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Meloni non fa in tempo ad incassare la nomina di Fitto che si ritrova un altro distinguo di Forza Italia

Il messaggio di Tajani, vicepremier e leader degli azzurri: "Forza Italia è contraria a qualsiasi tassa sugli extraprofitti"

Giuseppe Alberto Falcidi Giuseppe Alberto Falci   
Meloni non fa in tempo ad incassare la nomina di Fitto che si ritrova un altro distinguo di Forza...
Meloni e Tajani (Ansa)

Ogni giorno ha la sua pena nella maggioranza. La coalizione di governo non fa in tempo a superare una questione delicata che se ne ripresenta un’altra. Archiviato il caso Sangiuliano - che a questo punto continuerà in altre sedi visti gli sviluppi - e incassata la nomina di Raffaele Fitto in Europa, Meloni si ritrova a dover affrontare l’ennesimo distinguo di Forza Italia. Tutto nasce in vista della manovra di bilancio da 25 miliardi. Meloni e i suoi sono alla ricerca di risorse per mettere a terra una finanziaria difficile perché la coperta resta corta. Ad agitare il centrodestra, alla vigilia della settimana decisiva per mettere a punto il piano strutturale di bilancio, è ancora una volta il tentativo di far contribuire allo sforzo chi più in questi anni ha generato profitti: in primis le banche, ma anche il mondo delle assicurazioni e il settore energetico. Possibilmente senza ripetere gli errori dello scorso anno e percorrendo la strada del dialogo con i soggetti coinvolti. 

Forza Italia di traverso

Ma a mettersi di traverso è ancora una volta Forza Italia. Antonio Tajani, vicepremier e leader degli azzurri, ha inviato questo messaggio di buon mattino via X: «Forza Italia è contraria a qualsiasi tassa sugli extraprofitti. Si danneggerebbero le banche di prossimità e si creerebbe incertezza sui mercati a danno dell'Italia. Si crei un tavolo con le banche per concordare soluzioni utili ai conti pubblici». Le truppe azzurre non intendono indietreggiare, ritengono che una tassa sugli extraprofitti delle banche sarebbe «un grave errore che spaventerebbe i mercati» e rischierebbe di "colpire al cuore le Banche popolari e quelle di credito cooperativo».

Uno scontro come 12 mesi fa

Uno scontro che tale e quale era andato in scena esattamente dodici mesi fa e che si inserisce in un contesto in cui Forza Italia continua a recitare la parte del controcanto della cabina di regia di Palazzo Chigi.  Le truppe azzurre battono lo stesso tasto per tutto il giorno. Dopo Tajani, tocca al capogruppo di Forza Italia a Montecitorio, Paolo Barelli: «Antonio Tajani oggi ha ribadito contrarietà ad una nuova tassa sugli extra-profitti delle banche e degli altri organismi del settore perche' danneggerebbe la credibilità del Paese e specialmente le piccole realtà del territorio, come le banche cooperative e popolari. Tasse con effetto retroattivo perché non previste dalle norme determinerebbero reazione negative dei mercati». Al massimo, sostiene Barelli, «si possono valutare misure concordate con il sistema bancario che è certamente interessato alla stabilità e alla crescita del nostro Paese. Per questo non voteremo alcuna forma di ulteriore tassazione imposta dall'alto, come alcuni organi di stampa hanno paventato. Sull'attuale stato di salute dei conti pubblici, a cui Forza Italia pone grande attenzione, aspettiamo i dati dell'Istat che risulterebbe siano di segnale positivo». Ed è in scia anche Maurizio Gasparri: «La nostra posizione è chiara:
nessuna nuova tassa. I bilanci positivi di alcuni gruppi bancari o industriali ovviamente generano gia' un maggiore flusso fiscale verso le casse pubbliche». E ancora, ecco Alessandro Cattaneo: «Siamo tutti consapevoli che la priorità sia quella di continuare un percorso di sobrietà rispetto ai conti pubblici ma il concetto di un profitto extra in economia non esiste, per cui ogni intervento dello Stato in questo senso e' distorsivo».

Meloniani a Forza Italia: difensori delle banche

Eppure la tar room di Palazzo Chigi sembra restare nella medesima posizione. Non si scompone dopo l’uscita in batteria di tutto il gruppo dirigente di Forza Italia. Sottovoce i meloniani prendono di mira i forzisti definendoli «i difensori delle banche». Ufficialmente le parole sono di altro tenore. Tommaso Foti, presidente dei deputati di Fratelli d’Italia, la mette così: «Valuteremo se sarà necessario chiedere un contributo di solidarietà ad alcuni settori che sono nelle condizioni di versarlo perché hanno realizzato utili molti rilevanti in questi anni. Il tutto, comunque, senza intenti punitivi verso alcuno, ma richiamando tutti ad un autentico spirito di solidarietà a sostegno del Sistema Paese e solo nel caso in cui lo si ritenesse necessario». Definitive sembrano essere le parole di Marco Osnato, presidente della commissione Finanza in quota Fd’I, al Corriere della Sera: «Se ci dovesse essere la necessita', se il governo dovesse avere bisogno di più risorse per intervenire su famiglie e imprese, allora ci sarebbe anche questa possibilità e penso che nessuno si scandalizzerebbe, neanche le banche, anche perché credo che anche per loro possa essere un vantaggio aumentare il potere d'acquisto delle persone».

Le ipotesi sul tavolo

Una delle ipotesi sul tavolo è quella di un contributo dell'1-2% sugli utili. Non è dato sapere se alla fine Forza Italia cederà e soprattutto quale compensazione vorrà in cambio. Di certo, a sera Lucio Malan, capogruppo dei senatori meloniani, ai microfoni dei telegiornali Rai, invia questo messaggio agli alleati: «Domani saranno diffusi i dati dell'Istat che consentiranno di delineare numeri e misure della legge di Bilancio. Per Fratelli d'Italia la priorità resta il sostegno alle famiglie, ai lavoratori e alle imprese. Scelte che hanno consentito all'Italia di crescere più degli altri Paesi europei, di avere un'occupazione da record e superare il Giappone per esportazioni». Come dire, il nostro unico obiettivo restano le famiglie e le imprese. Un avviso che sembra essere rivolto a Forza Italia che non intende cedere sulla tassa sugli extraprofitti. Un clima  che all’interno della maggioranza ritorna ad essere incandescente anche in virtù del potenziale rimpasto che al momento Meloni sembra aver accantonato ma che prima o poi dovrà affrontare. Ci sono infatti ancora da distribuire le pesanti deleghe di Raffaele Fitto, da qualche giorno uno dei sei vicepresidente della commissione Ue, e poi una serie di ministri in bilico. Su tutti Daniela Santanché per le note vicende giudiziarie.

Giuseppe Alberto Falcidi Giuseppe Alberto Falci   
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