Alleanze, il treno del Pd verso un binario morto. Prodi dall'Aventino: "Una tragedia, manca una visione di paese"
Mentre il Segretario Renzi continua il suo tour attraverso l'Italia, il dialogo a sinistra stenta a ripartire. Bersani alza il tiro, Cuperlo lancia un appello ai "padri nobili": non restino a guardare

L'apertura (tardiva) di uno spiraglio a sinistra e l'accenno (vago) di un passo indietro sulla premiership non sono bastate a Matteo Renzi per rompere l'accerchiamento, dentro e fuori dal Pd. Mentre il Segretario prosegue il suo tour in treno fra Veneto ed Emilia Romagna (ieri l'arrivo a Treviso, dopo le tappe friulane di Trieste, Redipuglia e Udine), a Roma si prepara un'accoglienza tutt'altro che calorosa, in vista della prossima direzione nazionale del 14 novembre. I padri nobili del partito, Veltroni e Prodi restano nell'Aventino, marcando silenziosamente la distanza politica ed ormai anche personale dal segretario Pd. Sul fronte esterno, Bersani, dagli studi di Agorà alza il tiro e detta le condizioni per le future alleanze: "Uniti con questo PD non vinciamo, c'è un problema di linea politica", fa sapere. Tradotto: non basta il passo di lato sulla premiership, serve discontinuità profonda anche nella cabina di regia del Nazareno. "Vorrei rivolgermi al Pd, bisogna fare assieme, è un valore stare insieme, ma c'è un problema che sono gli elettori del centrosinistra che hanno ritenuto il Pd renziano non supportabile", ha detto Bersani, elencando una serie di temi sul tavolo: lavoro e jobs act, welfare, fisco. "Se non si cambia, non si recupera una parte del popolo della sinistra che se ne è andato nel bosco e non vota. Lunedi' hanno la direzione"- ha proseguito l'esponente di Mdp. "Dovrebbero dire che non rivendicano" le posizioni assunte fin qui "ma che le correggono". L'ex segretario però è poco ottimista: "Conosco le difficoltà di agibilità da quella parte".
Rebus alleanze aperto, manca una "visione"
Se a sinistra le porte non si aprono, anche dall'interno non sembrano arrivare segnali d'aiuto. La matassa delle alleanze resta ingarbugliatissima, dopo che Romano Prodi ha deciso di "arrotolare la tenda" lontano dal Nazareno. Il fondatore dell'Ulivo aveva accordato la sua disponibilità, all'inizio dell'estate, a dare una mano per ricostruire una coalizione ampia che andasse dal Pd renziano a Pisapia fino ad arrivare ad Mdp. Poi però, è calato il gelo col segretario dem, al quale non è rimasto che affidarsi alla debole sponda di Pisapia. Il professore, oggi a Roma per partecipare a un convegno sulla Brexit con Gentiloni, Patuelli, Boccia e Tajani, evita accuratamente di commentare l'esito delle elezioni siciliane ma dalle indiscrezioni registrate dal taccuino di Marco Damilano, su Repubblica, emerge tutto il pessimismo per la situazione politica italiana, ed indirettamente forse per quella del Pd: "Una tragedia". Prodi è preoccupato per la mancanza di una visione di progetto "sull'Europa, sul Mediterraneo". Temi strutturali, che decidono i destini di un paese e che però non sembrano essere al centro del dibattito politico, nè si declinano con la meritata forza nell'agenda del principale partito dell'arco costituzionale. Se continua così- è questa la preoccupazione diffusa- il Pd sarà condannato ad un'inesorabile marginalità, tanto da non risultare attrattivo per i potenziali alleati, e persino da non riuscire ad esprimere un candidato premier. A patto che, con uno sforzo di generosità da parte di tutti, non si riesca davvero ad invertire la rotta di un treno, quello renziano, che al momento sembra incanalato su un binario morto. Lo dice chiaramente Gianni Cuperlo, ai microfoni di Radio Capital, lanciando un'appello alle forze migliori del partito, coloro i quali hanno contribuito a fondarlo e che ora stanno alla finestra: "In una situazione di così evidente emergenza c'è bisogno di tutti. Prodi, Letta, Veltroni, ve lo dico con il cuore in mano: dateci una mano".