Ormai non c’è partito che non abbia un parlamentare ex Cinque Stelle
Anche sulla finanziaria gli ex del movimento scatenano la rissa, ma ormai non ci sono più nemmeno reazioni
Ormai, funziona come con la “mitridatizzazione”, il fenomeno per cui si ingeriscono sempre più sostanze tossiche o velenose fino ad esserne immuni. Un tempo, ogni volta che un ex pentastellato – su tutti Matteo Dell’Osso passato a Forza Italia e Davide Galantino approdato in Fratelli d’Italia – prendeva la parola in aula era un trionfo di boati, ululati, insulti e una serie di reazioni di quelle che gli atti parlamentari, magnanimi, definiscono “Brusio” e “Commenti”. Ora, nemmeno quello, può succedere qualsiasi cosa e c’è l’indifferenza, il silenzio, il disinteresse.
Persino nell’ultima seduta parlamentare dell’anno c’è stato un passaggio di gruppo, anzi all’interno di un gruppo, che ha interessato un ex pentastellato passato al MAIE, il Movimento Associativo Italiani all’Estero: Saverio De Bonis, il cui viaggio è annunciato periferico nell’allegato B degli atti del Senato della Repubblica di ieri. E tre giorni prima, alla Camera dei deputati, era toccato a Gloria Vizzini, approdata dal Misto degli apolidi ai seguaci di Bruno Tabacci di Centro democratico-Italiani in Europa. E poi passano senza reazioni interventi che, fino a pochi mesi fa, avrebbero scatenato la rivolta in aula. Ecco, fior da fiore, alcune frasi tratte dalle fiducie degli ultimi due giorni, passate in aula a Montecitorio e a Palazzo Madama senza colpo ferire.
Gli ex pentastellati che votano contro
Tutte di ex pentastellati. Gianluca Rospi, che oggi è nei neoalfaniani di Popolo Protagonista-Alternativa Popolare: “Non voteremo questa fiducia, perché non guarda al futuro del Paese, perché in tempi di Covid è inaccettabile presentare al Parlamento una manovra fatta di norme microsettoriali e mancette territoriali”.
Fabio Berardini, ex del MoVimento oggi al Misto: “In questa manovra si sono trovati soldi per tutto: per il bonus rubinetti, bande musicali, jazz, televisori, occhiali, presepi, anche per l'Expo di Dubai; tuttavia, non si è trovata una piccola cifra, irrisoria, per mettere fine a una disparità, una disparità che riguarda l'esonero contributivo dei giovani coltivatori diretti che si sono iscritti per la prima volta alla previdenza agricola”.
Marco Rizzone, sempre ex pentastellato, genovese, ormai durissimo, fra gli applausi dei leghisti: “ Mentre là fuori i negozianti chiudono definitivamente le loro saracinesche, mentre là fuori ai medici specializzandi viene chiesto di lavorare gratis per vaccinare gli italiani, qui viene stanziato un milione di euro per celebrare l'ottocentenario del presepe, qui viene previsto un bonus bagno per cambiare lo sciacquone del water. Ma ci rendiamo conto?
Come possiamo votare una cosa del genere? Sì, è vero, c'è anche qualche nota positiva, come il miliardo di euro per gli autonomi e le partite IVA, categoria che è sempre stata tartassata dai Governi e dimenticata nel momento del bisogno, ma, a dire il vero, questa categoria sarebbe stata dimenticata anche questa volta, se non fosse stato per gli emendamenti dell'opposizione. La maggioranza, invece, silenziosamente ha preferito dare una mano alle banche”.
Raffaele Trano, ex presidente pentastellato della Commissione Finanze: “Mentre qualcuno difendeva le lobby, immagino la mitologica manina, gli italiani morivano in solitudine, a loro stessi abbandonati, e questa è una vergogna”. Alessandra Ermellino, ex del MoVimento, ca va sans dire: “Questo è lo specchio di un Governo che ha a cuore la propria contraffazione più del bene e della sicurezza del Paese”.
Sara Cunial, pasionaria No Vax e No Mask che poteva arrivare in Parlamento solo sotto le insegne del MoVimento: “ Ma, tranquilli, italiani, vi nutriranno a suon di OGM, vecchi e nuovi, nelle vostre ciotole e nel vostro sangue. Caro governo lo so che avete paura di morire e vi sentite in colpa, ma tradire il vostro popolo non è la risposta”.
E ancora Trano, parlando addirittura di chi è ancora nel MoVimento, l’ex sindaco di Mira Alvise Maniero, uno dei primissimi primi cittadini eletti sotto il simbolo di Beppe Grillo: “È stata battuta un'agenzia dall'Adnkronos in cui il gruppo MoVimento 5 Stelle chiede di poter sostituire i propri deputati della componente della delegazione italiana presso l'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa. Ebbene, il presidente è il collega Alvise Maniero e non vorrei che questa fosse una trovata per disarcionare, per spodestare, il collega, presidente Maniero, da questa Commissione perché ha votato in dissenso con il proprio gruppo, perché ha fatto delle esternazioni forti sul voto del MES…”.
Ma se alla Camera sono in moltissimi a dire queste cose, non è che al Senato la musica cambi. Gianluigi Paragone è abbonato alla formula “Domando di parlare per dichiarazione di voto in dissenso dal mio Gruppo” almeno quanto il ministro per i Rapporti con il Parlamento Federico d’Incà a quella sulla richiesta della fiducia. E l’ultima volta che Paragone ha chiesto la parola e si è levato brusio nell’aula di Palazzo Madama, il vicepresidente di turno Ignazio La Russa ci ha anche scherzato sopra: “Colleghi, perché vi meravigliate? Non è neanche una novità assoluta”. Ma oltre al leader – nonché unico aderente in Parlamento – di Italexit anche altri due ex pentastellati si sono distinti negli interventi contro il MoVimento nelle ultime ore: Gregorio De Falco e Tiziana Drago. Insomma, la storia è chiara.
Ma c’è anche un’altra storia che merita di essere raccontata con nomi e cognomi. E cioè che ogni gruppo o componente parlamentare alla Camera e al Senato conta almeno un ex pentastellato. Del resto, se all’improvviso ti vota un italiano su tre, evidentemente, sei intergenerazionale, interpartitico e puoi andare bene a tutti. Innanzitutto, una constatazione: fra tutti i fuorusciti pentastellati della scorsa legislatura solo tre sono tornati nelle rispettive assemblee parlamentari: alla Camera Walter Rizzetto con Fratelli d’Italia e Vincenza Labriola con Forza Italia e all’Europarlamento Marco Zanni, rieletto con le preferenze nella Lega e oggi capogruppo di Identità e Democrazia.
Ovunque ex pentastellati
Gli altri o non ricandidati o non rieletti. E i fuorusciti grillini a questo giro? Forza Italia ne ha uno (il deputato Matteo Dall’Osso), Fratelli d’Italia due (Salvatore Caiata e Davide Galantino a Montecitorio), Italia Viva due (Gelsomina Vono al Senato e il deputato Catello Vitiello), uno è al gruppo per le Autonomie insieme all’Union Valdotaine, alla Sudtiroler Volkspartei, al Partito autonomista trentino tirolese, al senatore di diritto e a vita ex presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, alla senatrice a vita e ricercatrice Elena Cattaneo, all’ex presidente della Camera Pierferdinando Casini (il senatore sardo Gianni Marilotti), Liberi e Uguali ha due ex grilline (Paola Nugnes al Senato e Rina De Lorenzo alla Camera), tre i calendian-boniniani di Azione-+Europa (Nunzio Angiola, Flora Frate e Gregorio De Falco), i tabacciani di Centro Democratico-Italiani in Europa sono due (Gloria Vizzini come detto appena arrivata, e Elisa Siragusa, eletta all’Estero nella circoscrizione Europa), la Lega quattro (tutti senatori: Francesco Urraro, Ugo Grassi, Stefano Lucidi e Alessandra Riccardi), il Pd tre (i deputati Santi Cappellani, Paolo Lattanzio e Michele Nitti), una deputata è andata con Maurizio Lupi e Giovanni Toti, che pure ne aveva già avuti un paio fra i suoi, in Noi con l’Italia-Cambiamo! (Veronica Giannone), tre hanno scelto l’ex partito di Angelino Alfano Alternativa Popolare-Popolo Protagonista (Gianluca Rospi e Fabiola Bologna alla Camera e la senatrice Tiziana Drago a cui però il nome del nuovo partito non è stato ancora concesso dalla presidenza di Palazzo Madama) e tre con gli italiani all’estero del MAIE, il Movimento Associativo Italiani all’estero, l’unico partito ad aver votato sempre la fiducia sia al governo giallorosso che a quello gialloverde, insieme al MoVimento ovviamente (Andrea Cecconi e Antonio Tasso alla Camera e, come detto, Saverio De Bonis, per l’appunto freschissimo arrivo al Senato).
E infine ci sono i Misti-Misti, “non iscritti ad alcuna componente”, che a Palazzo Madama sono Maurizio Buccarella, Carlo Martelli, Elena Fattori, Gianluigi Paragone (il cui partito Italexit non ha i requisiti per avere il nome sugli atti parlamentari), Luigi Di Marzio, Lello Ciampolillo, Mario Michele Giarrusso e Marinella Pacifico. E alla Camera: Sara Cunial, l’ex ministro della Pubblica istruzione, della Ricerca e dell’Università Lorenzo Fioramonti, Massimiliano De Toma, Rachele Silvestri, Nadia Aprile, Raffaele Trano, Antonio Zennaro, Rosalba De Giorgi, Nicola Acunzo, Alessandra Ermellino, Piera Aiello, Marco Rizzone, Paolo Nicolò Romano, Fabio Berardini, Silvia Benedetti, Carlo Ugo De Girolamo, Mara Lapia e Antonio Lombardo. Loro non sono in nessun posto. Ma gli ex pentastellati sono ovunque.