La promessa di Draghi: “L’Italia centrale nella Ue e nella Nato”. E la richiesta: “Fermare la corsa dei prezzi del gas”
Il premier acclamato all’assemblea generale delle Nazioni Unite. Parole chiare contro la Russia, “i referendum sono illegittimi”. E contro le autocrazie. Per lui si parla di alti incarichi istituzionali. Il mondo lo premia. Destre e 5 Stelle lo hanno cacciato. Conte: “Premier deludente”

In Italia è stata cacciato. All’estero lo vogliono. E’ sempre questione di punti di vista. Senza dubbio. E sono ovviamente tutti rispettabili. E però quando vedi Henry Kissinger, ex segretario di stato Usa durante la presidenza Nixon e Ford (’69-’77), uno che ha visto la storia e l’ha anche fatta, nel suo tight da cerimonia augurare “all the best” a Mario Draghi ed elogiare la sua “straordinaria capacità di analisi economica e geopolitica e la visione dei fatti e delle dinamiche”, qualche dubbio anche a quelli che lo hanno cacciato dovrebbe venire. Meglio ricordare, caso mai il polverone della campagna elettorale avesse confuso i fatti, cosa è successo in Italia tra il 14 e il 20 luglio: 5 Stelle, Lega e Forza Italia hanno deciso per puro calcolo elettorale - stare ancora al governo avrebbe fatto loro perdere consensi - di far cadere il governo. Fratelli d’Italia ha accelerato per non perdere l’occasione.
Nato, Ue, Banca mondiale… i prossimi incarichi
Ecco, Kissinger parla. Joe Biden, il presidente degli Stati Uniti, usa parole simili, “quella di Draghi è una voce potente nel promuovere tolleranza e giustizia”. In Italia invece Matteo Salvini chiarisce che “non ci sarà alcun posto per Mario Draghi nel prossimo governo” e Giuseppe Conte sottolinea come “l’operato di Draghi premier sia stato deludente”. Il primo ha fatto cadere il governo per provare a recuperare consenso rispetto a Meloni che, stando sempre all’opposizione, ha avuto gioco facile nel crescere tra pandemia e guerra. Il secondo lo ha fatto cadere per ritrovare quella centralità che sostiene di aver perduto per un colpo di mano del solito Matteo Renzi. Conte è sinceramente convinto di riuscire a tornare a palazzo Chigi. Prima o poi.
Loro cacciano e criticano. Il resto del mondo applaude e non perde una parola di quello che dice Mario Draghi. La trasferta a New York del premier italiano per partecipare all’Assemblea generale delle Nazioni Unite che una volta l’anno riunisce al palazzo di Vetro 193 capi di stato e di governo, si è trasformata in fretta in una sorta di investitura di Draghi a ricoprire ruoli, cariche e funzioni negli organismi internazionali. Il premio ricevuto lunedì sera dalla Fondazione Appeal of conscience ha una motivazione che di per sè dovrebbe imbarazzare molti leader politici italiani: “Per la sua lunga leadership poliedrica nella finanza e nel pubblico servizio di cui hanno beneficiato l’Italia e l’Unione Europea e che ha aiutato la cooperazione internazionale”. Un leader “con grandi capacità di visione che unisce e possiede le competenze finanziarie e politiche necessarie per affrontare le complesse questioni economiche, umanitarie e geopolitiche che il mondo ha davanti”. C'è chi lo vede ancora sulla scena (“resterà con noi a lungo” è il pronostico di Kissinger) e chi immagina un ruolo istituzionale in futuro per il premier, dalla Nato, all'Ue, alla Banca Mondiale o al Fondo monetario internazionale, tutti incarichi che arrivano a scadenza nell’arco di 12-18 mesi.
Il lungo applaudito discorso
Draghi ha preso la parola in assemblea alle 21 ora di New York (le 3 del mattino in Italia, un’ora e un quarto di ritardo rispetto al previsto). Ha parlato per circa mezz’ora e ha toccato tutti i dossier aperti, andando anche oltre l’ordine del giorno dell’Assemblea. Draghi ha parlato di Ucraina, Russia e tutte le crisi che ne sono derivate, nucleare, gas e materie prima in genere, immigrazioni. Più in generale ha affrontato il tema della fragilità delle democrazie occidentali. Tenersi pronti “a collaborare” è il messaggio che Draghi, al suo ultimo viaggio intercontinentale, porta negli States, ma senza venire meno agli “ideali”, ai “valori fondanti” delle nostre società: fede nella democrazia e “nello Stato di diritto”, rispetto dei diritti umani, impegno per la solidarietà globale. Un patrimonio conquistato a fatica, a suon di guerra e morti, da difendere “senza esitazione” perché è qui che prosperano le autocrazie. E proprio dalla risposta alle autocrazie dipende “il nostro futuro”.
A Putin: “Referendum illegittimi”
In quei 40 minuti Draghi si è rivolto ai molteplici interlocutori di questa complessa fase politica. Un messaggio all'Unione europea a non arretrare sulla Russia e anche sul tetto al prezzo del gas già troppo a lungo rinviato; un messaggio di sostegno “senza indugi” al presidente ucraino Volodymyr Zelensky, uno di rassicurazione in vista delle elezioni di domenica, “anche nei prossimi anni l'Italia resterà protagonista nella Ue e nella Nato”. E uno al presidente russo Vladimir Putin: i quattro referendum d'indipendenza nella regione del Donbass sono “un'ulteriore violazione del diritto internazionale che condanniamo con fermezza”. Draghi ha parlato a quattro giorni dal voto in Italia. Ma è partito dalla guerra della Russia in Ucraina che ha trattato con la solita fermezza. “Le responsabilità del conflitto sono chiare - ha detto - e di una parte sola. Ma è nostra responsabilità collettiva trovare risposte a questi problemi con urgenza, determinazione, efficacia. Non possiamo dividerci tra nord e sud del mondo. Dobbiamo agire insieme e riscoprire il valore del multilateralismo che si celebra in quest’aula”. Ha difeso l'impegno a favore dell'Ucraina, definita “l'unica scelta coerente”, ha difeso l’ “eroica controffensiva che ha permesso all'Ucraina di recuperare migliaia di chilometri quadrati di territorio a partire da Kharkiv, e costretto l'esercito russo a ripiegare”. La Russia, il “cui piano era conquistare Kiev in poche settimane”, è finita nell'imbuto di un “conflitto più lungo e logorante, grazie anche - ha sottolineato il premier italiano - alla nostra assistenza militare”. Va da se che “solo l'Ucraina può decidere quale pace sia accettabile e a quali condizioni”.
“Ecco perchè le sanzioni sono utili”
Da ex presidente della Banca centrale europea, Draghi ha parlato delle sanzioni, tema usato dalle destre nella campagna elettorale italiana. “Quelle che abbiamo imposto a Mosca - ha ricordato - hanno avuto un effetto dirompente sulla macchina bellica russa, sulla sua economia. Il Fondo monetario internazionale prevede che l'economia russa si contragga quest’anno e il prossimo di circa il 10 per cento in totale, a fronte di una crescita intorno al 5 per cento ipotizzata prima della guerra”. L'impatto delle misure, ha aggiunto, “è destinato a crescere col tempo, anche perché alcune di esse entreranno in vigore solo nei prossimi mesi”.
Europa unita. Anche sul gas
A questo punto nell’intervento di Draghi è tornato il richiamo all'Europa: “L'unità - ha spiegato - è stata determinante per imporre costi durissimi alla Russia” che ha usato il gas come “arma di ricatto”. A oggi l’Italia ha dimezzato la dipendenza dal gas russo per esserne indipendente nel 2024. Tuttavia, ha aggiunto il premier, “l’Europa deve fare di più, deve sostenere i Paesi che a loro volta sostengono Kiev, deve imporre un tetto al prezzo delle importazioni di gas”. Anche perché - ha richiamato Draghi - è essenziale preservare la coesione sociale. “L'aumento del costo dell'energia mette a rischio la ripresa economica, limita il potere d'acquisto delle famiglie, danneggia la capacità produttiva delle imprese, può fiaccare l'impegno dei nostri Paesi per l’Ucraina”. La Ue, ha ricordato, “è destinata a guardare sempre più verso Sud e l'Italia vuole essere un ponte verso la sponda meridionale del Mediterraneo, verso tutto il Continente africano”. Un nuovo hub energetico tra Africa ed Europa. Questa si chiama visione.
Rassicurazioni
Consapevole delle preoccupazioni degli alleati per i cambiamenti attesi dopo il voto - il voto in Italia è stato al centro di numerosi colloqui informali a margine dell’assemblea uno su tutti con il cancelliere Sholtz - Draghi ha voluto rassicurare: “Anche nei prossimi anni l'Italia continuerà ad essere protagonista della vita europea, vicina agli alleati della Nato, aperta all'ascolto e al dialogo, determinata a contribuire alla pace e alla sicurezza internazionale”.
Sull'immigrazione, il messaggio di Draghi (all’Onu, ma anche a chi governerà in Italia) è quello che richiama l'approccio umanitario: “L'Italia è ben consapevole che le migrazioni sono un fenomeno globale, e così va affrontato. Dobbiamo avere un approccio responsabile, umano, condiviso”. La forza, ha aggiunto, “non è più uno strumento di politica estera”. Questo vale su tutti i fronti. Ceto se poi uno la usa unilateralmente, bisogna reagire.
Un po’ di Gramsci
Ricorrono - e non è la prima vota, negli interventi di Draghi alcune citazioni/evocazioni del pensiero gramsciano. L’ottimismo della volontà, ad esempio. “Nonostante tutta la tristezza dei tempi in cui viviamo, dobbiamo restare cautamente ottimisti riguardo al futuro”. La gestione e la risposta alle autocrazie passa da come sapranno essere gestite queste crisi. Perché, ha aggiunto, “l'indifferenza, è il peggiore nemico dell’umanità”. Di fronte “a coloro che chiedono il silenzio, sottomissione e obbedienza dobbiamo opporre il potere della parola e delle azioni”.
E’ la stessa volontà di azione che, in apertura dell’assemblea, ha chiesto il segretario generale dell'Onu, Antonio Guterres. Nel suo intervento inaugurale non ha esitato nel dire apertamente che “il nostro mondo è nei guai”, “paralizzato” dalle tante crisi geopolitiche e da quella climatica, che avvolgono il Pianeta come una coperta soffocante.
Ecco, in un momento così dovremmo solo ringraziare Dio o il destino o la sorte qualunque volto possa avere, di avere Draghi alla guida del governo. E’ stato invece, e anche poco gentilmente, messo alla porta. Da chi ora si candida a governare.