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Pd, ora Renzi tratta sulla premiership e gioca la strategia del "cavallo scosso"

I luogotenenti Zanda e Rosato lasciano intendere la disponibilità del Segretario a discutere la candidatura a Palazzo Chigi, mettendolo al riparo da una possibile sconfitta alle prossime politiche

Paola Pintusdi Paola Pintus   
Pd, ora Renzi tratta sulla premiership e gioca la strategia del 'cavallo scosso'

Dopo la dèbacle siciliana Matteo Renzi è circondato su tre lati, ma conserva ancora una via di fuga importante: quella che gli regala il Rosatellum, col potere d'imperio sulle liste per le prossime politiche. E quelli che sembrano arrivare in questo momento dai suoi luogotenenti istituzionali non sono segnali di resa, quanto piuttosto l'arretramento tattico a posizioni più sicure, in attesa di una nuova occasione di attacco. Chi conosce la tradizione dei palii equestri - e il segretario toscano la conosce bene- non avrà difficoltà a capire cosa sta accadendo davvero in casa PD: è la cosiddetta strategia del "cavallo scosso". Un cavallo cioè che pur rimanendo senza la monta del fantino durante una corsa può comunque tagliare il traguardo conquistando la vittoria. Allo stesso modo, il vertice Pd tratta, apre a sinistra, lascia intravvedere disponibilità a ridiscutere il ruolo della leadership per Palazzo Chigi, e così facendo mette al riparo il Segretario da una possibile sconfitta alle prossime politiche, preservando la sua permanenza nella plancia di comando del Nazareno. In attesa di tempi migliori, o di una mano tesa dal campo avversario nel caso nessuno centrasse l'obbiettivo dell'autosufficienza per "salvare il paese" e garantire "governabilità".
Si tratta di una doppia partita: le dichiarazioni quasi simultanee dei due capigruppo Zanda e Rosato -uno che esorta il Segretario a spezzare il vincolo statutario che lega guida del partito e candidatura alla premiership, l'altro che parla di Gentiloni come "nome spendibile" per il bis a Palazzo Chigi- sono altrettanti messaggi alla sinistra, esterna ed interna al partito. Ma non si tratta, come si potrebbe pensare, del redde rationem tanto accarezzato dalla fronda interna antirenziana. La maggioranza rimane saldamente nelle mani del Segretario dem, almeno per ora. Il duo Franceschini-Orlando porrà la questione nella prossima direzione Pd del 14 novembre, ma ha già fatto sapere che non metterà in discussione la guida del Nazareno in cambio della rinuncia alla premiership da parte di Renzi. Il quale, avendo capito l'aria che tira sta giocando d'anticipo per minimizzare le perdite e sembra disposto a valutare un passo indietro nella guida della coalizione purchè questo non lo metta in discussione come dominus dentro il partito. Perdere la premiership, ma non la leadership interna. Un rischio calcolato, nella consapevolezza che la partita si gioca ormai all'inseguimento degli sfidanti Berlusconi e Grillo.

Paola Pintusdi Paola Pintus   

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