattito resta aperto: dentro e fuori e il Nazareno. Interviene anche l’ideologo dei democratici, Goffredo Bettini, da sempre teorico del centrosinistra allargato: «Schlein ha spinto giustamente per superare i veti. È un'affermazione di enorme valore politico, perché abbiamo alle spalle lacerazioni tremende che non si risolvono all'improvviso. Consiglio vivamente, tuttavia, di aprire un processo serio, graduale, da sperimentare via via sui territori a partire dalle prossime elezioni regionali». 

Un progetto liberale ambizioso

E ancora, sempre Bettini: «Non si tratta di cooptare Renzi, non è nemmeno nel suo interesse. Lo stesso Renzi ha detto di non volere stare in prima linea come finora è sempre accaduto. Ha persino invocato una nuova Margherita, con in campo giovani promettenti e anziani autorevoli. Partiamo dalle sue parole e spingiamo affinché mantenga la sua disponibilità a un progetto liberale ambizioso, che rimetta in moto una intera classe dirigente. A queste condizioni si potranno verificare le convergenze possibili, senza sorprese o allarmi nei nostri alleati. Da Fratoianni a Conte». Dice la sua anche l’ex segretario del Pd, Nicola Zingaretti: «D'istinto mi verrebbe da rinfacciare 'quanto tempo ci hai fatto perdere' ma alla fine in me prevale invece la responsabilità e dico: è una buona notizia. In gioco c'è il futuro della democrazia. Poi è ovvio che la credibilità di un progetto di alternativa si basa su contenuti, visione chiara, condivisa, e coerenza. Va tutto costruito, è un processo che sarà lungo e difficile e dovrà essere popolare, ma i veti a prescindere erano sbagliati prima e lo sarebbero ora». Insomma, l’uscita sembra aver funzionato questa volta. Resta da capire se Renzi manterrà la promessa o meno.

 

Giuseppe Alberto Falcidi Giuseppe Alberto Falci   
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