La partita nazionale della Liguria, tra colpi di scena e seggi spostati. Parla anche Salvini
Il campione del Centrosinistra, Orlando, contro Bucci, scelto dalla destra per affrontare quella che sembrava una campagna impossibile dopo lo scandalo Toti

Il comunicato su carta intestata dell’ufficio stampa di Regione Liguria guidato da Patrizia Cavanna arriva alle 19,02 di ieri, il sabato sera prima delle elezioni, quasi in extremis per dire che “le operazioni elettorali si svolgeranno regolarmente”.
Recita il testo più asettico e istituzionale, ma anche più importante della campagna elettorale: “Si è tenuto oggi un incontro tra le quattro Prefetture liguri, l’Ufficio elettorale della Regione Liguria, Arpal e Protezione civile regionale per definire i provvedimenti legati alle elezioni regionali di domenica 27 e lunedì 28 ottobre, in relazione all’ondata di maltempo che sta colpendo la Liguria in queste ore. È confermato che le operazioni elettorali si svolgeranno regolarmente. I seggi si sono costituiti regolarmente nella giornata di oggi su tutto il territorio ligure. Prefetture e Comuni, sui relativi territori di riferimento, proseguono a vigilare e monitorare costantemente lo sviluppo della situazione in collaborazione con Regione Liguria, Protezione civile e Arpal, per garantire lo svolgimento in sicurezza delle operazioni di voto. In alcuni Comuni si è scelto di spostare seggi situati in zone esposte a rischi”. E quindi in provincia di Savona, a Borgio Verezzi, Quiliano, Spotorno e Vado Ligure, alcuni seggi sono stati letteralmente spostati, così come c’è un piano d’emergenza per altre zone.
Una campagna ricca di colpi di scena
Ed è quasi una metafora, un riassunto, un abstract, di una campagna elettorale che, come abbiamo raccontato qui su TiscaliNews, è stata contrassegnata da una serie di colpi di scena e di ribaltamenti di previsioni oltre la modica quantità. Tanto che, ancor oggi, è impossibile pronosticare un vincitore certo per domani sera fra i nove candidati e ovviamente fra i due principali, l’ex ministro quattro volte (e avrebbero potuto essere quasi cinque se non avesse rinunciato lui) Andrea Orlando, campione del centrosinistra, e il sindaco di Genova Marco Bucci, scelto in extremis dal centrodestra per affrontare quella che sembrava una campagna elettorale impossibile dopo l’inchiesta sulla Regione e il conseguente patteggiamento di Giovanni Toti.
Non si elegge solo il presidente della Regione Liguria, dopo le dimissioni di Toti che hanno portato al voto anticipato, ma queste elezioni avranno una forte valenza nazionale. Qui sono naufragati due governi a causa dell’esito delle regionali: il secondo di Massimo D’Alema, il primo premier che veniva dal Partito comunista italiano, e l’esecutivo di Matteo Renzi, il primo che provava a superare, davvero, da sinistra, le idee del Partito comunista italiano.
E non pare un caso se una delle protagoniste di quella seconda storia, nel 2015 sia stata la candidata del centrosinistra “ufficiale” Raffaella Paita, coordinatrice nazionale di Italia Viva, oggi sostanzialmente “espulsa” dalle liste di sinistra che appoggiano Orlando, nonostante Matteo Renzi avesse dato la sua disponibilità a rientrare nel centrosinistra, accettando tutte le condizioni che venivano poste quotidianamente. Ogni giorno una in più.
Che succede ora?
Bella domanda. L’ultimo sondaggio ufficiale è stato quello pubblicato dal Corriere della sera e realizzato da Nando Pagnoncelli e da Ipsos, che spiegava come Bucci avesse tre punti di vantaggio, dopo essere stato in svantaggio anche di otto, ma questo non permetteva ancora di assegnare già la vittoria al sindaco di Genova. Da quel momento in poi, i sondaggi sono stati vietati, se si fa un qualsiasi giro per strada ci si accorge che la popolarità di Bucci è sempre fortissima, poi i sondaggi, che non girano per strada, raccontano di un sostanziale equilibrio fra i due. Le previsioni parlano anche della possibilità di un fortissimo voto disgiunto, in generale a favore di Bucci, soprattutto nei quartieri più popolari, ma ovviamente va tutto verificato.
Così come abbiamo scritto in questi mesi, alla fine ad essere decisiva sarà l’affluenza ai seggi e vincerà chi riuscirà a portare più persone fra i suoi alle urne.
Poi, certo, la partita è anche nazionale e per rendersene conto bastava vedere le manifestazioni di chiusura della campagna elettorale l’altro giorno: da un lato, quello del centrodestra, i Magazzini del Cotone al Porto Antico per festeggiare i due anni del governo Meloni, con la stessa Giorgia, i due vicepremier Tajani e Salvini, e tutti gli altri leader e leaderini della coalizione: come sempre Stefano Bandecchi per Alternativa Popolare, e poi Maurizio Lupi di Noi Moderati e Antonio De Poli per l’Udc, in una sala con uno stile assolutamente berlusconiano anni Novanta. E solo due giorni prima i cinque ministri del Carroccio avevano festeggiato sempre con Bucci: Matteo Salvini, Alessandra Locatelli, Roberto Calderoli, Giancarlo Giorgetti e Giuseppe Valditara. Oltre ovviamente al viceministro delle Infrastrutture e Trasporti Edoardo Rixi, che di Bucci è stato un po’ il king maker.
Mentre, a poche centinaia di metri di distanza, al Politeama Genovese, sala scelta perché su Genova pioveva e quindi l’idea del comizio finale a piazza Matteotti è sfumata, a sostenere Orlando c’erano Elly Schlein, Giuseppe Conte, Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni. Con il collegamento da remoto di Carlo Calenda, che comunque ha mandato Elena Bonetti sul palco di Orlando. E anche in questo caso l’iconografia era perfetta per un salto all’indietro, in questo caso al partito, la Ditta, pre-caduta del Muro, Con la scena di una sorta di Politburo ad affiancare tutti i leader e leaderini.
Insomma, la partita è anche nazionale, assolutamente nazionale.
Qualcuno si è spinto ad evocare le possibili dimissioni di Elly Schlein in caso di sconfitta di Orlando, ancperché è stata lei a sottostare ai diktat di Conte contro i candidati di Italia Viva (i candidati nemmeno le liste!) che ha schiacciato a sinistra la coalizione, anche perché a Genova gli uomini di Azione non possono in alcun modo rappresentare i moderati come li intende Calenda e sono esponenti storici del Pd.
E, oggettivamente, soprattutto se un’eventuale sconfitta in Umbria dove la governatrice uscente Donatella Tesei, leghista, parrebbe ribaltare i sondaggi dopo l’ingresso in coalizione del sindaco di Terni Stefano Bandecchi e della sua Alternativa Popolare.
Proprio Bandecchi è stato protagonista della campagna elettorale ligure insieme a un instancabile Marco Bucci e alla Lega, che è sempre stata in prima linea. Mentre, per gli altri partiti, hanno tirato in molti casi solo i candidati, più che le strutture.
Ci ha spiegato Matteo Salvini a Tgn Today, dove l’abbiamo intervistato con il direttore di Telenord Matteo Cantile e insieme a lui a Carlotta Nicoletti, Stefano Rissetto e Maurizio Michieli: “Avete notato come le testate nazionali abbiano parlato poco delle elezioni liguri? E’ un modo per parlarne poco anche quando vinceremo”.
La controprova fra poche ore.