[Il retroscena] Le poltrone non bastano mai: già proposte 12 commissioni d’inchiesta
Sulla povertà, le periferie, gli incidenti sul lavoro, le banche, ma anche sulle condizioni dei nomadi. Alla Camera sono già state depositate 12 proposte per creare altrettante commissioni bicamerali d’inchiesta. In molti casi dovrebbero occuparsi di temi che normalmente indaga il governo. Fanno gola le presidenze e le dotazioni di ciascuna di essere. In arrivo nuove liti tra M5s e Lega?
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Se è vero che la magistratura, da quasi un trentennio, non disdegna di compiere qualche incursione nella politica, è diventata ormai un’abitudine che la politica, di tanto in tanto, tenti di invadere il campo della giurisdizione attraverso la creazione di Commissioni parlamentari dotate degli stessi poteri degli inquirenti. La Costituzione in realtà traccia una distinzione netta tra i due poteri- cardine degli Stati moderni sulla base del vecchio principio liberale della divisione dei poteri teorizzato da Montesquieu, ma questo non ha impedito, nel tempo, che potere politico e giudiziario si incrociassero in una sola entità, le Commissioni d’inchiesta. Spesso bicamerali, le Commissioni possono essere create ad hoc per svolgere indagini e ricerche su materie o argomenti di interesse pubblico potendo usufruire degli stessi poteri ed essendo soggette alle stesse limitazioni dell’autorità giudiziaria.
La loro proliferazione nel corso delle legislature più recenti è, a suo modo, uno dei sintomi della crisi delle istituzioni e della politica. E pensare che, in quella avviata nel 1948, la prima, le Commissioni furono soltanto due, rispettivamente sulla disoccupazione e sulla miseria e nella seconda una sola: sulle condizioni dei lavoratori. Nell’immaginario della classe politica di allora, il riferimento era ancora quello delle grandi Inchieste svolte agli albori del Regno d’Italia, in particolare quella memorabile della Commissione diretta da Stefano Jacini sulle condizioni delle campagne, pubblicata nel 1884 dopo sette anni di intenso lavoro o quelle svolte da Franchetti e Sonnino sul Mezzogiorno.
Allora, nei primi anni della Repubblica, centrali erano i temi sociali. A modificare finalità e caratteri delle Commissioni d’inchiesta fu invece l’affermarsi di questioni che avevano a che fare con i temi della legalità, e l’emergere dei primi “scandali” politici, a partire dalla terza legislatura, in cui esordì la Commissione sulla mafia ma si costituirono Commissioni anche “Sul comportamento degli organi della pubblica amministrazione in ordine alla cosiddetta ‘anonima banchieri’ (il caso di Giuffrè, “il banchiere di Dio”) e quella “Sulla costruzione dell’aeroporto di Fiumicino”.
Poi, nella lunga fase della “strategia della tensione” - a partire dalle deviazioni del Sifar e dal “Piano solo” del 1964 - e del terrorismo, le attività più rilevanti si concentrarono fatalmente su casi e fenomeni che mettevano a rischio l’ordinamento democratico, dall’uccisione di Aldo Moro, alla Commissione stragi, dalla P2, fino a quella - e in verità esauritasi in un flop clamoroso per l’inconsistenza degli indizi e l’inattendibilità delle fonti - sul “dossier Mitrokin”.
Nelle legislature più recenti, a scorrere il lungo elenco delle Commissioni d’inchiesta, si ha l’impressione di una grande confusione, come se, dopo la stagione in cui era stata posta al centro la questione sociale e quella in cui si erano affrontati i diversi aspetti della “questione democratica”, la classe politica e il Parlamento avessero smarrito il senso della loro missione. Peggio ancora, che proporre l’istituzione di una Commissione sia per partiti e parlamentari soprattutto un atto di propaganda o, addirittura, un espediente per moltiplicare le poltrone. In fondo, proporre una Commissione è piuttosto semplice: basta una proposta di legge “normale” firmata da uno o più parlamentari nella quale si definiscono gli scopi, la composizione, i poteri, l’organizzazione interna e anche il tetto di spese per il funzionamento. Se la proposta viene accettata, si apre la cornucopia dei fondi per farla vivere. In passato ci sono state commissioni con una dotazione di mezzi elevata: non sono soltanto per retribuire chi viene promosso presidente e i suoi vice, ma anche un numero - precisato dall’atto istitutivo - di consulenti e di personale di supporto. Spesso le commissioni organizzano trasferte e incontri e, dunque, devono avere un budget piuttosto sostanzioso.
Fatto sta che dopo un lungo inizio di legislatura tutto dedicato alla spartizione dei posti tra M5s e Lega, con pochi strapuntini lasciati alle opposizioni negli incarichi “di garanzia”, ora, proprio con la costituzione delle nuove Commissioni bicamerali e con la nomina degli uffici di presidenza, potrebbe aprirsi un altro capitolo dell’assalto alle poltrone. In pochissime settimane, infatti, gli uffici della Camera hanno ricevuto un numero da record di proposte per costituire altrettante Commissioni d’inchiesta. Sono già dodici, che si sommerebbero alle 14 “permanenti” alla Camera e al Senato. L’ultima depositata in ordine di tempo è targata Lega. Si intitola “Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sui fenomeni della produzione e della diffusione di merci contraffatte o usurpative nel campo commerciale nonché della pirateria elettronica e digitale e del commercio abusivo”, è datata 10 luglio, ed è stata firmata tra gli altri da Barbara Saltamartini, Riccardo Molinari e Giorgia Andreuzza. I leghisti vogliono avviare una indagine sui prodotti contraffatti, una piaga per il commercio.
Meno originale la proposta di ricostituire una “Commissione parlamentare di inchiesta sul femminicidio nonché su ogni forma di violenza di genere” depositata da Renate Gebhard ed Emanuela Rossini delle minoranze linguistiche e già attiva anche nella scorsa legislatura. Daniela Cardinale, deputata del Pd e figlia di un ministro, ha proposto invece la costituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sulla povertà in Italia: il tema è di scottante attualità, certo, ma qualcuno si è chiesto se sia il caso di investire dei soldi pubblici per studiarlo, piuttosto che per affrontarlo. Presentata il 17 aprile 2018, la proposta è rimasta finora nel cassetto. Pochi giorni prima - l’11 aprile - era stata depositata un’altra proposta, la più “locale” di tutte, per l’“Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sul funzionamento e sulla gestione del servizio sanitario in Campania”. Primo firmatario il questore di Montecitorio, deputato di Fratelli d’Italia, Edmondo Cirielli. Lo stesso che, insieme al collega di partito Marco Silvestroni, appena dopo l’inizio della legislatura, ha chiesto l'istituzione di una “Commissione parlamentare di inchiesta sull’amministrazione delle Province”, quando ancora non poteva sapere che il governo gialloverde avrebbe superato il problema degli enti di secondo livello finiti in un limbo rimandandole addirittura al voto (in ottobre). Sempre Cirielli ha proposto l’istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sull’omicidio di Angelo Vassallo, il sindaco del comune di Pollica ucciso nel 2010 in un attentato la cui sospetta matrice camorristica è tuttora oggetto di indagini da parte della magistratura.
Quello stesso 23 marzo, quando ancora il “matrimonio” tra M5s e Lega non era stato consumato, l’ex portavoce di Matteo Renzi, il deputato Michele Anzaldi, suggeriva di creare una “Commissione parlamentare di inchiesta su eventuali attività volte a condizionare il consenso e l’orientamento politico dei cittadini per mezzo della rete internet”. Proprio in quei giorni si era discusso in Italia, come prima si era fatto negli Stati Uniti, su quanto e come le fake news avessero orientato il voto alle elezioni. Il 28 maggio tutti i big di Fratelli d’Italia, a cominciare dalla presidente Giorgia Meloni, hanno invece (ri-)proposto un organismo di inchiesta “sul sistema del credito e sulla gestione delle crisi bancarie” simile a quella che aveva lavorato - con risultati pressoché nulli - alla fine della scorsa legislatura sotto la guida di Pier Ferdinando Casini. Sempre di Fdi la proposta di una “Commissione parlamentare di inchiesta sui fatti accaduti presso la comunità «Il Forteto»”, sulle “condizioni di sicurezza e sullo stato di degrado delle città e delle loro periferie”, e sulla “gestione delle strutture destinate all’accoglienza degli immigrati e dei nomadi nel territorio nazionale”. Una vicenda, quella della comunità toscana dove sarebbero stati abusati minori, su cui si era spesa molto anche Forza Italia. Gli altri due temi sono carissimi ai sovranisti; di entrambi si sta occupando il ministro dell’Interno, Matteo Salvini. Anche il Pd ha una proposta per una Commissione d’inchiesta “di bandiera”, quella sul “fenomeno degli infortuni sul lavoro con particolare riguardo al sistema della tutela della sicurezza e della salute nei luoghi di lavoro”, firmata da molti big come Deborah Serracchiani, Ivan Scalfarotto, Alessia Rotta e Walter Verini.
In tutta la scorsa legislatura vennero attivate 15 Commissioni. Utili o meno, l’istituzione dei nuovi organismi dovrà essere votata dalla maggioranza dei parlamentari, in ciascuna Camera. Dopo, avranno un presidente, due vicepresidenti e una dotazione economica. Salvo casi rari, le presidenze spettano ad esponenti della maggioranza. Sono due mesi che M5s e Lega discutono di posti, hanno appena chiuso il pacchetto-Rai e aziende partecipate: si ricomincia daccapo?