Il ponte incendiato, banchi a rotelle e mascherine irregolari: così la cronaca violò il silenzio elettorale
Nella Capitale il Ponte dell’Industria chiuso dopo un incendio partito dalle baraccopoli lungo il Tevere. M5s: “Strano proprio alla vigilia del voto”. Il ritiro di un lotto da circa 180 mila pezzi tra sedie e banchi monoposto perché non in regola con le norme antincendio

Quelle notizie non politiche che dicono tanto della politica. Ci possano sotto gli occhi in una domenica elettorale che farà il tagliando ai partiti e darà indizi importanti sul quadro politico presente e futuro. Un ponte strategico per la viabilità della Capitale che implode divorato dalla fiamme molto probabilmente provocate da una baraccopoli abusiva lungo il Tevere. I mitici banchi a rotelle che un'estate dopo risultano essere non solo inutili ma persino pericolosi visto che alcune forniture non rispettano le norme antincendio e quindi vanno fatti sparire in fretta e furia dagli istituti scolastici. Il tutto mentre aleggia da mesi, e in questi giorni se ne riparla con insistenza, la storia delle mascherine Fpp2 taroccate in Cina ma vendute per buone in Italia. Anche qui a suono di milioni.
Il silenzio elettorale
Il silenzio elettorale impone la massima attenzione a non richiamare l’attenzione - in positivo o in negativo - su uno o l’altro dei candidati. Su una o l’altra forza politica. Ma l’urgenza della cronaca non rispetta regole, obblighi e politically correct. E bussa alla porta quando capita. Quando i fatti avvengono. E se i casi Morisi (l’ex guru della comunicazione di Matteo Salvini) e Fidanza (il capo delegazione di Fratelli d’Italia a Bruxelles) possono risentire del timing tipico degli scandali che in molti paesi scoppiano a poche ore dal voto, lo stesso non si può dire del ponte crollato a Roma. O delle notizie - non confermate dal ministero dell’Istruzione - sui banchi a rotelle. Fatti che raccontano soprattutto dell’incuria e quindi dell’adeguatezza di chi dovrebbe gestire la cosa pubblica.
L’incuria
Il rogo che la notte tra sabato e domenica ha messo fuori uso e in parte collassare il ponte dell’Industria - Ponte di ferro lo chiamano i romani - costruito nel 1862. L’incendio sarebbe partito dagli accampamenti di clochard sotto il ponte, in mezzo alle sterpaglie, su una delle sponde del lungotevere. I vigili del fuoco non escludono la pista di un corto circuito della rete elettrica che correva nelle condotte elettriche e del gas lungo le campate del ponte. Sembra escluso il dolo. Nessuna persona coinvolta, ma danni enormi alla struttura, dichiarata inagibile, blackout e pesanti conseguenze sul traffico: l'opera è uno snodo nevralgico che collega due quartieri popolosi, Ostiense e Marconi. Ed è chiaro che le conseguenze sul traffico saranno catastrofiche per i prossimi mesi. In un modo o nell’altro - il rogo della baraccopoli abusiva lungo il Tevere o il cortocircuito elettrico - l’incendio pare proprio essere il risultato dell’incuria. Le prime analisi e le testimonianze raccolte sembrerebbero ricondurre l'origine del rogo alle baracche - dove si fa uso di fornelli elettrici e a gas - che si trovano proprio sotto una delle estremità del ponte in mezzo a vegetazione secca che ha favorito la propagazione del fuoco. Un fornelletto potrebbe aver fatto partire il rogo che ha iniziato ad essere visibile intorno alle 23 di sabato sera.
Alcuni testimoni raccontano di aver sentito “uno scoppio, puzza di gomma bruciata e di gas”.
Le polemiche
L'incendio, proprio alla vigilia del voto per l'elezione del sindaco di Roma, ha arroventato le polemiche nonostante il silenzio elettorale. Virginia Raggi è andata subito sul posto e ha promesso: “Io non mollo, amo Roma. Stringe il cuore vedere un pezzo di storia ridotto così”. S’è fatta subito sentire la leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni: "Roma nel degrado grazie alla giunta Raggi”. Durissimo il deputato di Forza Italia Sestino Giacomoni: “La Raggi per i romani è peggio di Nerone". Per Maurizio Gasparri (Fi), quello di sabato sera è “l'ultimo capitolo del disastro e dell’ abbandono di Roma nell'era Raggi”. I 5 Stelle cavalcano l’ipotesi del complotto. Il deputato Marco Di Bella ha annunciato un'interrogazione al ministro dell'Interno “anche per mettere a tacere i sospetti che si leggono in rete su questa coincidenza, un disastro avvenuto a poche ore dall'apertura delle urne”. Giuseppe Conte mette il petto in fuori e difende la sindaca dagli attacchi politici: “Vergogna, state usando questa disgrazia in chiave politica ed elettorale. Da ore gli avversari politici stanno violando il silenzio elettorale”.
Silenzio imbarazzato
Silenzio di tomba, invece, sull’altra notizia che ieri è circolata su web e tv: i mitici banchi a rotelle non sono a regole con la normativa antincendio. Non tutti. Uno specifico lotto da 70 mila sedie e 110 mila banchi monoposto. Una fornitura dal valore di circa 9 milione di euro. La notizia è stata anticipata da Il Tempo, ripresa da molti media, “nè confermata nè smentita” dal ministero. Solo l’ex ministra Azzolina si è affrettata a dire che “è solo una fake news” terrorizzata che proprio in queste ore questa notizia possa influire - e non certo in positivo - sugli elettori. C’è però il documento firmato dal generale Figliuolo, commissario all’emergenza Covid: “A seguito di specifiche analisi merceologiche è emerso che gli arredi scolastici forniti dalla ditta (…) hanno evidenziato la non conformità degli stessi alle normative in materia di sicurezza antincendio, impedendone l'uso ed imponendone il ritiro dagli istituti scolastici ove erano stati distribuiti al fine di eliminare i possibili rischi in caso di incendio”. Ecco, capito bene: roba che se per qualche disgraziato motivo parte una scintilla in classe, l’aula diventa una torcia. Il ritiro dalle scuole costerà più di 170mila euro al ministero dell'Istruzione, costi che vanno ad aggiungersi ai circa 9 milioni di euro spesi un anno fa per acquistarli. Il disgraziato lotto aveva già un altro problema: i banchi erano lunghi 74 cm invece di 60 e così non garantivano il distanziamento. I banchi devono essere ritirati con la massima urgenza. Ha scritto Figliuolo: “Eventuali ritardi nel ritiro dei materiali avrebbero un impatto negativo importante sulla sicurezza negli istituti scolastici ove tali arredi sono stoccati”.
E le mascherine?
Inevitabile, in questo clima, tornare a parlare anche delle mascherine Fpp2 su cui la procura di Roma ha aperto un’inchiesta alla fine del 2020 e per cui nell’aprile scorso ha proceduto ad arresti e iscrizioni al registro degli indagati. Lo ha fatto Giorgia Meloni, leader ferita dall’inchiesta sulle simpatie fasciste e su un’ipotesi di finanziamento illecito che ha coinvolto uno dei suoi fedelissimi, l’eurodeputato Fidanza. “Sugli scandali dei 100milioni di euro di mascherine comprate a 1,5 euro, pure fallate, dalla Cina attraverso una società olandese, mentre le istituzioni acquistavano le stesse a 30 centesimi, si può sapere dove sta la magistratura? La magistratura così attenta su tutto il resto dov’è?”. Mascherine e apparecchi per l’ossigeno, i due buchi neri dell’emergenza Covid a cui ora si aggiungono i banchi a rotelle dopo i monopattini.
C’è il silenzio elettorale. Ma la cronaca fa il suo corso. E interpella sempre, inevitabilmente, la politica. Vedremo già stasera se e come tutto questo avrà effetto sui voti degli elettori. A Roma e a Milano, soprattutto, le due partite che più di altre decideranno i nuovi equilibri nel centrodestra.