Il patto Italia-Francia che rafforza la Ue. Draghi e Macron: “Grazie Sergio per averci salvato dai populismi”
Al Quirinale la firma del Patto Italia-Francia. Cooperazione stretta su immigrazione, ambiente, economia, difesa comune della Ue. “Rivedere il Patto di stabilità”. E’ un patto gemello a quello che Parigi ha già con Berlino dal 1963

La prima conseguenza potrebbe riguardare il dossier Tim-Vivendi e la cessione al fondo Usa Kkr. Oppure la vendita della Oto Melara alla società franco-tedesca Knds. Vedremo come procedono queste due trattative. Un’altra conseguenza immediata è una gestione diversa delle frontiere interne, da Ventimiglia in su. La rivalità nel calcio non si tocca, quella resta, anche perchè la testata di Zidane a Materazzi e il Mondiale vinto dagli azzurri nel 2006 sono emozioni che non regolabili da alcun Trattato. Nel medio lungo periodo gli obiettivi sono tanti, ambiziosi, quasi rivoluzionari: dalla modifica delle regole del Patto di Stabilità alla nascita dell’esercito europeo che difenderà i confini, in terra e in mare. Uscita di scena Angela Merkel, in attesa che il nuovo Cancelliere torni padrone della situazione e se ne capisca l'approccio, l’obiettivo è anche quello di rafforzare “a ovest” un’Europa che, dopo la bella e inedita prova di riuscire a fare debito comune per fronteggiare la pandemia, sta invece tornando a indebolirsi a est dove soffiano i venti del nazionalismo e si preferiscono i muri e le ipoteche sui diritti alla politica e alla diplomazia. E’ una partita chiave e molto più grande di quello che si può leggere nelle circa 30 pagine del Trattato del Quirinale che fissa i parametri di un accordo rafforzato tra Italia e Francia. E lo è soprattutto per il futuro dell’Europa. Il senso e l’ottica di questo accordo, ha ricordato il presidente Mattarella nel colloquio con Emmanuel Macron giovedì sera al Quirinale, è “costruire un’Unione europea più forte, una necessità che anche la crisi pandemica ha messo in luce”.
“Il programma di lavoro”
“L'Italia e la Francia intendono coordinare il loro approccio europeo e rafforzare la loro cooperazione bilaterale in materia di asilo e migrazioni, di sicurezza interna e di giustizia” si legge nel “programma di lavoro” relativo al Trattato del Quirinale firmato ieri a Roma dal presidente Sergio Mattarella, dal presidente francese Emmanuel Macron e dal premier Mario Draghi. Italia e Francia puntano a “rafforzare il nostro coordinamento a livello europeo per un approccio equilibrato all'asilo e alle migrazioni nel quadro delle discussioni sul Patto europeo sulla migrazione e l'asilo e sulle politiche d’integrazione”. Nel documento si precisa di voler contribuire al raggiungimento di un compromesso equilibrato che permetta un controllo più efficace delle frontiere esterne, una diminuzione dei movimenti secondari (cioè il fenomeno del respingimento dei migranti in Italia, perchè qui sono sbarcati, anche se pizzicati in Francia) e un meccanismo efficace di solidarietà nella gestione dei flussi migratori, riservando un trattamento specifico agli arrivi legati alle operazioni di ricerca e soccorso in mare che comprenda anche la riallocazione; lavorare insieme sulla riforma del sistema comune europeo d'asilo e sulla realizzazione di una politica comune europea in materia di rimpatri; promuovere l'adozione di una lista comune europea dei Paesi di origine sicuri per i richiedenti asilo; sviluppare scambi di buone pratiche in materia d'integrazione dei migranti. Approfondire la cooperazione sulla gestione dei flussi migratori e in particolare dei flussi secondari attraverso il confine comune”. Due paesi, Italia e Francia, da oggi “ancora più vicini" grazie ad una collaborazione “più sistematica e strutturata”. E che, soprattutto, oltre a consolidare le relazioni bilaterali, intendono costruire un'Europa “più forte e sovrana”, in grado di affrontare le sfide globali, come la pandemia che non accenna a mollare la presa, e regole di bilancio più flessibili e adatte alle circostanze.
Un percorso accidentato
Per come sono andate le cose spesso in questi anni, era difficile credere che si potesse concludere il percorso iniziato nel 2017 sotto il governo di Paolo Gentiloni. Più volte, da allora, l’iter del Patto rafforzato si è raffreddato, quasi fermato. Possiamo dire che la colpa va cercata in entrambe le metà campo: prima il fallimento dell’acquisizione da parte di Fincantieri dei Chantiers de l’Atlantique; Parigi che “scaricava” intro camionette di migranti alla frontiera di Bardonecchia convinta che l’Italia li facesse apposta passare senza fermarli; le rivalità in Libia per il controllo delle fonti energetiche; fino all’incontro - era il 2019 -tra l’allora ministro e vicepremier Luigi di Maio e i Gilet gialli. Quella volta Parigi richiamò l’ambasciatore. E’ stato uno dei momenti più difficili nei rapporti tra Francia e Italia. Ogni volta è stato il Presidente Mattarella che si è fatto carico di spiegare, convincere che si trattava, da parte italiana, di incidenti venali; di fare la voce grossa e pretendere rispetto quando è stata la Francia a non rispettare gli accordi. A ricucire, comunque e sempre, in nome di quel progetto europeo che ebbe in Spinelli, Monnet, Schuman e De Gasperi i padri fondatori. Ogni volta, in questi anni, è stato Mattarella a riprendere il filo di un discorso che con lungimiranza e visione non poteva essere lasciato cadere. Si può dire che i governi Conte 1 e 2 non hanno lavorato il dossier. E’ stato l’arrivo di Draghi a palazzo Chigi a riportarlo in agenda. La firma con la stretta di mano a tre ieri mattina al Quirinale è il capolavoro di Mattarella. Se concluderà veramente il suo settennato, come ripete ogni volta che può, questa bella foto di tre (quasi) generazioni europee con gli occhi che ridono pur sotto le mascherine sarà uno dei ricordi più belli del Capo dello Stato. Uno di quelli di cui andare certamente fiero. “Grazie - hanno riconosciuto Draghi e Macron - per aver per aver salvato i rapporti tra Roma e Parigi nella stagione dei populisti”.
Rivedere il Patto di stabilità
Il testo dell’accordo contiene un preambolo e 12 articoli accompagnati da un “programma di lavoro” operativo e adattabile nel tempo. Si va, appunto, dalla difesa all'immigrazione, dalla cultura alle frontiere comuni, dall'economia ai giovani. Tra i primi obiettivi di Roma e Parigi c’è la revisione (“prima necessaria e ora inevitabile” ha detto Draghi) del Patto di stabilità sospeso durante la prima ondata del Covid per dare ai Paesi colpiti dal virus - Italia per prima - la possibilità di reggere l'impatto economico delle restrizioni. “Le regole di bilancio in vigore fino alla pandemia già allora non erano sufficienti - ha detto Draghi - erano regole pro-cicliche che per certi aspetti aggravavano il problema invece di aiutare a risolverli”. E’ ora di “correggere il passato” e “disegnare il futuro” con nuove regole. , ha insistito Draghi. “In questo modo Italia e Francia vogliono procedere”.
I dubbi di Berlino. E della Meloni
Berlino assicura ufficialmente di “non avere alcuna preoccupazione” per il nuovo asse tra Roma e Parigi. Il quotidiano tedesco “Handelsblatt”, un po’ il nostro Sole24ore, attacca “il duo Dracron” parlando di “unione del debito italo-francese”. Sospetti anche sulla tempistica del nuovo accordo ideato sul modello del Trattato dell'Eliseo del 1963 tra Francia e Germania visto che arriva proprio alla fine dell'era Merkel. Ma è stato lo stesso Macron a rassicurare gli alleati oltre Reno: “Angela Merkel è ancora in carica”, ha sottolineato, spiegando che “l'Europa si costruisce a 27, non bisogna cercare nelle diverse alleanze i sostituti di uno o dell’altro”, sono piuttosto rapporti che “si completano e si rafforzano”. Non solo: Macron ha sottolineato invece l’anomalia dell’assenza di un Trattato con l’Italia analogo a quello che già esiste con la Germania (Patto dell’Eliseo, 1963). “In Francia - ha spiegato Macron - abbiamo l'ossessione di dire che quando le cose diventano complicate con la Germania, ci rivolgiamo all'Italia. Non funziona mai. Non è questo. L'Italia e la Germania sono complementari, sono differenti. Non bisogna cercare delle vie di sostituzione. L'Unione europea è un progetto politico non egemonico”. L’obiettivo è “lavorare sempre più insieme. Proporre e avere idee, costruire accordi in 27”. Senza l’ossessione della leadership.
Momento propizio
Il Trattato del Quirinale non poteva arrivare in un momento più favorevole per tutti: la campagna presidenziale di Macron alle porte, la fine del settennato di Mattarella e il futuro politico di Draghi ancora tutto da disegnare. Chi ama cercare indizi, nelle foto di ieri ne trova a bizzeffe. A cominciare da Macron che prende la mano di Mattarella e lo mette, quasi spinge, tra se stesso e Draghi facendo una catena con le mani. Ecco dove, secondo Macron, dovrebbe stare Mattarella in futuro: al Quirinale. “C’è un allineamento di pianeti” aveva commentato nei giorni scorsi l'Eliseo. Per determinare questo percorso comune, il Trattato - che entrerà in vigore dopo la ratifica parlamentare - prevede (su richiesta di Draghi) consultazioni periodiche tra i due governi: almeno ogni tre mesi un ministro di uno dei due Paesi parteciperà al Consiglio dei ministri dell'altro e viceversa. Inoltre Roma e Parigi terranno un vertice intergovernativo all’anno “per imparare la disciplina dell'amicizia, è fondamentale consultarsi e agire insieme”. Tutte le forze politiche hanno applaudito alla firma del Patto rafforzato. In prima fila il Movimento 5 Stelle e il ministro Luigi Di Maio che faceva parte della delegazione con Guerini (Difesa), Lamorgese (Interno), Franco (Economia), Amendola (Rapporti con la Ue). Vedi come cambiano le cose in poco tempo. Ma anche riconoscere gli errori è importante. Unica voce contraria è stata quella di Giorgia Meloni. Per la leader di Fratelli d’Italia quella di ieri “è la firma su una delega in bianco all’asse franco-tedesco”. Lo vedremo presto.