Il professore-giornalista critica il ministro dell’Istruzione e ora rischia il licenziamento
Succede in Italia. Succede a Roma. Il caso del professor Raimo. Pochi giorni fa, dal palco di Avs, ha paragonato le politiche di Valditara a quelle della “Morte nera” in Star Wars. E’ scattato il richiamo e l’istruttoria. E’ il secondo in pochi mesi. Raimo è “allibito e preoccupato”. L’appello degli intellettuali in sua difesa. Firmato anche da Pd e Avs. Il precedente del nuovo disegno di legge sulla sicurezza
“Non sono d’accordo con te ma difenderò fino alla morte il tuo diritto a dirlo”. La citazione attribuita a Voltaire è stata in realtà una libera interpretazione di una sua biografa, miss Evelyn Beatrice Hall intorno al 1939. Autografa o meno, la libertà di pensiero e di espressione è certamente uno dei cardini del pensiero illuminista prima e della democrazia poi. Bisogna quindi essere molto preoccupati quando la libertà di pensiero e di opinione comincia a conoscere il morso della censura e del silenzio imposto dall’alto. Magari con la minaccia di perdere il posto di lavoro. In Italia se ne comincia ad intravedere qualche traccia qua e là. Gli indizi cominciano ad essere frequenti ed ecco perchè il caso del professor Raimo va considerato in ogni dettaglio.
Il caso Raimo
Insegnante di storia e filosofia in un liceo di Roma, candidato per Avs alle Europee senza però essere eletto, il professore è anche scrittore e giornalista,. Insomma un intellettuale. Che un paio di settimane fa, dal palco della festa nazionale di Avs, è intervenuto sulla scuola e ha criticato le scelte del ministro Valditara (Lega). Utilizzando, tra l’altro, un paragone molto pop per cui le politiche del ministro Valditara sono state paragonate alla “Morte Nera” che nel film-cult Star Wars l’alleanza ribelle colpisce mentre se ne sta ultimando la costruzione. Un modo popolare per dire che il punto debole del Governo è proprio l’idea di scuola della destra.
Bene, dopo l’intervento sul palco della festa di Avs, Raimo è stato raggiunto da un nuovo provvedimento disciplinare. E’ il secondo in pochi mesi. E questa volta potrebbe anche scattare la sospensione senza stipendio e il licenziamento. Al netto, poi, di tutti i ricorsi possibili.
L’autodifesa
“Sono sconcertato da questo nuovo provvedimento - ha detto Raimo - e per diverse ragioni. Viene punita la libertà d’espressione e di critica di scelte politiche di un ministero e di un governo. In questo secondo provvedimento avrei commesso diversi illeciti, tra cui aver leso l'immagine del ministero. Questi termini vanno contro l'articolo 21 della Costituzione e l’articolo 33 che sanciscono la libertà di espressione e di insegnamento”. E’ importante specificare, infatti, che Raimo ha criticato ministro e ministero non in classe come insegnante e docente ma da libero cittadino e da giornalista. “Non ho mai attaccato Valditara in quanto persona. Non ho mai pronunciato nessun insulto nei suoi confronti. Ho rispetto per la persona. Ho solo criticato fortemente le sue idee, le sue scelte, le sue politiche” ha sottolineato Raimo.
L’Ufficio scolastico regionale
Molto preoccupato che questo secondo provvedimento che porta la firma dell’Ufficio scolastico regionale, longa manus del ministero nel territorio, possa portare prima alla sospensione senza stipendio e poi al licenziamento. “Nelle prossime settimane dovrò presentarmi ad una nuova udienza. Contro il primo di questi atti di richiamo/censura è ancora in piedi il ricorso - ha spiegato il professore - l’accusa è di aver violato il nuovo codice di comportamento dei docenti perchè avrebbe leso l’immagine del ministro. Sono sconcertato, preoccupato e allibito perchè poter criticare il potere è un diritto fondamentale di ogni democrazia”.
Si può dissentire circa ciò che dice il professor Raimo, spesso invitato anche in talk show televisivi. Ma non si deve mai limitare la libertà di espressione e di critica specie se questa avviene fuori dal contesto lavorativo. E’ questo il punto che non va perso di vista. Per questo Avs e Pd solo al fianco di Raimo. Verdi e Sinistra proteggono il “compagno” che si è inguaiato proprio parlando dal palco delle festa nazionale dell’Alleanza. “Si resta senza parole di fronte all'ennesima iniziativa governativa nei confronti di Christian Raimo colpevole secondo qualche ottuso funzionario di voler ledere l'istituzione scolastica. La smettano una buona volta a fare i gendarmi e pensino piuttosto a dare risposte ai lavoratori del mondo della scuola pubblica, agli studenti e alle loro famiglie” il
commento durissimo di Nicola Fratoianni. “Il ministro considera la scuola come un suo feudo personale in cui la sua autorità non può essere messa in discussione e le voci in dissenso vanno silenziate” rincara la dose Angelo Bonelli. Il Pd ne fa una questione di principio e di diritti violati. Dunque una serissima questione di metodo di gestione della democrazia. “La libertà di dissentire è il cuore della democrazia - affermano i deputati del Pd della commissione istruzione - un insegnante non può rischiare il licenziamento per aver espresso critiche al Ministro dell'Istruzione e del Merito. Si tratta di un fatto grave che lede pesantemente la libertà di opinione e costituisce un precedente preoccupante”.
Precedente preoccupante
Specie se questo precedente viene contestualizzato con altri fatti analoghi. Il disegno di legge sulla sicurezza (approvato alla Camera e ora al Senato) istituisce una serie di aggravanti come la resistenza passiva e l’organizzazione di sit in non autorizzati. Il ministero dell’Interno ha vietato i cortei nella prima ricorrenza del 7 ottobre proprio mentre quella crisi sta vivendo il suo show down sul confine tra Israele e Libano. Il risultato è che il 5 ottobre i collettivi organizzati, a cui da ieri si sono uniti i CAU universitari, i Collettivi autoorganizzato universitario, hanno detto che comunque andranno in piazza e manifesteranno. Speriamo che tutto questo sia solo figlio di incapacità e sottovalutazione che altrimenti c’è da ipotizzare il tentativo di provocare scontri di piazza di cui non c’è certamente bisogno.
L’appello
Anche per tutto questo e perchè l’aria che tira non è affatto do quelle buone, 250 intellettuali hanno ieri firmato un appello al ministro Valditara. “In Italia un insegnante rischia il licenziamento per aver criticato il ministro dell'Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara. È una notizia grave e allarmante, che dice molto sulla democrazia sostanziale che viviamo oggi in Italia e sulla torsione autoritaria in atto” si legge. Tra i primi firmatari il premio Nobel Giorgio Parisi, i cantanti Colapesce e Dimartino, lo scrittore Roberto Saviano e lo storico Carlo Ginzburg. E ancora Zerocalcare, Paolo Giordano, Nicola Lagioia, Daria Bignardi, Adriano Sofri, Vasco Brondi. “Raimo è un intellettuale il cui lavoro e la cui passione è fare l'insegnante e rendere la scuola più democratica. Ha criticato l’idea di scuola che propugna il ministro del Governo Meloni. E non è il solo visto che il Consiglio superiore della Pubblica istruzione ha sottolineato l'approccio squisitamente personalistico e produttivistico, in cui sparisce tra l’altro il valore della collettività e della responsabilità sociale indicata dalla stessa Costituzione come fondamentale”. L’appello alza i toni riga dopo riga. Punta il dito contro “l’arma di censura”, una sorta di codice comportamentale per i docenti adottato con D.M. n. 105 del 26.04.2022, che all'articolo 13 dispone che il dipendente si astenga “dal pubblicare, tramite l'utilizzo dei social network, contenuti che possano nuocere all'immagine dell’Amministrazione”.
Democrazia o democratura?
Cosa c’entra - si chiedono i firmatari - "questo articolo e questo intervento del ministero con l'articolo 21 della Costituzione, che recita 'Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione? O con l’articolo 11 della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea che dice 'Ogni persona ha diritto alla libertà di espressione. Tale diritto include la libertà di opinione e la libertà di ricevere o di comunicare informazioni senza ingerenza da parte delle autorità pubbliche e senza limiti di frontiera”. Raimo è il caso. Ma dietro c’è un metodo. “Questo genere di norme e di provvedimenti - di cui il disegno di legge Sicurezza in via di approvazione è esempio tristemente calzante - assomigliano a quelle di governi che chiamiamo democrature - conclude l’appello - Cioè democrazie solo formali, sospese, regimi, nulla ha a che vedere con le democrazie liberali”.