I paperoni della Rai salvati dal taglio stipendi e il crollo di ascolti. E Semprini continua a fare flop
Il tetto di 240 mila euro alle retribuzioni dei dirigenti Rai non verrà applicato a tutti. Ma in Rai tiene banco ancora il fallimento di "Politics"

Ricordate come dicevano gli antichi a proposito del nostro Paese? In Italia, fatta la legge, trovato l'inganno. Tutto per sostenere che il codice offre mille modi di aggirare le regole che - per puro senso civico - dovrebbero essere uguali per tutti i cittadini. Già ci si rallegrava per la scelta del premier Matteo Renzi di porre un tetto di 240 mila euro alle retribuzioni dei dirigenti Rai quando è arrivata puntuale la versione "ammorbidita" del diktat rigorista del segretario Pd.
Dunque, come annunciato dal presidente Monica Maggioni in Commissione di vigilanza il regolamento sul limite a 240 mila euro è stato approvato all'unanimità dal consiglio di amministrazione della Rai. Ma non nella versione integrale, nell'ipotesi cosiddetta 'apribile' cioè con le dovute eccezioni di merito. La presidente Maggioni ha spiegato così la natura del provvedimento: "Con il regolamento sugli stipendi la Rai stabilisce che c'è un modo per cui il limite può essere applicato, garantendo il futuro dell'azienda. Dire però che non si possa mai avere un manager con uno stipendio sopra i 240 mila euro è molto pericoloso".
Pericoloso per chi, ci chiediamo noi? Non certo per i contribuenti ma forse per i Paperoni di viale Mazzini che ai loro ricchi compensi non rinunciano tanto facilmente. Ecco allora che Maggioni, nella sua infinita ars di mediazione ha individuato una soluzione "virtuosa". Virtuosa ovviamente per quelle poche figure apicali che percepiranno - a dispetto del tetto - uno stipendio assolutamente in linea con i parametri di mercato. Il tutto però "in modo variabile e per un tempo determinato".
Nell'attesa di sapere con certezza - magari mettendo on line la sua busta paga - se il direttore generale, Antonio Campo Dall'Orto rinuncerà ai 360 mila euro di emolumenti (oggi guadagna 600mila euro annui), il top manager veneto ha espresso la sua soddisfazione. "Ci siamo incamminati su una strada sostenibile, più attenta rispetto al passato", ha detto. Certo, se poi un giorno il Parlamento dovesse approvare un tetto assoluto, privo di eccezioni, "è ovvio che ci adegueremo alle indicazioni di legge".
Chi sono intanto i fortunati super manager ovvero i Paperoni o i papaveri di viale Mazzini per i quali non si applica il tetto che la Rai ha appena imposto a se stessa? Il dg ha spiegato che il documento di autoregolamentazione distingue tra ruoli editoriali, «sui quali la Rai decide sostanzialmente le condizioni di mercato», e "ruoli corporate", di governo societario. L'obiettivo è "posizionarsi sotto il 20% del valore di mercato, con un tetto alla parte fissa delle retribuzioni di 240 mila euro più una parte variabile". Allora cominciamo a prendere nota. Fra chi supera il tetto c'è il Direttore del tg 1 Mario Orfeo, grande professionista che è entrato con il centro destra facendosi riconfermare dal Pd, ottimo carattere e rapporti di ferro trasversali (da Gigi Bisignani a Maria Elena Boschi passando per Paolo Romani). Per i contratti a tempo determinato fino a 3 anni è previsto un aumento del tetto del 30%. E gli altri? Per quanto riguarda le figure corporate, sono state identificate 10 posizioni che possono avere un'indennità di funzione fissa di 50 mila euro oltre al normale stipendio. Tra queste il direttore generale ha citato lo Chief financial officer (Raffaele Agrusti), lo Chief technology officer (Valerio Zingarelli), l'amministratore delegato di Rai Pubblicità (Fabrizio Piscopo), il direttore delle Risorse umane (Paolo Galletti), il direttore della comunicazione Parapini e il capo degli affari legali Cotone.
Retribuzioni a parte, in Rai tiene banco ancora il flop di Politics che anche martedì è rimasto sotto il 3 per cento contro il quasi 7 di Giovanni Floris su La 7. Al capezzale del programma di Gianluca Semprini è arrivato il nuovo potente Rai Gregorio Paolini mentre i segnali che giungono da Campo frenano - a sorpresa - sulla ipotesi di una chiusura anticipata dalla trasmissione. Dinamica la direzione di Rai due che sta per mettere in pista La ex "Iena" Enrico Lucci pronto a debuttare con il programma Nemo. Oltre il successo di Pechino Express (Magnolia) che con l'arrivo di Ilaria Dallatana ex socia di Giorgio Gori proprio in quella casa di produzione, ha conquistato anche una striscia quotidiana sulla Rai 4 di un altro amico del giro del sindaco di Bergamo ossia Angelo Teodoli - il day time della seconda rete non si schioda dal 6/7 nella pomeridiana con il programma Endemol Detto, fatto. Malgrado la bravura innegabile della conduttrice Caterina Balivo che negli anni di Festa italiana su Rai uno era regina di share, gli ascolti non superano quando va bene il milione di teste che per due ore e mezzo di programma (con i costi di una produzione con i fiocchi come quella Endemol) non basta.
Leggermente in discesa in questa edizione anche I fatti vostri di Michele Guardi dove le migliori performance le segnano le rubriche della brava Adriana Volpe. E non sembra convincere neppure la nuova coppia di Mezzogiorno in famiglia formata da Massimiliano Ossini e dall'ex miss Italia stimatissima da Antonio Marano, Manila Nazzaro alla sua prima esperienza di conduzione al giro di boa dei "quasi" 40 anni. La verità - sostiene un consigliere interpellato da Tiscali.it che chiede di restare anonimo - è che tutti i volti in onda sono di artisti scelti da Fabrizio Del Noce. I nomi? La Balivo, Eleonora Daniele lo stesso Ossini Elisa Isoardi e Marco Liorni molto sostenuto in passato dall'ex consigliere di Forza Italia Antonio Verro. Dove sarà e quando sarà visibile il nuovo palinsesto di Campo che dovrebbe essere lo storytelling dell'epoca renziana? O va bene così che la Rai sopravviva mentre il Biscione fa l'en plein di ascolti e pubblicità?