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[L’analisi] AAA Cercasi candidato disperatamente: il Pd verso il Congresso

L'elezione di Martina come segretario sembra il tentativo di prender tempo che non una vera svolta “unitaria” in grado di rilanciare il partito

Paola Pintusdi Paola Pintus   
Nicola Zingaretti
Nicola Zingaretti

Cercasi candidato disperatamente. Il Pd ora ha un nuovo segretario ed una nuova segreteria nel pieno delle sue funzioni ma è ben lontano dall'aver trovato la sua identità. E per questo, l’elezione di Maurizio Martina una settimana fa da parte dell’Assemblea Dem sembra più il tentativo di prender tempo in vista del Congresso di primavera che non una vera svolta “unitaria” in grado di rilanciare il partito coagulando le sue energie migliori, come più volte ribadito nelle intenzioni del “traghettatore”.

Ben lontani dal trovare una linea univoca su temi pure dirimenti come l’apertura di dialogo col M5S o il voto in aula sul decreto Dignità. Ed altrettanto in divisi sul nome del “leader” definitivo che dovrà uscire dal Congresso, da cui dipenderanno le grandi scelte di campo e le alleanze da qui alle prossime politiche che, viste le tensioni crescenti nella maggioranza giallo-verde, potrebbero non essere poi così distanti dalle Europee 2019.

La minoranza di sinistra può contare – in prospettiva - sulla candidatura certa di Nicola Zingaretti, già pronto a lanciare i “comitati per l’alternativa” e magari anche a sottoscrivere il ticket con Paolo Gentiloni in veste di federatore per un’alleanza larga del centro-sinistra (non a caso il governatore del Lazio ha fatto sapere di non essere interessato al ruolo di “asso pigliatutto” ovvero Segretario e candidato premier). Sul fronte renziano invece si fa fatica a trovare un nome alternativo a quello dell’uomo di Rignano.

Sembra tramontare l’ipotesi Del Rio, che a prescindere dalla sua personale indisponibilità non appare come una figura abbastanza carismatica da raccogliere l’eredità del leader maximo. Le sue recenti uscite a favore di un ipotesi di dialogo col M5S sembrano sancire infine una presa di distanza anche ideale dalle posizioni di Matteo Renzi, che sul no alla collaborazione coi pentastellati ha posto la linea Marginot del fronte di resistenza riformista da lui incarnato. Indisponibile anche Gentiloni, dopo le accuse piovutegli di aver “annacquato” l’azione di governo impostata dal suo predecessore. Lo stesso Minniti, oggetto nei giorni scorsi di un corteggiamento serrato al momento nega ogni interesse ad una sua candidatura.

Spunta però dal cilindro renziano un nome che potrebbe mettere d’accordo tutti, anche una parte del mondo ex DS: è quello di Stefano Bonaccini, governatore della Regione Emilia Romagna, proveniente dalla tradizione della vecchia sinistra e poi convertito al verbo riformista ma sempre con un profilo indipendente e nell’ultima fase apertamente distante dal Rottamatore. Proprio lui (insieme all’ex ministro Calenda), è stato fra i più critici nei riguardi della nuova squadra operativa presentata l’altro giorno da Maurizio Martina: “Sarei andato direttamente a Congresso”, ha detto. Segno probabile di una sua disponibilità acquisita a correre per la mozione riformista del campo renziano. Mentre le correnti scaldano i motori in vista del redde rationem finale, il traghettatore Martina inizia il suo cammino, già orfano di uno dei membri indicati in Segreteria: Francesco Boccia, referente dell’area di minoranza facente capo a Michele Emiliano, si è sfilato dall’incarico garantendo però insieme al governatore pugliese “massima lealtà e collaborazione” al Segretario riconfermato.

Martina prende atto ma continua paziente a credere che c’è bisogno di tutti, nessuno escluso: un intento che si rispecchia nella formazione della sua segreteria, dove figurano nomi vicini al renzismo come quello di Tommaso Nannicini -economista e consigilere dell’ex premier- o di Lia Quartapelle - stimata da Renzi al punto da essere stata in predicato di divenire ministro degli Esteri-, ma anche quelli di indipendenti come Mila Spicola o di esponenti di spicco della minoranza come Gianni Cuperlo. Riuscirà così Martina a far rinascere lo spirito unitario del Partito? A parole tutti sono disposti a dargli una mano. 

Paola Pintusdi Paola Pintus   
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