Presunta truffa ai danni dell'Inps, la Procura di Milano chiede il processo per Daniela Santanchè
La ministra rischia il processo per la gestione della cassa integrazione durante il periodo della pandemia. Coinvolte le società Visibilia. Rinvio a giudizio anche per il compagno Dimitri Kunz
La Procura di Milano ha chiesto il rinvio a giudizio per Daniela Santanchè, il compagno Dimitri Kunz d'Asburgo Lorena e un collaboratore esterno nell'ambito dell'inchiesta sulla presunta truffa all'Inps nell'erogazione indebita della cassa Covid a zero ore per 13 dipendenti di Visibilia Editore e Concessionaria. La richiesta di rinvio a giudizio riguarda anche le due società indagate per la legge sulla responsabilità amministrativa degli enti. Stando alla contestazione della Procura di Milano nell'avviso di chiusura delle indagini preliminari notificato lo scorso 22 marzo la ministra del Turismo, il compagno, entrambi amministratori delle società, e del loro collaborate esterno Paolo Giuseppe Concordia "si procuravano un ingiusto profitto, con corrispondente danno per l'Inps, consistito nella percezione indebita delle somme erogate dall'Inps a titolo di indennità di cassa integrazione, direttamente ai dipendenti o a conguaglio alla società", Visibilia Editore e Visibilia Concessionaria. In particolare, secondo i pm Maria Giuseppina Gravina e Luigi Luzi, coordinati dalla procuratrice aggiunta Laura Pedio, gli indagati avrebbero "dichiarato falsamente" che i 13 dipendenti, tra Editore e Concessionaria, avevano l'"esonero totale dall'attività lavorativa, mentre di fatto avevano continuato a svolgere le proprie mansioni, secondo i contratti in corso, in smart working". La somma relativa alla presunta erogazione indebita ammonta a 126 mila euro. Nel giro di una settimana sarà fissata l'udienza, a cui potrebbero seguirne diverse altre prima della decisione. E' possibile che l'inizio sia calendarizzato tra fine giugno e luglio o che slitti a dopo la pausa estiva.
La richiesta di processo segue la chiusura indagini su questa tranche, arrivata il 22 marzo, e riguarda anche Paolo Giuseppe Concordia, collaboratore esterno con funzioni di gestione del personale di Visibilia Editore e Visibilia Concessionaria, e le due stesse società. Secondo l'accusa, dal "31 maggio 2020 al 28 febbraio 2022" non solo ad amministrare Visibilia Editore e Concessionaria, ossia a prendere le decisioni, erano Santanchè e il compagno, ma entrambi, assieme a Concordia, sarebbero stati consapevoli di aver richiesto e ottenuto "indebitamente", per un totale di 13 dipendenti, la cassa integrazione in deroga "a sostegno delle imprese colpite dagli effetti" della pandemia.
L'aggiunto Laura Pedio e i pm Marina Gravina e Luigi Luzi nel corso delle indagini hanno raccolto a verbale le parole dei dipendenti, i quali hanno confermato che la ministra sarebbe stata a conoscenza del fatto che stavano continuando a lavorare, mentre l'istituto pensionistico versava oltre 126mila euro, per un totale di oltre 20mila ore, "direttamente ai dipendenti o a conguaglio alla società". Come si legge negli atti delle indagini condotte dal Nucleo di polizia economico finanziaria della Gdf, oltre 36mila euro "a vantaggio della Visibilia Editore", per sette dipendenti, e quasi 90mila euro a favore della Concessionaria su sei lavoratori.
I reati contestati
A Santanchè, così come agli altri due, viene contestato di aver "dichiarato falsamente" che quei dipendenti fossero in cassa "a zero ore", quando invece svolgevano le "proprie mansioni" in "smart working", come Federica Bottiglione, l'ex manager che ha denunciato. Nel mirino pure le integrazioni che sarebbero state date per compensare le minori entrate rispetto allo stipendio: una "differenza" che sarebbe stata corrisposta con "finti rimborsi per 'note spese'". L'unico a farsi interrogare è stato Concordia e avrebbe chiarito che da consulente esterno lui si occupava della gestione dei pagamenti ai dipendenti e in parte della gestione della Cig.
Schlein: "Meloni chieda dimissioni Santanché"
"Fratelli d'Italia è quel partito che esprime una ministra rinviata a giudizio per truffa all'Inps sui fondi Covid, e contemporaneamente candida un no-vax appena sotto Giorgia Meloni. Ci aspettiamo che la presidente del Consiglio abbia un minimo di rispetto per le istituzioni e chieda le dimissioni di Daniela Santanchè", ha affermato la segretaria del Pd Elly Schlein. A stretto giro la risposta di Salvatore Tramontano, portavoce della ministra: "Schlein non ne azzecca una, parla di Santanchè rinviata a giudizio mentre la nuova/vecchia notizia è solo la preannunciata e scontata richiesta di rinvio del Pm in attesa della fissazione dell'udienza preliminare; la grande differenza la conoscono anche i sassi".
Intanto, il ministro degli Esteri e leader di FI Tajani ha spiegato che "quando ci sarà una decisione poi ne parleremo". E ha aggiunto che "non crea nessun imbarazzo al governo. È una questione di sensibilità personale, sarà Santanchè a decidere". Ad ogni modo, nelle prossime settimane dovrebbe arrivare anche la richiesta di rinvio a giudizio per la seconda tranche che vede la senatrice accusata di falso in bilancio. E restano aperti altri filoni, come quelli sulla compravendita di una villa a Forte dei Marmi e sul dissesto del gruppo Ki Group-Bioera.
M5s: "Via Santanchè, ora non ha più alibi"
"La richiesta di rinvio a giudizio della Procura per Daniela Santanchè sull'ipotesi di reato di truffa ai danni dell'Inps, in merito alla gestione della Cassa Covid nelle sue aziende, è l'epilogo scontato di una vicenda da subito opaca e disdicevole. Ribadiamo un concetto: le vicende giudiziarie non ci interessano. La ministra del Turismo doveva dimettersi lo scorso luglio, quando raccontò una sequela di frottole davanti all'aula del Senato. Ora non ci sono più alibi: Meloni la inviti subito a lasciare il suo incarico. Non si può tenere il paese con questo fardello addosso, ne va del decoro delle nostre istituzioni". Così in una nota i senatori M5s in commissione Industria e Turismo Sabrina Licheri, Gisella Naturale e Luigi Nave.
Bonelli (Avs): "Dimissioni unica via"
"La Procura di Milano ha chiesto il rinvio a giudizio per Daniela Santanché e due società nell'ambito del caso Visibilia, relativo alla presunta truffa aggravata ai danni dell'Inps nella gestione della cassa integrazione durante il periodo del Covid-19. L'unica reazione accettabile in questa situazione è la seguente: dimissioni. La permanenza di Santanché nel suo ruolo sarebbe uno schiaffo agli italiani e alla trasparenza che ogni governo dovrebbe garantire. Giorgia Meloni non può rimanere in silenzio o rinviare questa decisione, poiché è in gioco la credibilità della sua maggioranza". Così il deputato di Alleanza Verdi-Sinistra, Angelo Bonelli.