[L'analisi] Escluso chi ha una casetta all’estero e chi è condannato: come cambia il reddito di cittadinanza
Approvata alla Camera la versione definitiva del Decretone, il provvedimento di M5S e Lega che contiene il reddito di cittadinanza e Quota 100. Le ultime modifiche escludono dalla platea latitanti, condannati e chi ha beni mobili fino a seimila euro. Salta il taglio delle pensioni dei sindacalisti e l’assunzione dei rider. Più soldi per i disabili.

Con 291 voti a favore, 141 contrari e 14 astenuti, la Camera ha approvato l’ultima versione del Decretone, il “testo sacro” al quale Cinquestelle e Lega hanno lavorato per più di due mesi e che contiene i provvedimenti simbolo dell’esperienza gialloverde, il reddito di cittadinanza e quota 100. A questo punto i giochi sono fatti. Ulteriori modifiche non sono più possibili, anche se il testo dovrà tornare al Senato per la terza e definitiva approvazione, dal momento che il decreto deve essere necessariamente convertito in legge entro il 29 marzo. Le principali novità introdotte dai deputati riguardano il reddito di cittadinanza, la misura promessa dal Movimento che fu di Beppe Grillo, contestata sin nei dettagli dalla Lega, che ha seguito passo dopo passo la scrittura del testo, con l'obiettivo evidente di circoscrivere la portata della misura. Le risorse messe a disposizione dal ministro dell’Economia Giovanni Tria, come si legge nella relazione illustrativa, ammontano a 12,8 milioni per il 2019, 16,9 per il 2020, 17, per il 2021, 16,9 per il 2022 e altrettanti nel 2023. Meno di quanto si era detto. Così, il “restringimento” ha indotto l’Inps, l’agenzia incaricata di erogare la misura di contrasto alla povertà, a lanciare l’allarme. Con una circolare, la numero 43, contenente “Disposizioni urgenti in materia di reddito di cittadinanza e di pensioni”, l’ente presieduto da Pasquale Tridico avverte: se non ci saranno risorse sufficienti, l’Inps smetterà di erogare il Reddito di cittadinanza e si attenderanno 30 giorni per rimodulare l’entità.
Escluse due categorie
Intanto, dalla platea dei beneficiari sono state escluse due categorie. La prima è quella dei condannati e dei latitanti. Non sono un numero particolarmente alto, ma i grillini hanno presentato un emendamento apposta per questo scopo: “Il reddito e la pensione di cittadinanza verranno sospesi ai quei richiedenti a cui è applicata una misura cautelare, anche adottata all’esito di convalida dell'arresto o del fermo”, e ai condannati con sentenza non definitiva. A far suonare le orecchie a qualcuno, un episodio che non è sfuggito ai Cinquestelle: il primo giorno utile si presentò alla Posta per chiedere il sussidio anche un esponente di una nota famiglia malavitosa. La seconda categoria di neo-esclusi è quella di chi si dice “indisponibile” a lavorare. A Montecitorio è stata infatti inserita l’ipotesi della “decadenza”, che si verificherebbe qualora il percettore dell’assegno o uno dei membri del nucleo familiare beneficiati dal sussidio non effettui la dichiarazione di immediata disponibilità al lavoro, anche a seguito del primo incontro presso il Centro per l’impiego. Chiunque si rifiuti di svolgere un lavoro trovato dalle autorità competenti, dunque, da quel momento in poi perderà l’assegno. Un’altra esclusione, non prevista nella prima versione del decreto, riguarda chi possiede un immobile all’estero. Se si è proprietari di immobili del valore superiore a 30.000 euro, non solo in Italia ma anche fuori dai confini nazionali, la card non si potrà infatti richiedere. Una eccezione che, quando fu ipotizzata, finì al centro di una polemica. Pensata rendere le cose più difficili agli immigrati, si tirò addosso l’obiezione che gli accertamenti sul patrimonio immobiliare in alcuni Paesi sono piuttosto ardui, per non dire impossibili. Oltre alle case, però, vengono presi in considerazione anche i beni mobili posseduti, come le auto, o i soldi depositati sul conto corrente: il Decretone approvato ieri dispone che il valore del patrimonio mobiliare non dovrà superare i 6mila euro, in Italia come che all’estero. Una piccola eredità ricevuta da uno zio d’America, anche pro quota, potrebbe rivelarsi una fregatura.
L'aumento per le famiglie con disabili
L’altra - importante - modifica proposta dalla Lega, per la quale il ministro per la Famiglia e per la Disabilità Lorenzo Fontana si era battuto fino a minacciare le dimissioni, riguarda l’aumento del reddito di cittadinanza a favore delle famiglie con disabili. Secondo le associazioni del settore, infatti, la precedente versione del provvedimento avrebbe penalizzato le famiglie con un portatore di handicap, che sarebbero risultate sfavorite rispetto alle altre. Per aumentare il sostegno alle famiglie che presentino al loro interno casi disabilità gravi o persone non autosufficienti, è stata così cambiata la cosiddetta “scala di equivalenza”. A proposito di figli, i deputati hanno introdotto una stretta anche sui genitori “finti” single, quelli che si separano o dichiarano falsamente di esserlo o evitano di sposarsi per risultare più poveri e ricevere ugualmente il sussidio. Si è così introdotto il principio per il quale, ai fini del valore Isee del nucleo familiare con figli minorenni - che deve essere inferiore a 9.360 euro -, il genitore non convivente nella famiglia e non coniugato con l'altro genitore si considera ugualmente parte del nucleo familiare del figlio. L’Isee dovrà quindi tenere conto della situazione patrimoniale e reddituale di tutti e due i genitori, anche se non sposati e non conviventi. Se il genitore si è sposato o avuto figli con un’altra persona, se c’è stato un provvedimento di allontanamento o di esclusione della potestà, o se è dovuto un assegno di mantenimento, l’obbligo previsto dalla modifica invece non si applica. La proposta prevede che, anche che nel caso in cui il genitore continui a mantenere la residenza nell’abitazione del nucleo, dopo una qualunque forma di precedente convivenza, si consideri comunque parte del nucleo ai fini Isee.
Tolte alcune misure annunciate
Nell’ultima versione del testo sono state tolte anche diverse misure che erano state annunciate e dunque approvate. È stata per esempio cancellata la possibilità di riscattare i contributi mancanti - con una cifra a forfait di 2.620 euro per ogni anno di mancata contribuzione e fino a un massimo di 8 annualità: questo “condono” -avrebbe consentito a circa 1.300 esodati di accedere alla pensione anticipata. Una retromarcia è stata fatta anche per la revisione delle cosiddette “pensioni d’oro”’dei sindacalisti. I Cinquestelle si erano impegnati a ricalcolarle sul modello dei tagli ai vitalizi dei parlamentari, ma alla fine si sono arresi e hanno rinunciato, rimandando le cesoie a un successivo provvedimento. E’ rimasto sul campo del dibattito alla Camera anche l'emendamento sui rider, che “obbligava” le piattaforme digitali ad assumere come se fossero a tempo indeterminato i fattorini adesso alle consegne. Luigi Di Maio promette di scrivere entro l’estate un provvedimento ad hoc per regolamentare il settore.