Draghi, Mattarella e papa Francesco, il tridente del sistema Italia, modello e motore del G20

Ma sono ancora lontane le soluzioni sul clima, sulla crisi della logistica e sul costo dell’energia per cui gli sherpa sono al lavoro per “concordare i prezzi”.  Accordo chiuso tra i Venti solo sui vaccini.  Biden a Francesco: “Sei un guerriero di pace”. E a Draghi: “Lavoro straordinario in difesa della democrazia” 

Draghi, Mattarella e papa Francesco, il tridente del sistema Italia, modello e motore del G20
Il Papa con Mattarella (Ansa)

Soluzioni al momento poche (su clima e energia). Buone intenzioni tante (per i vaccini, contro la pandemia). Qualche tensione, tra Macron e Johnson, giusto per fare uno dei tanti  esempi. Due assenze pesanti, Putin e Xi Jinping che nel contesto del vertice del Club Grandi della terra è come dire che manca un braccio e una gamba. Un protagonista indiscusso, anche se non ufficialmente invitato, non solo del G20 ma anche della Cop 26, il vertice sul clima che aprirà lunedì a Glasgow: Papa Francesco. Elogi condivisi per i due padroni di casa, il premier Mario Draghi e il Presidente Mattarella e il “modello Italia” nell’affrontare e gestire la pandemia. Le strette di mano, la mano sul cuore tra il presidente Usa Joe Biden, Papa Francesco e il presidente Mattarella sono immagini rassicuranti che servono in momenti complicati.

Fotogrammi sparsi di questa prima giornata di G20 che inizia tecnicamente oggi (alla Nuvola all’Eur) ma in realtà è iniziato ieri con un intreccio vorticoso di incontri e bilaterali tra Santa Sede, palazzo Chigi e Quirinale. Il fascino di Roma, per quanto blindata e vorticosa, come prima della pandemia. Se c’è una data in cui fissare il ritorno alla normalità, per quanto caotica, della Capitale, quella data è oggi.  

La moneta del figlio al “guerriero” Francesco 

La giornata di Biden, secondo presidente Usa cattolico dopo Kennedy, è iniziata con un incontro con papa Francesco, definito, dopo un'ora e un quarto di colloquio, “il più grande combattente per la pace mai conosciuto”. Un colloquio caratterizzato da “vero feeling”, come ha sottolineato il comunicato ufficiale della Casa Bianca, e dall'assicurazione che Biden potrà continuare a ricevere la comunione, nonostante le sue posizioni sulla libertà di scelta sull’aborto. Polemica a distanza con la Chiesa americana e i suoi vescovi che invece vorrebbero il contrario.

 I 75 minuti di colloquio, ben oltre i 30 stabiliti dal rigido protocollo (un ritardo che ha fatto impazzire organizzatori e sistema di sicurezza) e senza precedenti nella storia delle diplomazia vaticana, dicono tutto sull’intesa tra il Presidente Usa e Il Capo della Chiesa Cattolica.

C’è poco da fare: la geopolitica del mondo e la soluzione delle principali crisi, da quella climatica a quella sanitaria, dai migranti ai conflitti sparsi nel pianeta, dalla povertà alla garanzia di diritti e dignità a tutti, vede nel Capo della Chiesa cattolica un punto di riferimento dal quale non si può prescindere.

Il Pontefice non nasconde la simpatia per questo Presidente americano dopo gli anni di Donald Trump dal quale era distante su tutto, dai migranti al nazionalismo, dall'attenzione ai poveri all'uso della religione per fini politici. Nel lungo incontro ci sono stati sorrisi, momenti di commozione e anche battute scherzose. Il Presidente Usa gli ha donato una “moneta del comando” perchè “Lei è il più grande combattente per la pace che abbia mai conosciuto”. La moneta ha su un lato il sigillo del Delaware, lo stato di cui Beau Biden, il primogenito morto di cancro a 49 anni, era stato procuratore. “Mio figlio avrebbe voluto che lei avesse questa moneta” ha detto Biden. Poi la battuta per stemperare la commozione: “La tradizione vuole che se al nostro prossimo incontro non l'avrà, dovrà pagare da bere”. Ecco perchè gli irlandesi “hanno portato wiskey” ha scherzato Francesco. Battute anche sulla rispettiva anagrafe perchè ciascuno ha l’età che sente di avere.  “Io 60 e lei 65” è la proposta di Biden. Una ventina d’anni in meno per ciascuno. 

Palazzo Chigi e Quirinale, cuore della diplomazia internazionale 

Raramente palazzo Chigi e il Quirinale sono stati così centrali nei pesi e contrappesi delle diplomazie internazionali.  Un ruolo iniziato nove mesi fa quando Mattarella affidò a Draghi la guida del paese e consolidato in fretta sulla scena europea ed internazionale in questi mesi di lotta al virus, ripresa economica ma anche crisi di materie prime e crisi internazionali, dall’Afghanistan alle grandi migrazioni. Di progressivo congelamento del ruolo della Germania mentre la Francia è già presa dalle elezioni della prossima primavera.  

Joe Biden, sbarcato a Roma nella sua prima visita italiana da presidente Usa, ha aperto di fatto il lungo week end romano dei Grandi della Terra. Ha incontrato il capo dello Stato Sergio Mattarella e subito dopo il premier Mario Draghi a Palazzo Chigi. Con loro ha affrontato i temi più importanti del G20,  il riconoscimento dell'ottimo lavoro svolto sui vaccini, l'apertura sulla Difesa europea, progetto che sta particolarmente a cuore all'Italia, e l'asse su clima e ripresa. aprendo di fatto il lungo weekend romano dei grandi della Terra. 

Al premier, reduce dalla maratona sulla legge di bilancio, l’alleato americano ha riconosciuto il massimo apprezzamento per interventi messi in campo finora. “Hell of a job”, un lavoro infernale che è stato tradotto “lavoro straordinario”. Nella lotta alla pandemia e nell’agenda politica in generale. “Abbiamo bisogno di mostrare che le democrazie possono funzionare e che possiamo produrre un nuovo modello economico. Tu lo stai facendo” ha detto Biden a Draghi. Un’ora di colloquio in un clima di “grande sintonia” che ha sciolto di fatto le riserve su quel progetto di difesa europea che ha visto Draghi capofila a Bruxelles e convinto sostenitore del fatto che la Nato non ne uscirà indebolita. Concetto confermato nel comunicato di Palazzo Chigi: è stata riaffermata “la solidità del legame transatlantico e l'utilità dello sviluppo della difesa europea anche per la sicurezza transatlantica, in un rapporto di complementarietà”. Misure che evidentemente il presidente Usa legge anche in chiave di sicurezza nei confronti del pericoloso espandersi di Pechino, spesso facilitato da debolezze e spaccature a Bruxelles. Un'Ue coesa, per Biden, è anche nell'interesse dell'America.

Entrambi i leader hanno riconosciuto “il successo storico di una minimum tax globale, la costruzione della resilienza contro le future pandemie e l'impegno a decarbonizzare rapidamente la produzione elettricità” recita la nota finale della Casa Bianca. In cui Biden ha ringraziato Draghi “per tutto ciò che l'Italia ha fatto per sostenere il popolo afgano, anche convocando una sessione straordinaria del G20 per affrontare le iniziative contro il terrorismo e gli aiuti umanitari, e ospitando temporaneamente nello scorso agosto oltre 4mila afgani diretti verso gli Stati Uniti”. Il riferimento all’Afghanistan suona un po’ amaro. Ma tant’è. 

“America is back”

Tra Francesco e Draghi, Biden è salito al Quirinale con l’incontro con il Presidente Mattarella. E’ il primo incontro  ufficiale tra i due presidenti perchè nel 2016, quando  il Capo dello Stato andò in visita ufficiale alla Casa Bianca, Biden era vice di Obama. Biden ha garantito che gli Stati Uniti condividono "la necessità di vaccinare i paesi più fragili senza distinguere tra alleati e no”. Si tratta di uno dei pochi dossier già finiti nella bozza del vertice, sui quali c'è l'accordo tra i 20: vaccinare almeno il 40% della popolazione mondiale entro il 2021 e il 70% entro metà 2022. Sul tavolo anche la proposta (di Biden) di “sospendere temporaneamente i diritti sui brevetti dei vaccini”. La collaborazione internazionale che si è creata contro il Covid deve essere “un’esperienza di cui fare tesoro”.  Sul dossier clima, Mattarella ha messo in evidenza come l’Africa sia il continente che più paga i cambiamenti climatici in termini di carestie e siccità, fattori climatici che poi spingono i fenomeni migratori che l’Italia è costretta ad affrontare dalla prima linea del Mediterraneo. Transizione ecologica (“grandi opportunità e posti di lavoro” secondo Biden) e rapporti con la Ue gli altri due dossier sul tavolo. “L’America è tornata” ha assicurato il presidente Biden. Significa che accanto all’alleanza atlantica, perno della politica Usa, ci sono i rapporti con la Ue.  

Ancora nulla di fatto sul clima

Diciamo che le buone notizie finiscono qua. Oltre al fatto che il presidente Macron è convinto che sarà trovato l’accordo sull’approvvigionamento e i prezzi di gas e altri fonti energetiche.  Il nodo del clima è il più difficile da sciogliere, proprio per le resistenze di Pechino ma non solo. Draghi ha ringraziato Biden per l'appoggio e la determinazione a portare a casa un cospicuo pacchetto sul clima, benché dimezzato dai compromessi interni. Ma l'alleanza con gli Usa, che restano comunque tra i principali inquinatori, in questo caso non basta. La Cina non ne vuole sapere ad eliminare il carbone entro il 2050 e la dead line per le emissioni zero resta il 2060. Seguita anche dall'India, terzo inquinatore mondiale che non vuole mettere una data nero su bianco e, soprattutto, chiede più risorse finanziare per accompagnare la politica green. Non e' un caso che prima dell'avvio dei lavori alla nuvola di Fuksas Draghi abbia ricevuto a Palazzo Chigi anche il premier indiano Narendra Modi. Un'ora di colloquio per cercare di trovare un compromesso tra fondi e interventi. Coesione e clima del resto hanno occupato buona parte del colloquio con Biden. Temi che, come ha sottolineato il premier, per 15 anni sembrano essere stati dimenticati dalle economie occidentali. Ma “se lavoriamo bene - è stata la risposta di Biden - questa crisi può diventare occasione”.

In vista di Glasgow

Un accordo al G20 sui gas serra sarebbe il miglior viatico in vista della conferenza sul clima in programma a Glasgow da domenica. Tutti e 20 i Paesi si vogliono impegnare per contenere il surriscaldamento del pianeta sotto la soglia di 1,5 gradi. Il problema è come arrivarci. La contrapposizione è tra le grandi economie occidentali (Usa e Ue spendono 25 miliardi l'anno per la transizione ecologica) e i cosiddetti Paesi emergenti, come Cina, India e Russia e Arabia Saudita che si nutrono quasi esclusivamente di combustili fossili. Il premier britannico Boris Johnson ha riferito, in proposito,  di un colloquio telefonico avuto ieri prima di arrivare a Roma con il presidente Xi Jinping: il raggiungimento del picco delle emissioni e della neutralità carbonica comporteranno un “ampio e profondo cambiamento economico e sociale” che sarà fatto “passo dopo passo”, con gradualità. Il carbone che la Cina continua a estrarre dalle sue miniere, in quantità crescenti, è ancora considerato vitale per la propria economia, soprattutto in questa fase di crisi energetica globale. Lo stesso vale per la Russia con i suoi giacimenti di gas. Significativa la mancata partecipazione  a Roma in presenza di Xi e Vladimir Putin (interverranno in video). Anche l'India, il terzo paese inquinatore al mondo, punta il dito sulle emissioni degli occidentali. 

Il possibile compromesso

Un compromesso a cui gli sherpa stanno lavorando in queste ore è che i leader del G20 si impegnino ad “eliminare gradualmente e razionalizzare”i sussidi ai combustibili fossili entro il 2025 ed evitare di costruire nuove centrali a carbone. Ma “tenendo conto delle circostanze nazionali”. Quindi, di fatto, si continuerà a proseguire in ordine sparso. E questo armerà le proteste a Glasgow. Da domenica sera. Quando il G20 chiuderà i battenti nella Capitale.