Eleggere un Presidente con la pandemia in corso: il voto al tempo del Covid
Nuove regole e modalità di voto, ma niente voto a distanza. I “catafalchi” restano, ma saranno tutti nuovi. Prevista una sola votazione al giorno. Tampone obbligatorio il giorno del giuramento
Catafalco sì, catafalco no, catafalco forse… Il grande “conclave laico” che serve per eleggere, ogni sette anni, un nuovo Capo dello Stato ha delle regole ben precise, stabilite da antiche prassi ma che stavolta saranno stravolte, causa Covid. Infatti, se il luogo dove si vota resta l’aula di Montecitorio (non sarà ammesso, come pure da più parti richiesto, il voto a distanza) cambierà, e molto, il ‘come’ si vota. Vediamo i punti salienti.
I “catafalchi” restano, ma saranno tutti nuovi
Innanzitutto, va detto che resteranno in vita i vecchi “catafalchi”, le cabine montate ai piedi dello scranno del presidente della Camera, dove i Grandi elettori depositano la scheda con il nome del candidato al Colle, ma non saranno più quelli tradizionali. Via le tendine di feltro, saranno aperti, più alti e più lunghi. Una sorta di “quinte”, o di cabina elettorale ‘normale’ dentro cui esprimere il voto e poi inserire la scheda nell’”insalatiera”, la cesta di vimini foderata di raso verde che, almeno quella, resta così com’è.
Inoltre, è prevista una sola votazione al giorno (e non due come era prassi, che però non sono neppure ancora escluse) e un massimo di 200 - su 1009 - Grandi elettori in aula, più 100 postazioni previste nelle tribune. Le fasce orarie saranno in ordine alfabetico e vedranno partecipare al voto non oltre i 50 votanti a volta. L'accesso all'Aula avverrà, per i Grandi elettori, dall'ingresso posto sul lato sinistro, mentre per l'uscita si utilizzerà quello situato sul lato destro. Prima che i Grandi elettori accedano alla cabina elettorale (il vecchio ‘catafalco’) sarà loro chiesto di sanificare le mani e, insieme alla scheda elettorale, sarà data una penna, prima disinfettata, per esprimere la preferenza (di solito erano matite o lapis) e che poi sarà deposta in un cestino con tutte le altre. Al termine delle operazioni di voto, l’intera Aula sarà sanificata, seggi compresi.
Le decisioni prese dai questori della Camera
I tre questori della Camera – il grillino Francesco D’Uva, il forzista Gregorio Fontana ed Edmondo Cirielli di Fratelli d’Italia – hanno fornito le nuove disposizioni in un documento, dal titolo “Disposizioni per l’elezione in sicurezza del presidente della Repubblica”, e le hanno illustrate alla conferenza dei capigruppo, che hanno varato le nuove norme giovedì scorso, norme che saranno inviate, via mail, a tutti i 1009 Grandi elettori prima della prima seduta.
I questori della Camera si sono rivisti più volte, consultando i loro colleghi del Senato – il centrista Antonio De Poli, la grillina Laura Bottici e il leghista Paolo Arrigoni. In realtà, spetta a Montecitorio e al suo presidente, Roberto Fico, decidere su come garantire il massimo di sicurezza, dal momento che la seduta comune si tiene appunto alla Camera dei deputati.
“Lavori in corso” dentro il Transatlantico…
Nel prossimo fine settimana, poi, saranno smontati gli scranni che sono stati predisposti in questi quindici giorni in Transatlantico, proprio per adottare il distanziamento come è stato già fatto durante i lunghi mesi di lockdown. E’ stato anche un modo per “preservare in questa vigilia i Grandi elettori”, ha spiegato Gregorio Fontana.
Le ultime giornate prima del 24 gennaio saranno utilizzate per terminare gli allestimenti: dalle cabine per votare, posizionate all'interno dell'emiciclo, ai gazebo coperti nel cortile interno della Camera, alle postazioni per tv e radio – che, per la prima volta saranno non nel cortile d’onore ma al quarto piano, sede della commissione Bilancio in numero di sei - fino allo smantellamento delle riallestite postazioni destinate al voto dei deputati in Transatlantico, che tornerà accessibile a partire dal 24 gennaio.
A Montecitorio potranno accedere tutti i cronisti iscritti all’Associazione stampa parlamentare (Asp) ma sarà prevista una quota extra a testata. L’aula della XII commissione, situata ai piani alti del Palazzo, sarà utilizzata per le conferenze stampa dei gruppi parlamentari durante il voto.
Prevista, inoltre, la copertura del cortile di Montecitorio con una tensostruttura per offrire, insieme con il Transatlantico, uno spazio in più. A Montecitorio si entrerà con il Green Pass semplice, oppure tampone anti-Covid negativo, misurazione della temperatura (con oltre 37,5 non si entra) e mascherina regolare (la Ffp2).
Tampone obbligatorio il giorno del giuramento
Tampone obbligatorio anche la mattina del giuramento, cerimonia in cui è previsto il solo intervento del nuovo presidente della Repubblica. Quindi, nel giorno del giuramento, i 1009 Grandi elettori potranno – e solo in quel momento - essere tutti presenti in aula, ma la mattina stessa saranno obbligati a fare il tampone antigenico, prima dell’ingresso. Deputati e senatori potranno sedere nell’emiciclo, mentre i 58 delegati regionali potranno assistere al discorso dalle tribune. In aula parlerà solo il nuovo capo dello Stato. Contingentati i tempi pure per il nuovo Presidente: non potrà parlare oltre i 50 minuti.
Ma scoppia la grana dei malati da Covid
Ma già scoppia la grana dei positivi da Covid e assenti forzati per malattia o per quarantena. Fratelli d'Italia chiede a Fico: “Tutti devono votare e occorre una deroga: è inimmaginabile non fare votare i positivi”. Forza Italia e Lega si uniscono alla richiesta. E anche Iv si accoda: “Il problema lo deve risolvere il Governo, non può farlo il Parlamento. Serve o una norma da inserire in un decreto o un'ordinanza del ministero della Salute, che consenta ai grandi elettori positivi di venire a Roma, chiudersi in una stanza di un Covid Hotel e uscire poi per pochi minuti in modo da votare in un'aula diversa dall'emiciclo o in cortile” dice il deputato di Iv Marco Di Maio. “Il Parlamento non ha gli strumenti per permettere ai positivi di venire a Roma. Detto questo, anche se ci fossero 100 positivi, non è che la votazione non è valida”, aggiunge però Di Maio. Per ora nessuna soluzione e nessuna eccezione è stata prevista dal presidente Fico.
Negato il voto a distanza, negato il Covid Hotel
L’incertezza Omicron resta uno dei giocatori di questo voto per il Quirinale e si somma a quella politica: se gli assenti forzati fossero un centinaio, gli stessi equilibri e maggioranza sarebbero alterati come pure i due quorum. Infatti, i quorum restano fissi (673 voti nei primi tre scrutini, 505 dal Iv in poi) ma con cento assenti e più saranno più difficili da raggiungere. E’ questo che il centrodestra sottolinea e vuole evitare. Il costituzionalista e deputato dem, Stefano Ceccanti avverte da settimane, vox clamantis in deserto, del rischio di un voto falsato dalle assenze a causa di contagi e quarantene.
Ma il voto a distanza o la proposta di votare nella Camera di appartenenza, ovvero deputati a Montecitorio e senatori a Palazzo Madama, sono state scartate, anzi: mai prese in considerazione.
Pendono sul voto, dal punto di vista organizzativo, anche i ricorsi dei parlamentari delle isole, che non hanno il Green Pass rafforzato, perché convinti no Vax e che, non essendo ammessi né sui traghetti, né sugli aerei, non potranno raggiungere il seggio elettorale.
Il warning di Clementi: ‘è una rouletta russa’
A questo proposito, il costituzionalista Francesco Clementi, spiega, parlandone con il Domani, che “niente è stato fatto per gli spostamenti o per i parlamentari che risulteranno positivi o in quarantena (ad oggi sono almeno 50, ndr.). Ma – spiega Clementi – l’assemblea è un mero seggio elettorale, quindi si potevano spalmare i Grandi elettori utilizzando le aule del Senato e Camera. Inoltre, per i parlamentari che vengono dalla Isole, il governo dovrebbe intervenire e solo in questo caso per garantire la funzione costituzionale di eleggere il nuovo Capo dello Stato e assicurare così a tutti l’esercizio del voto. Si potrebbe pensare, se non al voto a distanza, a un seggio ad hoc, come quello ospedaliero per le elezioni politiche o amministrative. Quello che lascia stupiti è come è stata trattata la questione. I positivi potrebbero essere tanti e sembra che il tema non interessi a nessuno. Alla Camera sanno che c’è la pandemia, il problema è saper innovare perché la roulette russa di Omicron può colpire uno o più gruppi indistintamente e in questo modo colpire gli equilibri politici dell’elezione”. Parole sagge quanto inutili, come il warning che il deputato Ceccanti solleva ormai da tempo. Il quale Ceccanti avverte tutti del rischio di un voto falsato per gli assenti forzati a causa di contagi e quarantene e invita a inventarsi regole nuove per fronteggiare le assenze da Covid, evitando la “logica di don Ferrante” dei Promessi Sposi, “che sosteneva che la peste non esisteva perché non catalogabile né come accidente né come sostanza, i due modi in cui catalogare il mondo”.
Le operazioni di voto che restano quelle solite
Ricordato che la ‘chiama’ dei Grandi elettori verrà effettuata due volte (chi non risponde, quindi, è un Grande elettore non votante) e che, a votare, entrano prima i senatori a vita, poi quelli elettivi, poi i deputati e, infine, i delegati regionali, va detto che lo spoglio delle schede, invece, sarà ‘normale’: viene eseguito dal presidente della Camera, che legge in Aula i nomi dei candidati uno ad uno ad alta voce. Il conto delle schede viene tenuto dai funzionari della Camera e dai componenti dell’ufficio di presidenza di Montecitorio, che si assumono il compito di scrutatori.
Per ogni votazione i voti, prima conteggiati, vengono letti all'Assemblea al termine dello spoglio. Per essere messe a verbale, le preferenze ai candidati devono essere almeno due. Chi riceve un solo voto viene conteggiato genericamente tra i voti dispersi mentre le schede bianche vengono nominate e citate nella lettura per un computo dei voti il più preciso possibile. Solo i nomi dei ‘franchi tiratori’ non si sanno.